Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 24 Venerdì calendario

PUR DI NON ABOLIRE LE PROVINCE ORA USANO CLOONEY


Abolire le province o anche solo ridurle e trasformarle come stabilisce il disegno di legge del governo di Enrico Letta? Impossibile. Rischieremo di fare scappare dall’Italia George Clooney e altre celebrità, come Mick Hucknall, cantante che fondò il gruppo dei Simply Red. Ecco, mancava proprio un allarme di questo tipo nella costante e larghissima attività di lobbing per evitare l’abolizione delle province e l’accorpamento dei comuni italiani. Da dieci anni e più ci si prova, e ogni tentativo sembra andare inesorabilmente a vuoto. Il fuoco di sbarramento si è piazzato anche questa volta davanti alla commissione affari costituzionali del Senato guidata da Anna Finocchiaro, dove si è svolta una serie di audizioni informali sul provvedimento governativo «recante disposizioni sulle città metropolitane, sulle Province, sulle Unioni e fusioni di Comuni». È da una di queste che è saltata fuori la perlina, che è contenuta in un documento depositato in commissione dall’Anpci, Associazione nazionale piccoli comuni di Italia.

SCOMODANO PAVESE
Lo scopo dell’associazione è naturalmente quella di salvare dalla scure della riduzione anche i mini comuni, ma anche di proteggerli attraverso il rassicurante ombrello delle province, che ne garantirebbero l’esistenza anche dal punto di vista economico. Per difendere questa bandiera si scomoda perfino Cesare Pavese, da cui si prende una citazione per mettere subito sull’attenti i parlamentari che dovrebbero occuparsi dei tagli: «Un paese», diceva appunto Pavese, «vuole dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo e che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».
Ma per difendere l’esistenza di questi piccoli comuni che non si vorrebbe accorpare, e delle province in grado di assicurarne l’esistenza, si fa un passo in più. L’associazione ricorda che «non è un caso che molti stranieri illustri amanti dell’Italia abbiano scelto come buen retiro piccoli centri, come George Clooney che trascorre il tempo libero a Laglio, sul lago di Como (888 abitanti) mentre Mick Hucknall, il cantante dei Simply Red produce vino a Sant’Alfio (Catania), che ha 1.645 abitanti». Ecco, ora come facendo saltare qualche poltrona in piccoli comuni o facendo sparire i consigli provinciali si metta a rischio la permanenza in Italia di Clooney& C non è così ben spiegato. Probabilmente a loro non importa nulla della politica italiana, ma per quanto inconsapevoli, attori e cantanti sono ormai stati arruolati come testimonial in questa campagna salva comuni e province. E i piccoli comuni non sono gli unici a mettersi di traverso. In commissione è arrivato un vero e proprio esercito di difensori delle istituzioni che si vorrebbe smantellare.

IL CORPACCIONE
E non sono mancati nemmeno i dipendenti delle province e dei comuni. Si è fatta sentire l’Associazione italiana agenti e ufficiali di polizia provinciale, che protesta per il «grado di incertezza sul futuro assetto e gestione delle funzioni di polizia ambientale, faunistico-venatoria e stradale, svolte dai circa 2.700 operatori dei corpi e servizi di Polizia provinciale, o di analoghe strutture con differenti denominazioni». Naturalmente senza le province, l’ambiente andrebbe tutto in rovina o distrutto da vandali e piromani. Soluzione uno: anche se spariscono le province, devono rimanere in piedi «le amministrazioni provinciali» con il loro corpaccione. Oppure nel caso si trasferiscano i 2.700 nei ranghi del corpo forestale dello Stato, che per altro paga assai meglio (e pace se quegli organici sono ormai stati gonfiati oltremisura da schiere di protettori politici e dai vari ministri dell’Agricoltura che si sono alternati questi anni al governo).
Il pressing è davvero grande, e in commissione sono arrivati anche autorevoli costituzionalisti a lanciare allarmi sulla situazione mediana scelta dal governo proprio per evitare resistenze eccessive. Il disegno di legge di fatto lascia sopravvivere le province minori come enti di secondo livello, più o meno parificati alle unioni di comuni. Ma sostituisce quasi tutte le più grandi- lasciando aperte le porte alla loro moltiplicazione- con le nuove città metropolitane che di fatto ne prenderebbero l’eredità. Ed è proprio su queste che più di un costituzionalista si è schierato, paventando l’illegittimità della loro costruzione: molto duro in proposito il professore Marcello Cecchetti, ordinario di istituzioni di diritto pubblico nel dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari. Perfino la Corte dei Conti ha spezzato la sua lancia a favore delle province, sia pure nella esistenza sbiadita assegnata dall’attuale governo. A loro, spiegano i magistrati contabili, si dà “un livello di intervento intermedio”, che però “necessita di un punto di riferimento quanto meno amministrativo, al quale viene attribuito un elenco più ampio di funzioni- anche operative- che eccedono la dimensione comunale”. Uscite dalla porta, dunque rientreranno dalla finestra. Così Clooney potrà dormire sonni tranquilli nel suo buen retiro…