Ivan Cimmarusti, Il Tempo 25/1/2014, 25 gennaio 2014
IL VERBALE DEL SUPREMO "IO SONO LA MONNEZZA"
«Io sono la monnezza», assicura con decisione Manlio Cerroni nel suo interrogatorio di garanzia del 15 maggio scorso. Cita il poeta Massimo Parini e versi latini sull’eloquenza di Cicerone, paragonata al suo essere tutt’uno con i rifiuti: «Io sono un monnezzaro», «faccio solo quello», dovevano «farmi vice commissario 007 con delega a operare». Il soprannome «Supremo» lo respinge: «Ho scritto anche al dottor Mario Marotta (dirigente regionale, ndr) una lettera commentando il discorso del “Supremo”», perché il suo nomignolo è «Lupo».
MA QUALE SUPREMO
È un fiume in piena, l’imprenditore arrestato il 9 gennaio scorso perché ritenuto essere l’ideatore e promotore di un’associazione per delinquere che avrebbe gestito un «sistema rifiuti» nella Regione Lazio. Davanti al sostituto procuratore Alberto Galanti e al gip Massimo Battistini, ha ricostruito tutti i passaggi salienti della sua vita. Da quando nel 1946 fu assunto in una piccola azienda di rifiuti con la mansione di fattorino e selezionatore manuale di immondizia, fino alla scalata di Malagrotta nel 1984 e ai rapporti con i socialisti di una volta e con i politici odierni, come gli ex sindaci Walter Veltroni, Francesco Rutelli e Gianni Alemanno, e gli ex governatori del Lazio, Piero Marrazzo (di cui afferma di essere «amico»), Esterino Montino (all’epoca facente funzioni) e Renata Polverini. Ma Cerroni cade anche sui reati ipotizzati dalla Procura: ammette che il Cdr (Combustibile derivato dai rifiuti) invece che essere destinato ai termovalorizzatori finiva in discarica e che alcuni comuni furono truffati.
CICERONE
Per far capire la considerazione che ha di sé, Cerroni davanti ai magistrati sfodera un aforisma latino su Cicerone: «Avute posteros Cicero non hominis nomen sed eloquentia habeatur» (la famosa citazione non è proprio esatta, ndr) per sottolineare come il grande oratore sta all’eloquenza come lui sta all’immondizia. «Io sono entrato in questo regno nel settembre del 1946, alla società Satur di Enrico Brandizzi, un imprenditore agricolo di Roma (...) Il mio strumento di lavoro era la bicicletta Volsit, che avevano lasciato l’8 settembre a Mentana i militari italiani».
IL PORTALETTERE
L’imprenditore disse: «Noi abbiamo bisogno di un portalettere, di uno che va dai concessionari di Roma a portare queste lettere». Così, «entro nel mondo dei rifiuti di Roma (...) io mi sono appassionato a questo lavoro, praticamente alla selezione che facevo anche io stesso, siccome si guadagnava bene in questo scarico, anche io ho selezionato». La svolta arriva nel 1960, con le Olimpiadi di Roma. La Satur si aggiudica il nuovo appalto per i rifiuti: «È stato realizzato il primo impianto, a Ponte Malnome, nel 1964 (…) tutto questo è stato in poco tempo una esplosione, per la prima volta questo problema dei rifiuti, che interessava tutto il mondo ha trovato questo esempio (…) al punto che l’Istituto Luce lo riprese». Racconta di aver ricevuto un elogio dal Conte del Merode, cugino del Re Baldovino del Belgio, a Roma nel ’69 per visitare gli impianti.
PSI E DISCARICHE
Dopo gli anni ’70 e i «socialisti al Comune» che si «prendono gli impianti, «arriva il momento delle discariche». «Entra Malagrotta il primo gennaio 1985, si costituisce il Colari, scrivo al sindaco Vetere che sarebbe stato bene che il Comune partecipasse. Disse: «No, no, per carità, non ne vogliamo sapere più niente». Il 30 settembre 2013 «Malagrotta chiude, abbiamo preparato la stele che credo che mureremo, in cui diciamo abbiamo servito Roma, per 30 anni notte e giorno, evitando emergenza, a costi particolarmente vantaggiosi (…) c’è stata un’economia di 2 miliardi».
REGINA ELISABETTA
Ad Alemanno dice «tu non sei un sindaco valido (…) ma non solo a lui l’ho detto anche a Rutelli, un giorno a Rutelli ho detto: «Ma che tu sei un sindaco pure tu, perché se fossi un sindaco capace, responsabile, cioè che avvertissi la responsabilità di questo, la mattina quando esco di casa dovrei trovare due autisti, uno davanti e uno dietro» perché se si «spegne questo (Cerroni stesso, ndr) si spegne Roma». Ad Alemanno «gli dico: “Guarda, adesso la Regina Elisabetta ha rinnovato tutte le carrozze, perché ha fatto il matrimonio di Kate... fattene mandare una, a Roma, ce la mandi a Malagrotta, me la mani…salgo io, Giovi, Rando e qualche altro tecnico e ci porti in Campidoglio per dirci solo grazie, a nome mio e a nome di Roma per quello che stiamo facendo"». Poi parla della visita di una delegazione di San Francisco con Alemanno: «Malagrotta non si visita», racconta Cerroni di aver detto all’ex sindaco. «Ma come no, la fai visitare a tutti», avrebbe detto il politico. «No – dice l’imprenditore – perché questa è la vergogna (Alemanno era contrario a Malagrotta, ndr), la facciamo visitare a tutti e tu sindaco non sei venuto a Malagrotta (…) allora lui (la delegazione di San Francisco, ndr) viene dopo che sei venuto tu». Conclude affermando che l’allora primo cittadino avrebbe detto: «Scusa Cerroni, non sapevo che alle porte di Roma avevamo questa gloria del mondo e io non c’ero stato». Inoltre riferisce sull’inceneritore a Santa Palomba, Veltroni disse: «No, chi lo porta questo in consiglio comunale, io c’ho Rifondazione, questi non mi daranno mai il consenso».
CHE DIFFERENZIATA!
Cerroni ammette: «Il Cdr finiva in discarica (…) assoluta necessità di provvedere allo smaltimento dei rifiuti». Afferma che lo smaltimento dei rifiuti speciali in discarica, destinati per legge ai termovalorizzatori, era compiuto perché Colleferro non aveva la potenza adatta. «Non c’erano altri impianti in Italia» e poi quelli all’estero «costavano 100, 150 euro» a tonnellata, mentre Colleferro «godeva dei benefici Cip (finanziamenti, ndr) ad un prezzo mi pare di 32, 35 euro».
TRUFFA AI COMUNI
Sulle prima afferma «non faccio il ragioniere», dicendo di non sapere di «sovrafatturazioni» ai comuni. Poi il pm legge un’affermazione di Bruno Landi, suo braccio destro: “Io lo sapevo e lo sapeva pure Rando (Francesco, amministratore di Malagrotta, ndr) che c’era questo problema che dovevamo ridare i soldi ai Comuni, tant’è vero che io consigliai di farlo, ma con un piano di rientro, piano piano, perché altrimenti andavamo in rovina». Così Cerroni cambia versione, dicendo che «Rando…in un conteggio mi pare uno o due comuni, ma per cifre piuttosto irrisorie». E tornando a com’era iniziato, chiosa: «Io sono la monnezza». E tutti voi non siete...
Ivan Cimmarusti