Massimo Gaggi, Sette 24/1/2014, 24 gennaio 2014
PRODURRE IN CINA? ORA “VINCONO” GLI USA – [NORTH CAROLINA]
La Apple che riporta la produzione di uno dei suoi computer dall’Asia in territorio americano. Molte industrie meccaniche che rimpatriano parte della produzione che era stata trasferita in Messico o in Cina. Dall’auto all’elettronica, negli Usa sono molti i casi di inversione di rotta nell’outsourcing industriale. Un processo reso possibile dall’automazione delle fabbriche, dai bassi costi dell’energia, dal contenimento del costo del lavoro e dai vantaggi logistici insiti nel produrre in prossimità del mercato. Ma l’abbigliamento no: lì l’incidenza del costo del lavoro è massima mentre i vantaggi dell’automazione e dell’energia a basso costo contano poco. E invece tre anni fa Bayard Winthrop, un ex banchiere d’affari di 44 anni, ha deciso di scommettere proprio sull’abbigliamento sportivo. E oggi le felpe di American Giant vanno a ruba. La produzione delle sue tre fabbriche in North Carolina e di una quarta a Los Angeles non riesce a soddisfare tutta la domanda. L’incidenza del costo del lavoro sul prodotto rimane alta, ma l’azienda compensa col marketing diretto che salta il passaggio dei grossisti e riesce a vendere a prezzi più elevati: lo slogan “buy American”, compra americano, sta sfondando e la gente è disposta a pagare di più per un prodotto locale.