Leonetta Bentivoglio, la Repubblica 25/1/2014, 25 gennaio 2014
IO NON BALLO DA SOLA AL MIO FIANCO C’È UN ANGELO
[Eleonora Abbagnato]
Angeli si nasce o si diventa? C’è chi possiede per natura una predisposizione somatica e chi decide di coltivare un’indole mettendosi a volare sulle punte. Appartiene ad entrambe le categorie Eleonora Abbagnato, ballerina palermitana di fiabesco successo, angelicamente operativa col grado di étoile nella compagnia dell’Opéra di Parigi. Forse per questo vive immersa tra gli angeli, che per lei sono amici, protettori, sapienti fantasmini, sguardi gentili che le si piantano addosso e l’accompagnano nei sogni. «Ne ho sempre collezionati tanti fino ad averne una miriade, un esercito. Sono di tutte le dimensioni, di ogni colore e con diverse funzioni, come il mio bellissimo angelo a forma di lampada. Svariati sono i materiali: ceramica, metallo, legno. Nella camera da letto della mia prima casa parigina ce n’era uno dipinto sul muro. Mi contemplava durante il sonno. M’ispirava».
Le piacciono specialmente i putti, racconta, «quelli col volto da bambini e il testone di capelli ricci. Mi ricordano i neonati. M’inteneriscono e mi rasserenano. Al punto che mi sono fatta fare da Tintin, il mago francese del tattoo, a Pigalle, un tatuaggio sulla schiena, verso il basso, che raffigura l’angioletto pensatore». Quando cominciò questo suo strano attaccamento? «Avevo diciassette anni e vidi su un libro la riproduzione di un putto di Michelangelo. Fu una specie di colpo di fulmine. Un incantesimo. Scelsi di averli sempre vicini». I fan conoscono la sua mania, e spesso gliene regalano qualcuno: «Soprattutto quando vado in Giappone, dove danzerò di nuovo a luglio tra Nagoya, Tokyo e Osaka, gli spettatori mi premiano con omaggi di angiolini di ogni foggia».
Non è tanto per dire o sviolinare, ma l’Abbagnato pare davvero un angelo. Quando scrisse la sua autobiografia (pubblicata nel 2009 da Rizzoli), volle intitolarla, consapevolmente, Un angelo sulle punte. In effetti, se ci s’immagina la fisicità di un angelo, eccolo incarnato in Eleonora. Per la figura lieve, sottile, palpitante; per la chioma botticelliana, una massa aurea; perché è facile fantasticare di vederla fluttuare da un momento all’altro in un fascio di luce. Niente santificazioni: è un’investitura estetica, una questione pittorica. Che magari contraddice la realtà, visto che Eleonora si autodefinisce «un angelo indiavolato». Si sa che spesso le apparenze ingannano: «Sì, ho un carattere forte, molta personalità, grande determinazione, un’attrazione per il rischio, uno spirito d’avventura che non so dove mi porta e mi ha fatto compiere scelte molto poco serafiche». Quali? «Da bambina non avevo paura di niente. Ero una furia. Mi lanciavo nella vita e nelle mie ambizioni senza starci a pensare. Avevo dodici anni quando lasciai Palermo per andare a Montecarlo a studiare nella scuola di danza classica della Bresobrasova. Vivevo in collegio, e alle mie compagne dicevo: “Non piangete quando siete al telefono con le mamme. Piangete dopo aver attaccato”. Io facevo così».
Nata (nel 1978) e cresciuta a Palermo, scoprì la danza a tre anni: «Mia madre, una genovese che aveva seguito mio padre in Sicilia per amore, aveva un negozio di abbigliamento in Via Umberto Giordano, e al primo piano dello stesso edificio c’era la scuola di danza di Marisa Benassai. M’innamorai di quell’arte, che per me divenne un’ossessione. A casa guardavo i video dei balletti di repertorio e ne imparavo a memoria certi movimenti, a scuola mi mettevo a ballare durante le interrogazioni. E alle mie Barbie, invece di coccolarle, tiravo le gambe per simulare esercizi e spaccate».
Dopo gli studi a Montecarlo, da adolescente, è in tournée fra Marsiglia e Parigi con La bella addormentata di Roland Petit, il suo primo scopritore, nel ruolo di Aurora da bambina, e in seguito viene ammessa come borsista all’“école de danse” dell’Opéra di Parigi. Da questo palcoscenico fastoso si è sviluppata la sua ascesa internazionale, scandita da trionfi in balletti classici e moderni creati dai massimi coreografi del mondo e da spettacolari Galà in cui Eleonora balla come star, circondata da alcuni prestigiosi colleghi (domani sarà all’Auditorium di Roma in una serata in cui danzerà al centro di un gruppo di stelle dell’Opéra di Parigi, e in primavera l’attende un importante tour in Francia).
Poi c’è l’Eleonora “altra”, che non disdegna affatto le escursioni in quegli ambiti anti-élitari e pop che ne hanno fatto un’icona soprattutto per i giovani: è stata attrice nel film Il 7 e l’8 di Ficarra e Picone, ha partecipato senza rimorsi allo show Ballando sotto le stelle, ha danzato in un videoclip di Vasco Rossi, si è affacciata alla conduzione di una puntata del Festival di Sanremo, è stata giudice in Amici di Maria De Filippi… In più si diletta con l’alta moda, è stata brillantemente in campo nelle riviste di gossip per le sue amicizie illustri, frequenta attori, musicisti e cantanti come Claudio Baglioni. Ben fornita di stuoli di angeli custodi («me li sento accanto veramente, e credo che per questo io sia stata sempre baciata dalla fortuna», Eleonora ha trovato il suo paradiso privato (così dichiara senza incertezze) nel calciatore Federico Balzaretti. Il calcio è un patrimonio familiare per l’Abbagnato: suo padre Elio è stato dirigente del Palermo negli anni Ottanta, suo zio Pietro Lo Monaco ha fatto il dirigente sportivo, il suo nonno materno è stato un calciatore della Sampierdarenese. Oggi, con il prestante calciatore della Roma, Eleonora vive tra Parigi, dove ha una nuova dimora vicino all’Arco di Trionfo, e una villa nei pressi di Ostia. Spazi adeguati a una famiglia allargata che comprende anche le due bambine di Balzaretti, Virginia e Ginevra, nate da un legame precedente del calciatore, e già instradate da Eleonora alla danza.