Matteo Pinci, la Repubblica 24/1/2014, 24 gennaio 2014
MAGLIE, LETTERE E PEZZI DI VITA SE LA CARRIERA È IN UN ARMADIETTO
«Vucinic aveva svuotato l’armadietto». Così, con un’immagine inequivocabile, il dg juventino Marotta certificava che lo scambio con l’Inter fosse davvero cosa fatta. Perché l’armadietto, da sempre, è un simulacro: spazio privato nella sacralità dello spogliatoio, al punto che svuotarlo significa aver già lasciato la squadra. Lo sa bene Lotito, pronto a fare di un armadietto vuotato la prova regina della causa contro Petkovic. «Aveva portato via la sua roba dopo la sosta invernale», spiegava il presidentissimo, lasciando intendere che se lo ha fatto — ça va sans dire — aveva deciso di andarsene. Tutti ne parlano, ma l’armadietto di un calciatore non lo hanno visto in molti: pochi centimetri cubi che nascondono non solo bagnoschiuma e dopobarba. C’è chi accumula, stipando tra i ripiani lettere di tifosi, caricabatterie, pc e cianfrusaglie spedite dagli sponsor. Chi lascia effetti personali — ciondoli, foto dei figli — poco adatti a essere esibiti in contesti camerateschi, ritenendolo inviolabile. Ne era certamente convinto Gilbert Arenas, cestista Usa che nel suo armadietto custodiva una pistola: lo scoprì un suo compagno Crittenton, trovandosela puntata contro il naso dopo una lite.
Una pistola avrebbe forse voluto averla Jones, punta dello Stoke City, quando aprendo l’anta del proprio armadietto si vide rotolare addosso una testa di maiale, omaggio del divertito collega Whelan. Ma il sovrano degli scherzi da armadietto era senza dubbio Altafini, abituato a sorprendere gli allenatori saltandone fuori nudo: Nereo Rocco quasi ci rimase («Bruto mona, te me fa morì»), Liedholm impassibile gli ricordò che il suo spazio era un altro. A Roma Massaro, accusato di violare in pubblico i segreti degli spogliatoi, trovò nell’armadietto pizzini con scritto “spia”. Non si salvò nemmeno il monumento Zidane, costretto a scoprire che i suoi calzini corti e colorati non piacevano ai compagni, dopo averli trovati fatti a striscette nel suo armadio.
Uno spazio che a volte può essere utilizzato per semplificare comunicazioni difficili: il Real pensò di far sapere a Sneijder che l’avventura a Madrid era finita, facendogli trovare l’armadietto occupato dal giovane Granero. Un po’ come nel baseball Usa, dove il general manager, in estate, saluta chi non passa le selezioni facendogli trovare nell’armadietto un foglietto giallo. Chi dovesse trovarselo davanti, saprebbe che senso dargli: game over.