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 2014  gennaio 24 Venerdì calendario

I BACI RUBATI DI HOLLANDE (E GLI ALTRI)


Parigi. Il galante Jacques Chirac rimane per molti il vero e proprio Casanova dell’Eliseo, il Quirinale dei francesi: con lui les femmes, ça galopait, disse non senza un minimo di compiacimento l’indulgente moglie Bernadette, e non credo sia necessario tradurre... Quando venne eletto presidente nel 1985, la sua reputazione di don Giovanni era universalmente riconosciuta e tollerata, assai più dei suoi incidenti di percorso, e delle zone grigie del suo operato che gli sono costate accuse di corruzione e processi. Gli si attribuiva persino una certa sapienza in materia amorosa, e il suo saltar la cavallina veniva giustificato manco fosse un accessorio indispensabile del savoir-faire che dovrebbe contrassegnare i comportamenti di un capo di Stato. In un libro-intervista con Pierre Péan (2007), Chirac si schermisce: «Non ho mai detestato le donne... ma non ne ho mai abusato», ritenendo esagerata l’opinione della moglie. Però lo contraddice l’ex autista, testimone di un andirivieni più confacente a uno sciupafemmine che non al primo cittadino di un Paese come la Francia. L’aveva infatti accompagnato a numerosissimi appuntamenti con deputatesse, consigliere e attiviste politiche. Tutti incontri che si consumavano rapidamente: «Cinque minuti, doccia compresa», puntualizza lo chauffeur. Quattro essenziali parole, e nessun pudore. La vorace attività sessuale è segno di vigore, nell’immaginario popolare, e viene più rispettata che deprecata, pur se non politically correct. Come in quella fatidica notte del 31 agosto 1997. Stava morendo la sventurata Lady Diana, sta. Che lo rintracciò a colpo sicuro. Perché lo stava aspettando sotto la casa di Claudia Cardinale. Un gossip? A rivelare l’episodio è Renaud Revel, giornalista del settimanale L’Express, autore dell’irriverente saggio Amazones de la République (sottotitolo: Sesso e giornaliste all’Eliseo), catalogo non esaustivo di flirt, scappatelle e pettegolezzi presidenziali al tempo della V Repubblica.
A dir la verità, Renaud punta il mirino della sua inchiesta – l’edizione pocket del suo libro è uscita il 2 gennaio scorso – sulle giornaliste che «seducono i nostri presidenti». Il primo nome che ci viene in mente è quello dell’ultima giornalista di una lista abbastanza sostanziosa, la tradita Valérie Trierweiler, quarantottenne editorialista di Paris-Match, la compagna di François Hollande che si è sentita «umiliata» per la storia del presidente con l’attrice Julie Gayet. Il 77 per cento dei francesi, secondo un sondaggio Ifop-Journal de Dimanche, chiede che sia rispettata la privacy del presidente. La gente non si sente né coinvolta né shoccata dallo scandalo.
Tanto per tornare al «galletto» Chirac, nel suo taccuino un posto di rilievo lo ebbe Élisabeth Friederich dell’Afp, l’agenzia di stampa francese... mentre l’aristocratico Valéry Giscard d’Estaing fu refrattario al fascino delle giornaliste, tanto da resistere (quasi) ai loro tentativi di seduzione (utilizzata, secondo Revel, «come tecnica d’investigazione»). Già, quasi. Giscard d’Estaing preferiva le attrici. Ciononostante dovette cedere all’incalzare di una o due giovani giornaliste, durante il suo mandato. Revel rammenta il nome di Gislaine Ottenheimer, allora giovane «stagista all’Express, era stata incaricata di occuparsi del presidente. Jeans e pantaloni di cuoio, pettinatura alla maschietta e viso molto carino, colpì immediatamente l’occhio di Giscard d’Estaing». Quel che successe tra i due, se successe, rimase confinato nella sfera privata e la discrezione ebbe la meglio.
