Francesco Bisozzi, Oggi 22/1/2014, 22 gennaio 2014
MA CHE BELLA PENSIONE
[scheda alla fine]
Roma, gennaio
Massimo D’Alema non rinuncia a portare a spasso il suo labrador nero e intanto pensa di candidarsi alle Europee, magari con i socialisti tedeschi. Per le funzioni elettive ricoperte in passato incassa ogni mese una pensione pari a 5.283 euro netti. Walter Veltroni, altro mostro sacro del centrosinistra, conserva un piede nella direzione del Pd e quando non ha la politica per la testa scrive romanzi di successo. Il suo vitalizio ammonta a 5.373 euro netti. Sul conto di Francesco Rutelli, sindaco della capitale prima di Veltroni, tuttora presidente di Api, il partito a bordo del quale è naufragato, ne finiscono 5.755. Gianfranco Fini, che lavora alla nuova fondazione Liberadestra, ne prende 5.614.
Sono solo alcuni degli ex onorevoli spazzati via da quella che è stata definita la rivoluzione dei quarantenni, lo tsunami che ha stravolto le gerarchie di Camera e Senato. Ma l’esercito dei pensionati d’oro della politica, ingrossatosi paurosamente in seguito alle ultime elezioni nazionali, che hanno dato il via a un ricambio generazionale senza precedenti, ora deve fare i conti con una nuova offensiva. Il contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, cioè il prelievo a carico dei trattamenti previdenziali più alti che durante il passaggio a Montecitorio della legge di stabilità è stato esteso agli assegni percepiti dai protagonisti delle trascorse legislature.
L’anno scorso il più pagato di tutti è stato Roland Riz. Oggi in pochi si ricordano di lui, nonostante i 6.331 euro netti mensili versati sul conto del politico altoatesino nel 2013. Nove legislature alle spalle, ha lasciato lo scranno, da senatore, nell’aprile del 1996. Antonio Di Pietro, al contrario, è uno dei più sfortunati tra i fortunati. L’ex magistrato, presidente dell’Italia dei Valori, che oggi fa politica dal basso e organizza referendum, deve accontentarsi (si fa per dire) di 3.702 euro netti al mese. Nella classifica dei più retribuiti figura Giuseppe Pisanu, ex ministro dell’Interno di Berlusconi e già presidente della commissione Antimafia, che riceve 6.207 euro. Poco più giù c’è Nicola Mancino, al centro dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia per via delle telefonate con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sul cui conto vengono depositati ogni mese 6.191 euro. Antonio Del Pennino, pensionato di platino di provenienza pidiellina, occupa il secondo posto nella lista dei paperoni, con i suoi 6.305 euro netti mensili.
Franco Marini, che ad aprile ha mancato l’appuntamento con il Quirinale, continua ad affacciarsi alle assemblee del Pd e se c’è da marciare per una buona causa non si tira indietro: a lui vanno 5.802 euro. Marco Follini, che la scorsa estate ha abbandonato il Pd, nel quale era confluito in seguito a un passato glorioso nell’Udc di Pier Ferdinando Casini, riceve un assegno da 4.913 euro. Claudio Scajola ne prende 4.656. L’ex ministro, travolto dallo scandalo della casa al Colosseo, tenta ancora di vendere il bene immobile sotto il quale è rimasto schiacciato, politicamente e forse anche penalmente (la richiesta per lui è 3 anni di carcere). Marcello Pera, il politico-filosofo di Forza Italia, che ha anche ricoperto il ruolo di presidente del Senato, ne percepisce 4.475. Tiziano Treu, ministro del Lavoro con Dini a Palazzo Chigi, 4.452. Dal 2013 fa parte del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
A Marcello Dell’Utri, il cui vitalizio è pari a 4.424 euro netti mensili, è stato chiesto di trovare volti nuovi per Forza Italia. Dal casting ci si augura che esca un Pippo Civati (il candidato alle primarie del Pd ha fatto colpo su Berlusconi) a misura di centrodestra. La pensione dell’ex presidente del Consiglio Lamberto Dini è di 4.077 euro. Sono circa 200, invece, i politici che di vitalizi ne ricevono addirittura due, con buona pace degli 11 milioni di pensionati che intascano meno di 1.450 euro lordi al mese. Tra i superfortunati spuntano nomi noti. Come Antonio Bassolino, l’ex sindaco di Napoli, ripescato a sorpresa dal neo segretario del Pd Matteo Renzi. O Mariotto Segni, figlio di Antonio, ex presidente della Repubblica, che insegna diritto civile all’Università di Sassari.
NEL 2013 RECORD DI SPESA
Ma le maxi-pensioni degli ex onorevoli pesano anche sui bilanci di Camera e Senato. Già perché, nonostante i tagli operati durante la scorsa legislatura, c’è una voce di spesa che anziché diminuire continua a crescere. E che nemmeno il commissario per la spending review Carlo Cottarelli avrà modo di arginare. La spesa per i parlamentari cessati dal mandato è aumentata a Montecitorio dell’1,63 per cento (2,2 milioni di euro in più rispetto al 2012) e del 6,22 per cento al Senato (4,8 milioni extra). In tutto sono 237 i parlamentari che a marzo sono andati in pensione. Per l’esattezza: 124 deputati e 113 senatori. Un record. Che ha determinato un aumento di spesa tale da annientare i risparmi ottenuti grazie alla riforma previdenziale con cui è stato messo un punto all’era dei vitalizi, che garantivano ai pensionati d’oro della politica l’80 per cento dell’indennità lorda, pari attualmente a più di 10 mila euro.
Francesco Bisozzi
L’ALTOATESINO GUIDA LA CLASSIFICA – [PENSIONI]–
• Roland Riz
6.331 euro netti al mese
• Antonio Del Pennino
6.305 euro netti al mese
• Giuseppe Pisano
6.207 euro netti al mese
• Nicola Mancino
6.191 euro netti al mese
• Franco Marini
5.802 euro netti al mese
• Francesco Rutelli
5.755 euro netti al mese
• Gianfranco Fini
5.614 euro netti al mese
• Walter Veltroni
5.373 euro netti al mese
• Massimo D’Alema
5.283 euro netti al mese
• Claudio Scajola
4.656 euro netti al mese
• Marcello Pera
4.475 euro netti al mese
• Marcello Dell’Utri
4.424 euro netti al mese
• Lamberto Dini
4.077 euro netti al mese
• Antonio Di Pietro
3.702 euro netti al mese
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