Goffredo Buccini, Corriere della Sera 25/1/2014, 25 gennaio 2014
IL BOSS CHE IN CARCERE RACCONTÒ AI COMPAGNI L’AMORE CON LA DELLERA
La pupa e il boss, variante pulp della Bella e la Bestia, è archetipo che funziona sempre: nella sceneggiata napoletana e nei tribunali. Dunque ecco che dalle carte della nuova Pizza Connection, dov’è narrato lo sbarco camorrista nella Capitale, spuntano una bellona storica che ha fatto sognare almeno due generazioni di maschietti e uno storico Malamente , incubo di almeno quattro generazioni di guaglioni e povere vittime.
Lei è Francesca Dellera, che Tullio Kezich descriveva con metafora verista: una fisicità parlante ; lui, Edoardo Contini, alias O’ Romano , camorra imprenditrice. Un pentito controverso come O’ Nasone Giuseppe Misso sostiene che il padrino gli rivelò in cella la sua storia rovente con la morbida ninfa del Capriccio di Tinto Brass. «Era l’anno dei Mondiali», mette a verbale O’ Nasone , parafrasando Venditti: quelli di Italia ‘90.
Lei ha trascorso l’ultimo lustro a rendersi quasi invisibile — tra il rifugio di Parigi e quello dei Parioli — forse inseguita davvero troppo da quella sua fisicità. Dunque dev’essere un bell’incubo sentirsi risucchiare in quest’universo di soprannomi grotteschi, cuori tatuati e scannapecore accolti nella Roma mondana per qualche tiro di coca. Vera o falsa che sia, si tratta di smargiassata camorristico-sessuale: gomitate bavose davanti a un poster dietro le sbarre, «chella è a’ femmena mia », par di vederli; e Francesca è vittima di qualche rigo di verbale di troppo come qualsiasi donna può essere vittima dell’indiscrezione d’un uomo stolto. Anni fa, raccontò a Cesare Lanza: «Forse per una suggestione infantile, mi piace l’uomo gangster, da cui bisognerebbe stare alla larga». Nel mondo occhiuto delle scartoffie di Procura, questa parrebbe persino una confessione stragiudiziale. Nel mondo normale, la sua liaison dangereuse dovrebbe essere ascritta alla sempre vasta categoria del chi-se-ne-frega. Non fosse che, paradossalmente, la cronaca nera qui acciuffa la cronaca rosa, e la diva invisibile si trova sovraesposta: luci della ribalta a sua insaputa. Diceva di lei uno dei suoi mentori, Marco Ferreri, che non aveva il problema di ottenere le cose, «ma di volerle dopo averle ottenute». E infatti sappiamo che la felicità non sta nell’avere ciò che si desidera ma nel desiderare ciò che si ha. Chissà se Francesca ha desiderato tutto quello che ha avuto, dalla natia Latina a salire e scendere per curve e dossi di quell’accento pontino che un po’ l’ha punita a dispetto del corpo sontuoso, costringendola a qualche doppiaggio. Chissà quanto c’è di contrappasso nel ritrovarsi O’ Romano tra i flirt attribuiti dopo Emanuele Filiberto, Christopher Lambert, Yannick Noah e John Bryan, il playboy texano noto per aver baciato nientemeno che l’alluce a Sarah Ferguson. I siti di gossip l’hanno addirittura inserita tra i «dieci rospi» che dovette ingoiare Veronica. Pettegolezzo che troverebbe appoggio su una voce dal sen (!) fuggita a Tinto Brass: «Berlusconi si invaghì della Dellera quando vide una sua foto sul set del mio film, Capriccio . Un giorno le mandò un visone tutto bianco e Francesca chiese consiglio a mia moglie: “Che devo fare?”. Mia moglie rispose: “Prendilo, cara, prendilo”. E lei lo prese».
Era il 1987, e quello fu il suo esordio: pescata in discoteca, lei raccontò d’aver dato persino qualche buca al maestro, pigra, svogliata e irresistibile come solo una ninfa popolana sa essere. Se non sono tutte bubbole, la relazione con O’ Romano sarebbe più o meno di quegli anni, e dunque l’ignaro Cavaliere avrebbe di nuovo sfiorato un intreccio di fili ad alta tensione erotico-giudiziaria, per la gioia di procuratori comunisti e sceneggiatori. Mito? Realtà? Lei rispose così a chi le chiedeva della relazione «con un uomo molto importante»: «Non ne parlo, la mia vita è altro». Cha peau . Come Jessica Rabbit, che impersonò per spot, la disegnano maliarda. In realtà dice cose di buonsenso che mal s’attagliano al cliché: «Preferisco farmi ricordare attraverso la pubblicità piuttosto che fare la televisione, che detesto... mai mi lascerei avvilire da un ruolo di soubrette, io sono un’attrice». La Lollo, sul set della nuova Ciociara , le ammollò per gelosia ceffoni dolorosi, «uso il metodo verità». Lei reagì con una spettacolare sberla figurata: «Doveva fare la madre, ma voleva ancora fare la figlia...». Quando lo scorso novembre la sorprendono a far shopping a Milano, è sparita già da un pezzo. Sicché i paparazzi si fanno sotto, curiosi e ribaldi. È ancora bella, ma il tempo ha forse reso un po’ afona la fisicità parlante. Francesca apre un ombrello e si ripara: dai flash, dagli sguardi morbosi, da quei maschietti di cui O’ Romano e O’ Nasone sono infine caricature nere, deformi ma rivelatrici come in uno specchio di luna park.