Sulla barca di Cupido navigava spesso e volentieri il mitico presidente socialista François Mitterrand che secondo l’amica Françoise Giroud, era il Seduttore per eccellenza: Mitterrand le séducteur, lo ricordò l’indomani della sua scomparsa, avvenuta l’8 gennaio del 1996, «ha molto amato le donne, non è un segreto per nessuno. Per un mese, vittima di uno spettacolare e misterioso incidente stradale nel tunnel dell’Alma insieme a Dodi Al-Fayed. Tony Blair, il premier britannico, chiedeva urgentemente di parlare con il presidente francese per avere maggiori dettagli. Ma Jacques Chirac era introvabile. Nessuno sapeva dove fosse, tanto meno la moglie. Tranne l’ineffabile auti- per un anno, non si potrebbe dire quante fossero quelle che caddero per il suo charme e ne restarono, talvolta, tramortite». Le seduceva. Le lasciava. Mitterrand era un formidabile collezionista di donne. «Bisognava rassicurarlo sulla sua capacità di amare» spiegò la Giroud che è stata tante cose, attrice, aiuto regista, scrittrice, due volte segretaria di Stato (per i diritti delle donne e per la cultura). Naturalmente anche giornalista, per di più cofondatrice del settimanale L’Express.
Femme fatale della politica francese coniò l’espressione Nouvelle vague, che sarebbe stata adottata dai nuovi cineasti francesi dei Cahiers du cinéma. È in quest’ambiente che lei e Mitterrand s’incontrano, si conoscono, si apprezzano: «François aveva iniziato la sua vita amorosa con uno smacco: Catherine Langeais, che l’aveva respinto». Famosa presentatrice tv, chiamata affettuosamente «la fidanzata dei francesi», nel 1938 si era fidanzata giovanissima, a quindici anni, con Mitterrand. Lo lasciò per sposare un conte polacco. Quante passioni ha suscitato Mitterrand il Seduttore, e quante giovani non si sono più riavute da questo turbinìo di sentimenti? Ci provò persino con Valérie Trierweiler, la compagna di Hollande. Fu nel 1994, durante una cerimonia all’Eliseo. Lei aveva 25 anni. Era bellissima. Lui la invitò a pranzo. Il corteggiamento non ebbe successo, almeno questa è la versione più accreditata.
E comunque, molte delle donne sedotte da Mitterrand gli sono rimaste fedeli, devote. Oltre all’ormai celebre relazione con la storica Anne Pingeot dalla quale ha avuto la figlia «segreta» Mazarine, Mitterrand ebbe storie con alcune giornaliste, come la reporter svedese Christine Forsne, e con artiste, come la cantante Dalida. Si sussurra che ebbe un flirt pure con Brigitte Bardot. Una foto emblematica li ritrae insieme: su una scalinata, il giovane ministro Mitterrand si mangia con gli occhi una prorompente BB che allarga le braccia, chissà cosa sta raccontando.
Qualche volta si ama da morire. Il 16 febbraio 1899, verso le cinque della sera. Il presidente Félix Faure, 58 anni, in attesa della bella Marguerite Steinheil, 30 anni, moglie di un pittore, e sua amante da due, rinforza l’eccitazione con un paio di pillole afrodisiache. Il salottino blu è la loro alcova. Fanno l’amore. Passa un’ora, Marguerite s’impegna in una lunga estenuante fellatio. A un certo punto, la mano di Faure le afferra i capelli. La scuote. Lei smette. Troppo tardi. Faure urla: «Soffoco! Soffoco! Non ci vedo più!». Si affloscia sul divano. Lei grida terrorizzata. Gli inservienti presidenziali irrompono. Marguerite è seminuda, la mano di Faure non le molla i capelli. Le tagliano la ciocca. Il capo di gabinetto ordina a Marguerite di sparire. Nella concitazione, dimentica il corsetto. Si copre il petto nudo con la pelliccia. Scappa da un’uscita secondaria, dalla principale arrivano i medici. Possono solo assistere all’agonìa di Faure. Che esala l’ultimo rantolo alle dieci. Congestione cerebrale. Arriva anche un prete per somministrare i sacramenti. Chiede ad una guardia: «Il presidente ha ancora la sua conoscenza?», intendendo dire se era ancora cosciente. «No, è appena scappata dall’uscita secondaria». Storia e battute si confondono. Marguerite diventa pompe funèbre. Il lessico popolare le fece aumentare reputazione e amanti, tra i quali il re di Cambogia. Sposò un barone del Sussex e morì come lady Abinger nel 1954. Più cinico di tutti fu Georges Clemenceau: «Faure ha voluto vivere da Cesare, è morto da Pompeo ». Il Journal du peuple ironizzò: Faure è morto per essersi troppo sacrificato a Venere. Più che un epitaffio, degna insegna dell’Eliseo «bordello presidenziale».