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 2013  gennaio 24 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LE POSTE PRIVATIZZATE

ARTICOLI USCITI SUI GIORNALI DI STAMATTINA. REPUBBLICA.IT

ELENA POLIDORI
DAL NOSTRO INVIATO
DAVOS
— A Davos tra i potenti del mondo, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, fa un doppio annuncio. Il primo: oggi il governo darà il via alle privatizzazioni, si parte con il 40% di Poste italiane. Un’operazione che secondo il premier Letta «darà 6-8 miliardi che servono a ridurre il debito pubblico, mantenendola sotto il controllo pubblico». Il secondo: in Italia non c’è alcun rischio deflazione e nell’ultimo trimestre 2013 il Pil, che sarà reso pubblico a metà febbraio, chiuderà in positivo con un più 0,2-0,4% , per poi salire all’1% quest’anno. Sono grandi novità. Ci sono anche le scuse agli italiani per i disguidi sul fisco delle scorse settimane: «Mi spiace. C’è stata la necessità di un conguaglio di fine anno,
complicazione che avremmo volentieri evitato».
Il ministro illustra risultati e buoni propositi dell’Italia durante un incontro a porte chiuse con gli investitori, presenti anche il segretario al Tesoro Usa, Jack Lew e il governatore giapponese Harubiko Kuroda. Agli stranieri interessano le privatizzazioni, vogliono capire se il Paese sta uscendo o meno dalla recessione. Saccomanni li accontenta. Perciò il 40% delle Poste sul mercato, che secondo stime dello stesso ministro farà incassare allo Stato almeno 4 miliardi. Ma anche gli immobili di proprietà pubblica: contatti sono stati presi qui a Davos con il gruppo che fa capo a Hilton.
Accanto alle privatizzazioni, che partono stamani con un decreto del presidente del Consiglio, i grandi numeri che tratteggiano lo stato di salute del Paese: un Pil finalmente in attivo dopo nove trimestri negativi , il primo barlume di svolta dell’economia. «C’è la percezione che l’Italia ha girato l’angolo», assicura. Ma attenzione: se è vero che la ripresa è «in atto», «occorrerà del tempo prima che la disoccupazione cali». Anche Ignazio Visco, a Davos per il summit, intravede segnali positivi: «Stiamo osservando un miglioramento sull’attività manifatturiera ma dobbiamo fare di più sul fronte del credito e del mercato del lavoro », precisa il governatore della Banca d’Italia.
Saccomanni è bersagliato dalle domande, sia nel chiuso della riunione che in un “panel” sulla competitività. Gli investitori
vogliono capire se davvero il Paese non corre il rischio di incappare nella deflazione, come è accaduto al Giappone. Spiega: «La deflazione è un fenomeno che non si manifesta in pochi giorni: ci vuole tempo per capirlo,
le autorità nipponiche se ne sono accorte dopo dieci anni. Al dunque significa che i prezzi di beni e servizi declinano per un periodo molto lungo. Da noi, ma anche nel resto d’Europa, sta solo accadendo che il tasso di
inflazione è sceso sotto i target della Bce e l’Eurotower sta già agendo per contrastare il fenomeno. A livello nazionale abbiamo gestito la profonda recessione dei primi due trimestri, poi abbiamo iniettato liquidità in
ogni modo, pagando i debiti della Pubblica amministrazione e alleggerendo la pressione fiscale ». E a chi gli chiede del voto anticipato risponde: «Non credo che possa risolvere la situazione. Sarà necessario tornare alle
urne solo dopo il semestre europeo ». Oggi il ministro incontrerà la collega svizzera Eveline Widmer- Schlumpf, per cercare un accordo sul rientro dei capitali esportati illegalmente Oltralpe.

