Alessandro Dell’Orto, Libero 24/1/2014, 24 gennaio 2014
QUORI IGNORANTI
Quando le pene d’amore si trasformano in penne d’amore - cioè decidiamo di mettere pubblicamente per iscritto sentimenti e debolezze per dichiararci o farci perdonare - significa che siamo già oltre la ragione. E la sofferenza ci travolge e stravolge, lo struggimento ci annebbia e la poesia, magicamente, sgorga con impeto dal quore. Ops, scusate: cuore. Vedete? È più forte di noi. Essere innamorati fa inevitabilmente perdere la testa e l’attenzione. E - sempre se ne siamo in possesso - pure la grammatica. Già, congiuntivi e doppie che spariscono, acche (nel senso di tante “h”) che rimbalzano in posti sbagliati, parole straniere che si italianizzano e parole italiane che si internazionalizzano: il refuso scappa facilmente e finché se ne accorge solo il destinatario, pazienza, all’amor non si comanda in fatto di estetica, figuriamoci in fatto di ortografia. Il casino, però, è quando si decide di rendere pubblici i sentimenti. E con loro, quindi, pure l’ignoranza.
Benvenuti nel fantastico mondo delle scritte sui muri, quelle che a volte ci fanno intenerire, a volte commuovere, a volte rattristare. Quasi sempre ridere. Basta guardarsi intorno ed è fin troppo facile imbattersi in frasi d’affetto che si trasformano in frasi ad effetto, in battute e battutacce ed errori talmente goffi da sembrare volontari. Su Facebook si è costituito un gruppo che si chiama “Amori grammaticalmente scorretti” (74.643 “Mi piace”): raccoglie le testimonianze più divertenti, le foto più bizzarre, i refusi più incredibili. Cliccate e divertitevi tutti.
IL CLUB DELL’ACCA
L’errore degli errori (e degli orrori) - per chi scrive sui muri - è la nobile acca. Che è maledettamente sgusciante e scappa via sul più bello. E allora ecco un (occhio anche le doppie, che fanno sempre la loro scena) «Adio pupa, ti o amato». O ancora «Mi ai spendo il cuore», «Sei la cosa più bella che cio», «Kiki non a senso la mia vita senza te». Il genio dei geni, però, è colui cha ha scritto la raffinatissima e ingegnosa: «Mi ahi deluso». Da inchino con applausi, clap clap.
STRANIERISMI
La grammatica italiana, che già non è amatissima da tutti, spesso viene anche tradita per le lingue straniere. E se qualcuno cerca di fare il grande salto per sfociare nell’internazionale, sono risate. C’è chi, per esempio, forse appena tornato da una vacanza nella romantica Parigi, ha dedicato alla fidanzata, sul muro di fronte a casa, un «Ge tem». Che dopo una breve riflessione si può tranquillamente tradurre in je t’aime. Ahahaha.
LA CULTURA
Certo, a volte per conquistare non bastano fisico e simpatia. Bisogna buttarla sulla cultura e volare un po’ più in alto del solito. Ecco che allora un tizio azzarda: «E se ti amerei per sempre? ». Dani invece si impegna in un «Non voglio che i nostri destini si perdino nell’infinito... ...E tu?». Meraviglioso. Come meraviglioso, se ci pensate bene, è «Vorrei che apri gli occhi come io per te». Poi ci sono i refusi: basta scordarsi nella bomboletta spray una consonante e un perdonami diventa «pedonami». Ma la frase migliore è quella di Annamaria e Fulvio. I quali, accecati dall’amo - re, scivolano su un: «Annamaria e Fulvio unti per sempre».