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 2014  gennaio 24 Venerdì calendario

PUBBLICITA’, CONSUMO E DENARO: LA TRIADE DEL NUOVO RE MIDA

Dieci anni fa a Parigi fece scandalo una campagna pubblicitaria che dissemi­nava in tutta la città una fotografia con un seno femminile da cui colava del latte nero. Era la campagna-choc di una asso­ciazione ambientalista che voleva denunciare l’avvelenamento della terra da parte dell’uomo. L’immagine venne considerata terroristica e di cattivo gusto, in realtà era una citazione visiva dalla più famosa poesia di Paul Celan, Tode­sfuge, che appunto nel 1945 parla di schwarze Milch, il latte nero della Germania che uccide i suoi figli (alludeva al nazismo e al tradimen­to verso gli ebrei di lingua tedesca); lo stesso Ce­lan prese questa tremenda immagine da un’al­tra scrittrice che l’aveva usata già qualche an­no prima. In effetti solo a una donna poteva ve­nire in mente una metafora così impressio­nante, perché solo la maternità conosce fino in fondo che cosa significa avvelenare la vita che ha generato (ma, curiosamente, quell’im­magine venne criticata aspramente proprio dalle femministe francesi).
L’arte oggi ha sempre più a che fare con la pub­blicità e la provocazione. Il caso di Cattelan è quello più evidente. Non fa eccezione Damien Hirst, del quale a Doha si è chiusa due giorni fa una grande mostra che esponeva alcune del­le sue opere più celebri. A Doha Hirst ha rea­lizzato anche una imponente installazione di sculture che ha per tema lo sviluppo del feto nell’utero materno fino al momento della na­scita: una sequenza costata venti milioni di dollari, con l’impiego di oltre duecento ton­nellate di materiale. Difficile negare che il Viag­gio miracoloso di Hirst sia provocazione, e per più di un motivo.
Intanto, il gigantismo che si sposa all’immen­sa disponibilità economica dell’emiro del Qa­tar. Avrebbe potuto trovare spazio, oggi, un’o­pera del genere in Europa o in America, o an­che in Cina? Sarebbe stata giudicata benevol­mente, oppure una stucchevole ostentazione di denaro per dire qualcosa che, in fondo, non è molto diverso da ciò che si vede in un museo di cere anatomiche (che di solito suscitano un certo ribrezzo)? Può essere considerata, infi­ne, un’opera che celebra la vita e la maternità quella di Hirst? Solo in parte: l’assenza della madre, infatti, non è di poco conto. Vedere Ge­sù bambino nella mangiatoia senza la Vergine che lo protegge avrebbe lo stesso significato ri­spetto all’iconografia che conosciamo? Ricor­do la joie de vivre che provai di fronte alla Ma­donna di Tullio Garbari conservata al Museo Diocesano di Trento, nota come Madonna del­la pace , e confesso che mi pare un inno alla vi­ta incomparabilmente più alto e poetico del­l’iconografia fetale di Hirst. Ma, si dirà, il Viag­gio miracoloso di Hirst viaggia davvero: sui me­dia di tutto il mondo; mentre Garbari se ne sta chiuso fra le stanze di un museo, quasi di­menticato (peccato). Dobbiamo tenere conto della storia artistica di Hirst: in una fotografia del 1991, intitolata
With Dead Head , Hirst si rappresenta sorri­dente mentre avvicina la propria testa a quel­la di un morto, spiccata dal corpo e appoggia­ta sul tavolo dell’anatomopatologo. Poco tem­po dopo divenne celebre Hirst con alcune o­pere di segno per così dire mortuario (e ba­rocco), chiudendo dentro teche di vetro caro­gne di squali, vacche, vitelli, agnelli in una so­luzione di formaldeide che sembrava render­li eterni (in realtà continuavano a putrefarsi e, dopo qualche anno, Hirst fu costretto a sosti­tuire lo squalo ormai svuotato con un altro an­cora integro); anche alcuni grandi quadri rea­lizzati con farfalle di tutti i colori, alludono al­la morte lasciando intuire sotto la trama pitto­rica il fantasma di un teschio (del tutto espli­cito nel celeberrimo teschio di diamanti del 2007).
Chiudo con una boutade: pubblicità e provo­cazione – dove la provocazione ha in Hirst un intrinseco e sottile alito di morte – si sposano bene tra loro. Non si dice forse che la pubbli­cità è l’anima del commercio? E il commercio oggi è essenzialmente finalizzato al consumo e al denaro. Il cerchio si chiude: morte-merce­consumo- denaro. E a Hirst tutti i benefici di questa seduzione del macabro attraverso la provocazione: è, infatti, l’artista più pagato al mondo.