INTERVISTA DI GIOVANNI PONS
GIOVANNI PONS
MILANO
— Nel lontano 1991 era stato chiamato dall’allora premier Giuliano Amato a far parte della Commissione per le privatizzazioni che poi produsse la legge 35 in base alla quale Eni ed Enel sono diventate spa. Gianni Tamburi ha quindi visto da vicino la prima ondata di privatizzazioni e ora assiste alla seconda da potenziale investitore, come principale azionista della Tip le cui valutazioni di Borsa nel 2013 sono salite del 53% grazie a investimenti azzeccati come Prysmian e Moncler.
Dottor Tamburi, il governo Letta ha deciso di portare sul mercato il 40% di Poste. La ritiene una mossa giusta?
«Credo proprio di sì, i mercati sono pronti ad accogliere aziende italiane, l’afflusso di capitali su Europa e Italia in questo momento è molto favorevole, grazie a prezzi più bassi che a Wall Street».
Come dovrebbe fare il Tesoro per massimizzare l’incasso?
«È saggio non vendere tutto subito ma solo una tranche. Dicendo fin d’ora che nel medio termine lo Stato potrà scendere fino al 30%, come già sperimentato con Eni ed Enel. Così se il titolo si apprezza potrà piazzare una seconda tranche a valori più alti».
Con un nuovo piano di privatizzazioni quanto potrebbe incassare lo Stato?
«Difficile fare conti precisi, a mio parere si potrebbe arrivare
a un centinaio di miliardi. Bisogna sfruttare l’onda positiva di interesse sull’Italia. Dopo il rialzo di Borsa avvenuto nel 2013 nessuno potrà accusare il governo di voler
svendere».
In ogni caso, se le sue cifre sono giuste, si parla sempre di un 5% del debito pubblico italiano. Una goccia nel mare
«Sì ma con tante gocce si
torna a galla. E poi fin dal 1991 abbiamo sempre detto che le privatizzazioni non si fanno per incassare ma per cambiare la cultura del paese. Il privato che gestisce è sempre meglio del pubblico».
In alcuni casi, come Telecom Italia, non è stato così. E i recenti incrementi tariffari della autostrade privatizzate sono stati criticati da tutti, governo compreso.
«È chiaro che ci vogliono authority con persone competenti in grado di sorvegliare sui settori più delicati. Io non vedo controindicazioni alle privatizzazioni. Anzi, obbligherei i sindaci delle grandi città a vendere tutte le partecipazioni nelle ex municipa-lizzate prima di chiedere altri trasferimenti di soldi pubblici. Se il sindaco di Roma alzasse il telefono venderebbe la quota in Acea in un baleno incassando un miliardo. Lo stesso a Milano e Brescia con A2a».
Un piatto prelibato per le grandi banche d’affari. Sono da vendere anche gli immobili pubblici?
«Non in questo momento, non c’è il mercato. Si dovevano sfruttare i primi anni Duemila. Oggi lo Stato dovrebbe impacchettarli, gestirli meglio e aspettare qualche anno che ritorni una domanda forte per gli immobili in Italia. Il fondo Usa Blackrock è tornato a investire nell’immobiliare in Spagna, si vede che lì ci sono segnali di ripresa».

PEZZO DI MASSIMO SIDERI SUL CORRIERE
Ecco il testo del decreto sulla privatizzazione di Poste italiane che il premier, Enrico Letta, presenterà al Consiglio dei ministri di oggi. Si tratta di due paginette scarne, un distillato di poche parole che nascondono però un lavoro di rifinitura, dubbi e micro-interventi proseguiti fino all’ultimo momento. A partire dal punto numero 1 del decreto dove si legge che si «regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal ministero dell’Economia in Poste che determini il mantenimento di una partecipazione dello Stato al capitale di Poste non inferiore al 60%». Un passaggio non scontato. Il partito della privatizzazione tout court, cioè della cessione sul mercato di almeno il 51%, ha avuto voce in capitolo fino a mercoledì notte, con forte preoccupazione delle rappresentanze sindacali che, evidentemente, vista anche la storia di altri ex monopolisti di Stato come Telecom Italia, si sentono maggiormente rassicurati da un timone comunque in mano pubblica. Resta tuttavia nell’aria la possibilità di un secondo step lasciato in sospeso dallo stesso ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che ieri da Davos ha confermato: «Si parte con il 40% di Poste». Ma ha anche aggiunto: «Poi vedremo».
Nel descrivere l’alienazione di parte delle 1.306.110.000 azioni ordinarie detenute per ora tutte dal Tesoro a un valore nominale unitario di un euro, il documento firmato dal presidente del Consiglio descrive come opportuno un «processo di apertura del capitale sociale di Poste che si realizzi, anche in più fasi, attraverso un’offerta di largo mercato rivolta al pubblico».
Considerando tutte le opzioni possibili, incluso un collocamento privato, il governo mette per iscritto che le fasi potrebbero essere più di una. Non ci sono più dubbi invece sulla partecipazione all’operazione dei 145.542 dipendenti del gruppo guidato dal 2002 dall’amministratore delegato Massimo Sarmi. «L’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia», si legge al punto 2 del decreto, include «i dipendenti» ai quali è dedicato interamente il punto 3, l’ultimo. «In caso di Offerta, al fine di favorire la partecipazione dei dipendenti, potranno essere previste per gli stessi forme di incentivazione, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione, in termini di quote dell’offerta riservate, di prezzo e di modalità di finanziamento». La complessa locuzione scelta non sembra dare risposta alla domanda che si stanno ponendo in 145.542: la distribuzione ai dipendenti sarà gratuita come è avvenuto per la quotazione della Royal Mail britannica? Anche in questo caso sembra essere passata in toto la linea Sarmi. Le azioni saranno gratuite anche se la normativa sulle privatizzazioni che ha ormai 20 anni non prevede espressamente questa opzione. Dunque, su questo passaggio bisognerà intervenire con un ulteriore correttivo per permettere, secondo le attese, uno sconto del 99,9%. In ogni caso il manager delle Poste avrebbe già un piano B per permettere la distribuzione senza che i dipendenti debbano pagare. Lo Stato si attende dall’operazione di privatizzazione dai 5 ai 6 miliardi di euro. Ma la fase della valutazione inizierà solo da oggi, dopo il passaggio in Consiglio dei ministri.
Massimo Sideri
msideri@corriere.it

