Andrea Franceschi, Il Sole 24 Ore 24/1/2014, 24 gennaio 2014
I «POSTINI» EUROPEI HANNO SCELTO L’IPO
Profitti lordi per 58 miliardi di euro su un fatturato annuo complessivo di 354. Questi sono i numeri dell’industria globale dei servizi postali secondo la banca dati S&P Capital IQ. Una stima per difetto perché calcolata solo utilizzando i dati forniti da società quotate o non quotate ma con obbligazioni scambiate sui mercati regolamentati come Poste italiane. Il mercato è dominato da ex monopolisti pubblici come la tedesca Deutsche Post (lo stato ha il 21%) o la britannica Royal Mail (il 37%), privatizzata lo scorso anno, e soggetti privati come i colossi americani Ups e FedEx. Il settore in questi anni ha subito grosse trasformazioni: al tradizionale business delle spedizioni si è affiancata un’attività di logistica su vasta scala. Nel caso di Poste Italiane poi i servizi alla clientela si sono decisamente ampliati: l’80% del fatturato della società arriva dai servizi finanziari.
Le Ipo del 2013
Il 2013 appena concluso è stato un anno importante per il comparto in Europa. L’anno scorso infatti c’è stata l’Ipo da 3,3 miliardi di sterline della britannica Royal Mail (vedi articolo sotto), il maggiore collocamento azionario del 2013. Anche altri ex monopolisti poi sono stati privatizzati: la belga Bpost che ha debuttato lo scorso 21 giugno a seguito di un collocamento da 812 milioni di euro e la portoghese Correios De Portugal, sbarcata alla Borsa di Lisbona ai primi di dicembre a seguito di un’Ipo da mezzo miliardo di euro. Queste tre operazioni hanno riportato l’interesse del mercato verso il settore posta e logistica. Un fattore che il Governo italiano evidentemente vuole sfruttare con la privatizzazione di Poste Italiane.
Gli ex monopolisti
Con le Ipo del 2013 il numero degli ex monopolisti postali europei privatizzati e quotati in Borsa è raddoppiato. Le tre matricole si sono aggiunte alle poste austriache (Oesterreichische Post), a quelle olandesi (Post Nl) e al colosso tedesco Deutsche Post-Dhl. Con un fatturato annuo di oltre 55 miliardi di euro le Poste tedesche sono il primo operatore al mondo per ricavi. Se si tiene conto della capitalizzazione (32 miliardi di euro) sono secondi solo all’americana Ups che capitalizza 91 miliardi di dollari (circa 67 in euro).
La prime ad andare in Borsa sono state le poste olandesi che hanno debuttato alla Borsa di Amsterdam nel 1994 con il nome di Royal KPN (società nata dalla fusione con le telecom olandesi). Nel 1996 quest’ultima ha acquisito l’australiana Tnt diventando così una multinazionale. Nel 2011 c’è stata la separazione da Tnt con successiva quotazione con il nome di Post NL, società totalmente privata dato che lo Stato olandese non possiede più quote. La seconda in ordine di tempo a quotarsi è stata Deutsche Post che ha debuttato a Francoforte il 20 novembre del 2000 mettendo a segno la terza maggiore Ipo dell’anno. Risale al 2006 invece il debutto in Borsa delle Poste austriache che, con una capitalizzazione di 2,28 miliardi di euro sono la decima società quotata alla Borsa di Vienna.
La performance in Borsa
Come vanno le Poste in Borsa? È un settore tipicamente "value". Può contare cioè su un andamento relativamente stabile del business con flussi di cassa continui nel tempo. Il classico titolo che si compra per il dividendo che arriva puntuale più che perché si scommette sul rialzo del prezzo. Dall’anno della quotazione il titolo Deutsche Post è salito del 20% (meno dell’indice Dax che viaggia in rialzo del 34% rispetto a novembre 2000). L’utile netto si è mantenuto relativamente stabile. Era a un miliardo e mezzo di euro nel 2000 e dovrebbe attestarsi a un miliardo e 8 nel bilancio 2013. Ma il monte dividendi - stando alla banca dati S&P Capital IQ - è passato dai 300 milioni annui del 2000 agli attuali 846. A conti fatti l’azionista ci ha guadagnato.