Nino Sunseri, Libero 24/1/2014, 24 gennaio 2014
IL CRAC DI LIGRESTI TOCCA IL FIGLIO DELLA CANCELLIERI
Dopo la madre anche il figlio. Decisamente porta male alla famiglia Cancellieri la consuetudine con Salvatore Ligresti. Soprattutto, se amicizia, affari e potere si mescolano in un intreccio un po’ confuso. La mamma ministro è finita nei guai per una telefonata. Il figlio supermanager per una mail. La mamma voleva affrettare i tempi della scarcerazione di Giulia, figlia di Salvatore. Il figlio Piergiorgio, alto dirigente di Unicredit, cercava di barcamenarsi fra gli interessi della banca (che alla fine prevarranno) e quelli del gruppo del vecchio Ingegnere sempre più prossimo ad affondare.
L’operazione che coinvolge Piergiorgio Peluso prefigura una bancarotta fraudolenta preferenziale perché costruita in maniera tale da privilegiare gli interessi della banca rispetto agli altri creditori. Per il momento il figlio del ministro non figura fra gli indagati ma, da quanto si può capire, qualche goccia dello scandalo minaccia di finirgli addosso.
I fatti risalgono al2009 quando Piergiorgio Peluso è ancora un super-manager del gruppo Unicredit. Da questa posizione deve gestire la crisi di Imco e Sinergia: sono le due scatole attraverso cui Ligresti controlla il suo impero di polizze e mattoni. Le due società, però, non si occupano solo di finanza. Il loro secondo lavoro è quello di costruire case. Entrambi mestieri che, passati gli anni d’oro, garantiscono solo debiti. Nel 2010 Sinergia, zavorrata da un disgraziato investimento in Bipop Carire che risale al 2001, non riesce a onorare un debito di 88,5 miliardi con Unicredit e di 20 con Ge Capital (nuova denominazione della vecchia Interbanca).
Gli amministratori della società, su suggerimento del banchiere montano una girandola che sposta il debito da Sinergia a Imco perchè in questa scatola c’è un potenziale tesoro. Vale a dire l’area in cui dovrebbe sorgere il Cerba, il polo scientifico affidato alla regia di Umberto Veronesi. Evidentemente tra tutte le attività di Ligresti questa viene considerata, in quel momento, la più interessante in chiave di sviluppo. Nessuno ancora sospetta che la giunta Pisapia avrebbe bloccato (almeno temporaneamente) il piano. Resta il fatto che, secondo la Procura di Milano, l’in - tera girandola ha un solo obiettivo: consentire a Unicredit di mettere un’ipoteca sull’area del futuro ospedale. In questa maniera provocando una lesione piuttosto evidente ai diritti degli altri creditori.
Sulla base di queste evidenze la Procura di Milano ha chiesto al gip di interdire per due mesi dalle cariche societarie dodici amministratori messo sotto inchiesta. Fra questi non figura Piergiorgio Peluso anche se, da quanto si può capire, la sua mail rappresenta un pezzo importante delle accuse.
Poco dopo la definizione di questa operazione Piergiorgio Peluso viene assunto da Ligresti come direttore generale di Fondiaria-Sai. In realtà non è tanto l’Ingegnere a richiederne la presenza quanto la banca a spedirlo come sorvegliante della gestione. Soprattutto sotto il profilo dei soldi considerando l’elevato indebitamento della società. Ad ogni modo è la soluzione più gradita anche a Ligresti: dovendo avere un commissario in casa è meglio che sia una persona conosciuta. La convivenza dura appena un anno. Nel 2012 Peluso passa in Telecom e Ligresti lo liquida con un paracadute di 3,6 milioni. Decisamente un bel tesoretto considerando che si riferiva ad appena dodici mesi di collaborazione. A firmare il contratto era stata Jonella Ligresti in quanto presidente. Inevitabili polemiche accompagnate dal sospetto di favoritismo considerando i rapporti di amicizia.
In realtà a chiedere un paracadute così robusto era stato Peluso già preoccupato per le condizioni non proprio floride dell’azienda. Jonella paga. Nessun profilo irregolare sentenzia la Procura.