Umberto Broccoli, Sette 24/1/2014, 24 gennaio 2014
BENVENUTI IN PARADISO
1991 dei paradossi. A gennaio, la prima guerra irachena e la prima telefonata col sistema Gsm. In Italia il telefonino aveva iniziato a squillare l’anno prima con il prefisso 337, con una copertura inesistente e comunque entro i confini nazionali. Ora si affaccia la possibilità concreta di poter parlar con il mondo, grazie a un’altra rete e con un altro prefisso. Un anno dopo debutterà il 335. Gli apparecchi sono enormi, con una autonomia di venti minuti di conversazione. Enormi e costosissimi. Ricordo il primo Nec: praticamente un’arma impropria nera da due milioni e mezzo di lire (più un altro milione e mezzo se accompagnato da un impianto di viva voce in automobile). Quattro milioni ed eri connesso. 1991, anno connesso e sconnesso. Connesso con un telefono, Peter Gregg Arnett racconta in diretta al mondo i primi bombardamenti in Iraq. Connessi con le parabole televisive, da casa ognuno guarda cosa guardano nelle altre nazioni del mondo. È la sublimazione del decennio precedente, il decennio di Sua Evanescenza Ottanta. Nel frattempo si sconnette l’Unione Sovietica così come si sconnette la ex Jugoslavia in una cascata progressiva di indipendenza e rivalità finite come sono finite. 9 agosto 1991, venerdì. Titoli di scatola sul Corriere della Sera: «Rivolta nello stadio lager. A Bari si ribellano migliaia di albanesi». Chiusi là per essere rimpatriati, erano arrivati qualche giorno prima sulla nave Vlora. Immagini apocalittiche, forse dimenticate: una nave umana. Una nave (carica) di uomini dietro i quali si intravedono elementi dello scafo, delle balaustre, dei fumaioli. Erano arrampicati fino a lassù, fino ai fumaioli, perché forse di lassù si poteva avvistare prima la terra della speranza. L’Italia, quella nazione vista in televisione. Un tempo le parabole annunciavano la buona novella. Le parabole in Albania facevano piovere immagini patinate da Novella 2000, efficacemente irreali. Grazie alle nuove parabole, chi vede l’Italia dall’altra parte del mare immagina un paradiso terrestre, dove le donne sono tutte bionde, belle, vestite bene e dove gli uomini viaggiano su automobili extralusso, attesi a casa da mogli sorridenti e pronte a far volare sul tavolo una tovaglia su cui pioverà un tripudio di pasta fumante. Allora dall’altra parte del mare, prima sommessamente poi sempre più forte, esplode la voglia di dar retta alle parabole.
TERRA IMPASTATA DI FARINA. E, allora coraggio, albanesi! Imbarchiamoci a centinaia sulla nave Vlora. Imbarchiamoci e rischiamo la vita per arrivare in quella terra di detersivi, di spiagge dove ragazze in bikini mangiando un gelato ammiccano ad altro. Uomini e donne del Paese delle aquile: navighiamo sulla rotta della speranza, per trovare anche noi un posto in paradiso e a tavola, tra rigatoni filanti di formaggio e nonni felici. Scappiamo via da Tirana e raggiungiamo quel Paese ammorbidito da ammorbidenti, con nonne alla candeggina e candeggine senza strappo. Noi qui non sappiamo con quale tipo di terra impastare la farina del pane. Lì – nel Paese raccontato dalle parabole – il pane quasi non esiste: si può scegliere fra crackers al gusto di salmone e grissini dietetici. 1991. Spinti dalle parole delle parabole sono sbarcati dalla Vlora. E hanno scoperto un paesaggio simile al loro, lungo le coste del nostro Sud. Case anonime, povertà dignitosa (ma pur sempre povertà), disoccupazione, ostilità, problemi e una vita quotidiana stordita dalle stesse immagini, figlie delle parabole. Gli albanesi speravano di trovare esattamente quanto a quegli italiani dell’altra riva era stato promesso da sempre. 1991, connesso, sconnesso tra paradossi. La storia ne crea. Involontariamente. Antonello Venditti pubblica Benvenuti in paradiso. È un successo strepitoso da oltre un milione e mezzo di copie: tra i brani indimenticabili anche Alta marea. Le due canzoni parlano d’amore, ma il paradosso è nel rileggerle alla luce del primo grande sbarco albanese dalla Vlora: «Se questa vita morde, tu mordila di più / l’abbiamo vinto a sorte il nostro domani / e con un grande salto, tra invidie e ipocrisie / noi voleremo in alto, stasera / amore che fai, amore così non vale». Con un finale: «Benvenuti in paradiso insieme a noi / non vogliamo più serpenti / Benvenuti in paradiso finché vuoi scivolando nel blu...nel blu».