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 2014  gennaio 25 Sabato calendario

SULL’UCRAINA IN RIVOLTA SI RIAFFACCIA IL RISCHIO SECESSIONE


La decisione del presidente Viktor Yanukovich di far varare dal Parlamento rigide misure contro la libertà di espressione si è rivelata un boomerang. In una Kiev che potrebbe riesplodere in qualsiasi momento, ieri Yanukovich ha annunciato che la legge sarà rivista, che gli arrestati saranno quasi tutti liberati e che ci sarà un rimpasto di governo. In attesa di vedere martedì prossimo se le cose andranno veramente così e se le misure saranno ritenute soddisfacenti dall’opposizione, l’attenzione è tutta puntata su quello che il premier polacco Donald Tusk ha definito il «rischio concreto di una secessione» dell’Ucraina. I segnali ci sono tutti e preoccupano seriamente la comunità internazionale che tarda a impegnarsi in una attiva opera di mediazione e comunque ieri, per scongiurare che la parte occidentale del Paese, filoeuropea, e quella orientale che guarda a Mosca si separino in un bagno di sangue, Roma, Parigi e Berlino hanno convocato gli ambasciatori ucraini per manifestare loro tutta l’allarme dell’Ue. Mentre nella capitale i dimostranti hanno occupato il ministero dell’Agricoltura, a ovest migliaia di persone hanno preso d’assalto e ora controllano gli uffici dei governatori in numerose importanti città. A Leopoli, dove il partito del presidente si è pure dissociato dalla direzione nazionale. A Rivne, Ternopil, Khmelnitski, Tchernivtsi, Ivano-Frankivsk. Fatti assai seri che si sommano alle violenze di questi giorni senza precedenti nella storia recente del Paese. In passato, a cominciare dalla rivoluzione arancione del 2004, il confronto era sempre stato pacifico, anche se aspro. Dimostranti con pistole in mano e che fanno ricorso a catapulte e tentano di bruciare vivi i poliziotti non si erano mai visti.