Gianluca Grossi, il Giornale 25/1/2014, 25 gennaio 2014
FRA DELFINI E PROCIONI LE «NUOVE» SPECIE GIÀ A RISCHIO ESTINZIONE
Uno studio condotto dal National Geographic asserisce che nel mondo esistono 8,7 milioni di specie. Ma se ne conoscono solo 1,2 milioni. Nonostante ciò, non passa anno senza che qualche scienziato si faccia avanti dicendo di avere scoperto una nuova forma vivente. Il più delle volte però si tratta di organismi che l’immaginario collettivo fa fatica ad apprezzare, essendo quasi sempre riconducibili a specie minuscole, talvolta appannaggio della microscopia. Eppure non mancano le sorprese: come la scoperta di animali a tutti gli effetti, di grossa taglia, che lasciano esterrefatti gli stessi studiosi. Un ultimo esempio risale a pochi giorni fa, con l’identificazione in Amazzonia di un delfino mai classificato prima d’ora, l’Araguaian Boto (Inia araguaiensis). È stato scoperto in uno dei maggiori fiumi del Sudamerica, l’Araguaia, lungo quasi 3mila chilometri. Era dalla fine della prima guerra mondiale che non si compiva un avvistamento del genere. Va, di fatto, tenuto presente che i delfini di fiume sono animali rarissimi, lontani cugini di quelli marini, ma altrettanto intelligenti. «È molto simile alle altre specie fluviali», dice Tomas Hrbek, della Federal University of Amazonas, «ma non c’è dubbio che si tratti di una specie a se stante, come dimostra l’analisi del Dna».Su Plos One ,dove è stata divulgata la notizia, si dice che l’animale si sarebbe separato geneticamente dalle specie affini circa due milioni di anni fa. L’Araguaian Boto è caratterizzato da un lungo becco che gli consente di cacciare abilmente le sue prede preferite, i pesci dei fondali melmosi dei fiumi, e dalla tipica forma affusolata del delfino che tutti conosciamo. In dodici settimane di appostamenti sono stati osservati centoventi esemplari, e le stime permettono di supporre che esistano complessivamente mille delfini appartenenti a questa nuova realtà tassonomica. Ma la specie potrebbe già essere a rischio di estinzione e da ricondursi, quindi, alla famosa Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura: «Abbiamo infatti appurato che la sua variabilità genetica (parametro che consente a una specie di sopravvivere senza problemi), è molto bassa», spiega Hrbek. «Peraltro il suo habitat è soggetto a una forte antropizzazione che a lungo andare può causargli seri problemi ». Sotto accusa anche i pescatori senza scrupoli, che sparano ai delfini per salvaguardare il proprio «bottino »ittico.Si vuole pertanto evitare che l’Araguaian Boto faccia la stessa fine del cugino asiatico, il baiji dello Yangtze. È il nome popolare della specie Lipotes vexillifer, dichiarata estinta nel 2006, anche se alcune fonti parlano di nuovi avvistamenti avvenuti nel 2007. Non manca anche la scoperta di mammiferi di grossa taglia che popolano la terraferma e che nessuno si aspetterebbe di trovare. È il caso dell’olinguito (Bassaricyon neblina), identificato per la prima volta nel 2013, fra le foreste della Colombia e dell’Ecuador, e scambiato a prima vista per un perfetto incrocio fra un gatto e un orsetto. È un mammifero onnivoro, che gli esperti dello Smithsonian di Washington hanno ricondotto alla famiglia dei procioni. Lungo fra i 30 e i 40 centimetri, pesa mediamente un chilogrammo. Dal 2000 a oggi sono state inoltre classificate cinque nuove specie di marsupiali, come il tricosuro canino, una specie di scoiattolo australiano; venticinque i nuovi primati e una trentina le nuove specie di pipistrello (compreso l’orecchione sardo individuato nel 2002). Infine non mancano le sorprese riguardanti gli animali che da sempre stimolano i nostri gusti, come l’elefante e il leopardo.
Fra i proboscidati è stata proposta la nuova classificazione per il piccolo elefante della foresta africana, non più Loxodonta africana, ma Loxodonta cyclotis. Mentre in Borneo, cuore del sud est asiatico, è stata dichiarata specie completamente a se stante il leopardo nebuloso, fino al 2006 considerato una sottospecie del cugino continentale.