www.dailymail.co.uk 22/1/2014 (dagospia), 22 gennaio 2014
Se i vestiti potessero parlare direbbero: «Greed is Good!», che era il motto di Gordon Gekko nel film Wall Street
Se i vestiti potessero parlare direbbero: «Greed is Good!», che era il motto di Gordon Gekko nel film Wall Street. Bretelle, cravatte di seta, costosi mocassini, capelli ingellati: così abbigliati chiassosi gruppi di impiegati camminano per il centro di Londra. Gli uomini fumano e portano cellulari mattonella in stile fine anni ’80, le donne optano per pellicce, sciarpe sgargianti, o cravatte a strisce in omaggio a Jules Van Patten, la cocainomane ossessionata dai soldi che era interpretata da Demi Moore nel film St. Elmo’s Fire del 1985. La celebrazione della cultura della City londinese è avvenuta lunedì pomeriggio fuori dagli uffici di Spencer Ogden, ditta che opera nel settore del petrolio e del gas e che ha organizzato una proiezione privata di The Wolf of Wall Street per i suoi dipendenti. A circa 150 impiegati è stato chiesto di vestirsi bene e con gel. Il direttore della sezione sviluppo Simon Taylor ha descritto il dress code «divertente». Gli impiegati hanno visto il biopic di Scorsese su Jordan Belfort, il broker più dissoluto di tutti i tempi, corrotto, truffatore, tossicodipendente. Taylor ha dichiarato: «Il nostro business sta tutto nelle vendite e in fondo è quello che faceva Belfort. Quindi quando guardiamo il film non facciamo che vedere qualcuno che fa quello che facciamo noi ogni giorno. Tranne le parti illegali, naturalmente. Le tecniche di vendita che Belfort usava sono le stesse, così come il modo in cui insegnava al suo staff a chiudere un affare. Era un eccellente venditore, ecco perché ne siamo così affascinati». Nominato a cinque Oscar, il film racconta di come il Lupo abbia guadagnato milioni di dollari negli anni ’90 truffando i risparmiatori, per poi mangiarsi tutto in yacht, cocaina, prostitute e feste selvagge. Molti considerano The Wolf Of Wall Street un film di avvertimento, ammonitorio, ma non è questo il sentimento che prevale nella City. Le foto mostrano piuttosto che Belfort, interpretato da DiCaprio, stia diventando un eroe popolare. E’ così grande l’entusiasmo per la sua storia che i cinema di Londra hanno triplicato i prezzi per i noleggi privati delle sale. «Mai visto prima un simile livello di interesse» dice Will Swannell, amministratore delegato di Hire Space «C’è stata una valanga di prenotazioni. In genere le sale si affittano a 1.500 sterline, per questo film il prezzo è salito a 4.500». E i cinema sono quasi tutti esauriti. Ad aumentare l’interesse di questi yuppie per il film, è stata una mail virale della scorsa settimana in cui si notava che l’uscita di Wall Street (1987) e del sequel Money Never Sleeps (2010) ha coinciso con il crollo degli indici azionari. La Sunrise Brokers ha invitato i clienti all’esclusivo Electric Cinema di Notting Hill, la FTI ha affittato l’Odeon a Covent Gardenper per lo staff e i suoi clienti. Anche a Stoccolma, la banca scandinava Nordea, ha noleggiato un cinema da 140 posti. Molti invitati avranno riflettuto su quanto il loro lavoro imiti l’arte. Nell’ufficio di Belfort la dissolutezza non era incoraggiata ma obbligatoria. Scorsese mostra come il Lupo spendesse migliaia di dollari al mese per soddisfare il suo staff, per sniffare cocaina e crac, e come gli impiegati si dilettassero alla gara di tiro al nano. Alla Spencer Ogden, naturalmente questi comportamenti non sono tollerati. Al posto della moquette c’è erba sintetica, al soffitto ci sono appesi sacchi da pugile per scacciare via lo stress, e quando un impiegato chiude una vendita fa un giro trionfale sul piano in bicicletta. Chi vende bene per tre mesi consecutivi va a lavorare una settimana nella sede di Ibiza. «Siamo professionali, avremmo disapprovato chi si fosse presentato alla proiezione con la faccia sporca di cocaina. Lo avremmo licenziato. Non possiamo dire che Belfort per noi sia un eroe. Forse, però, è un anti-eroe».