Simone Porrovecchio, Il Venerdì 24/1/2014, 24 gennaio 2014
IN AUSTRALIA È NATA UNA NUOVA LINGUA. CREATA DAI BAMBINI
Al centro dell’immenso deserto australiano del Northern Territory c’è Lajamanu. È un villaggio sperduto portato all’attenzione della comunità scientifica da una scoperta pubblicata dalla rivista Language. A farla è stata la linguista australiana Carmel O’Shannessy, che nel 1994 entrò in contatto con la piccola comunità e nel ‘98 fu chiamata a contribuire come insegnante al rinnovamento della locale scuola di inglese e warlpiri, l’idioma degli aborigeni del Nord. Da allora è rimasta in costante rapporto con Lajamanu e ha dedicato molta attenzione a una strana nuova lingua parlata lì dai bambini e dai ragazzi sotto i trent’anni. Una lingua che il governo australiano ha battezzato ufficialmente light warlpiri.
«All’inizio la mia attenzione era attirata da un insolito gergo, un groviglio di dialetti che i ragazzi sembravano parlare in segreto e comunque esclusivamente tra di loro» racconta O’Shannessy. «Erano riconoscibili molti vocaboli del creolo australiano usato dagli aborigeni in età coloniale, su una base di inglese molto semplificato e con elementi grammaticali del warlpiri, la lingua degli arborigeni».
Con un nastro magnetico O’Shannessy ha registrato il chiacchiericcio dei ragazzi e trascritto infinite ore di materiale. Ora spiega: «Dagli anni Settanta i bambini hanno cominciato a saltare da una lingua all’altra, anche in mezzo a una frase, seguendo però dei modelli che, col tempo, sono diventati precisi». Un esempio? «Cucinare nel light warlpiri non è più purra, come nel warlpiri originale, ma kuk, dall’inglese cook. La cena non è kuyu-ju, ma sapaju, dall’inglese supper. E non è solo una questione di vocaboli. C’è, per esempio, un nuovo tempo verbale, che non esiste in nessuna delle tre lingue d’origine: il non-futuro. Questo costrutto descrive un’azione che viene compiuta nel passato o nel presente, ma, appunto, non nel futuro. I bambini non hanno semplicemente mescolato parole in warlpiri, inglese e creolo, ma le hanno composte in modo completamente nuovo creando una lingua tout court». Il sogno di ogni linguista. La O’Shannessy è arrivata alla certezza della scoperta quattro anni fa, ma ha aspettato di avere riscontri dalle migliori facoltà di lingue al mondo. Dal 2010 è ricercatrice alla University of Michigan, negli Stati Uniti. «Ogni anno» dice «torno però in Australia almeno una volta, per osservare i miei ragazzi e lo stato di evoluzione del light warlpiri». Così ha potuto assistere anche a un passaggio generazionale. Alcuni ragazzi di allora, recentemente diventati genitori, stanno trasmettendo la nuova lingua ai loro figli.
Il linguista Nikolaus Himmelmann, dell’Università di Colonia, sempre su Language dice che quella del light warlpiri è «una scoperta sensazionale». E la Michigan University sostiene che siamo di fronte a «un caso fortunato di enorme importanza per la scienza». Il light warlpiri può infatti aiutare a fare luce su uno dei misteri della linguistica: come nasce una lingua. Oggi a Lajamanu vivono più o meno seicento aborigeni: è un villaggio «artificiale», nato dai trasferimenti forzati di aborigeni voluti dal governo australiano alla fine degli anni Cinquanta. Qui gli effetti della creatività vengono amplificati dall’isolamento. Insomma, è un laboratorio linguistico ideale.