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 2014  gennaio 24 Venerdì calendario

LA CADUTA DELLE CINQUE STELLE (DEGLI HOTEL)


Perdere una stella, nel mondo dei ristoranti e dei grandi alberghi, dovrebbe essere uno schiaffo. Non nella Cina di oggi. Ci sono 56 hotel di lusso cinesi che hanno chiesto alle autorità del turismo di rinunciare alla loro quinta stella. La notizia è stata diffusa dall’agenzia statale Hinhua. Perché, dopo tanti sforzi e tanti investimenti per presentare un’immagine da «upper class», perché dopo aver ingaggiato chef e manager internazionali? Questa strana umiltà che ha consigliato a 56 dei 717 hotel cinque stelle di farsi degradare a quattro è legata alla campagna moralizzatrice lanciata un anno fa dal governo della Repubblica popolare. Il presidente Xi Jinping ha ordinato alla sterminata burocrazia del partito e dello Stato di ripulirsi da comportamenti «edonisti», «stravaganti», legati alla corruzione dilagante. Tra i clienti più assidui dei grandi alberghi e dei loro ristoranti, infatti, ci sono (c’erano) i funzionari pubblici, sempre pronti a riunirsi in inutili convegni organizzati immancabilmente nelle sale dei cinque stelle, a spese dell’amministrazione pubblica. Altri ordini sono seguiti dal vertice di Pechino: se proprio non si può fare a meno di viaggiare e scendere in albergo, «ridurre al minimo il seguito, semplificare i ricevimenti, praticare la frugalità». Anche evitando di lasciare cibo nei piatti: meglio ordinare di meno. «Limitarsi a quattro piatti e una zuppa», ha detto Xi Jinping, e per dare il buon esempio si è fatto vedere in un fast food dove si è accontentato di ravioli ripieni di carne di maiale e cipolle. Per evitare di essere puniti (com’è successo a 30 mila burocrati nel 2013), i funzionari hanno rinunciato ai grand hotel. Risultato di fine anno: profitti dei cinque stelle calati del 25%, in un Paese con un’economia che è invece cresciuta ancora di quasi l’8.