LASTAMPA.IT
È iniziato pochi minuti dopo le 16 il Consiglio dei ministri che ha all’ordine del giorno, tra l’altro, i Dpcm sulla privatizzazione di Poste Italiane e dell’Enav. In più sul tavolo del Governo c’è il decreto legge che contiene il rinvio dei contributi Inail per le imprese con risparmi per un miliardo e norme sull’emersione e il rientro dei capitali dall’estero.



Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha affermato che il piano di privatizzazioni durerà almeno un paio di anni. Da Davos, dove si tiene il World Economic Forum, Saccomanni ha assicurato che l’obiettivo dell’esecutivo è «ridurre le tasse sul lavoro e le imprese» ed il consiglio dei ministri oggi darà un «primo segnale» sulla riduzione del cuneo fiscale. Il responsabile dell’economia ha anche riferito che l’accordo tra Italia e Svizzera per la tassazione dei capitali esportati illegalmente verso l’estero è «vicino». Il ministro ha quindi fatto notare che le politiche perseguite in questi mesi «sono state comprese come parte di una strategia che vede nel rilancio dell’attività economica un rilancio della competitività del sistema attraverso riforme ma anche attraverso manovre di finanza pubblica»; tutto questo «è stato ampiamente apprezzato» e gli investitori internazionali hanno mostrato «grandissimo interesse» per l’Italia.
A margine del Forum ha parlato anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, per confermare che l’economia italiana sta dando segnali di ripresa: «L’anno scorso è stato abbastanza duro ma ora ci sono chiari segni di stabilizzazione, come la tendenza alla crescita della produzione manifatturiera», ha affermato Visco, secondo cui ora la sfida è «stimolare la domanda dei consumatori e far crescere, di conseguenza, l’occupazione». «C’è una ripresa lenta e debole ma speriamo sia in corso, deve diventare più robusta», ha detto il governatore secondo cui «il mercato del lavoro è stato riformato ma deve essere fatto di più: bisogna muoversi verso la creazione di posti di lavoro più stabili e investire sull’apprendistato», nonché ampliare la flessibilità. «La riforma del mercato del lavoro non può essere però isolata», ha spiegato, «serve che i mercati dei beni funzionino meglio e che l’innovazione entri a far parte della filosofia di più imprese. Ma - ha concluso - siamo sulla buona strada».

LA STAMPA
Il pacchetto che verrà sottoposto all’esame del Consiglio dei ministri in programma per oggi è ampio. Ci saranno le misure che avviano la nuova stagione di privatizzazioni, cominciando con due tranches del 30-40% di Poste Italiane ed Enav, l’Ente di assistenza al volo. Ci sarà lo slittamento di tre mesi dei pagamenti dei contributi Inail da parte delle imprese, con uno sconto di un miliardo. Ci sarà l’atteso provvedimento che permetterà il rientro dei capitali detenuti illegalmente all’estero. Una sanatoria che cancellerà reati tributari e ridurrà le sanzioni per chi farà rientrare volontariamente i risparmi imboscati oltrefrontiera. Ci sono poi 400 milioni per la Cassa integrazione in deroga. C’è la riforma della cooperazione internazionale. Infine, c’è la formalizzazione della rinuncia al taglio di 500 milioni alle detrazioni fiscali, misura che non alleggerirà le tasche dei contribuenti.