L. S., L’Espresso 24/1/2014, 24 gennaio 2014
QUELLA CRESTA SUL PETROLIO
La vittima più illustre è Zhou Yongkang, ex tutto: zar della sicurezza nazionale; uno dei membri del Politburo, il potentissimo organismo politico, dal 2007; ma anche, per 30 anni, top manager della China National Petroleum Corporation (Cnpc, detta anche Petrochina). Ed è proprio qui, nei suoi vecchi uffici, che nel 2012 si è fatto vivo per il discorso d’addio, prima della pensione, là dove aveva cominciato la sua scalata alle gerarchie del partito comunista. La quiete prima della tempesta. Che è scoppiata ai primi dello scorso dicembre, quando "l’intoccabile" Zhou, 71 anni, è stato indagato per corruzione: la seconda testa eccellente a cadere dopo quella di Bo Xilai, anche lui ex membro del Politburo, condannato all’ergastolo per tangenti, appropriazione indebita e abuso di potere.
Con Zhou, soprannominato il "Dick Cheney" cinese per la sua influenza nell’industria petrolifera, sono stati travolti anche suoi amici e colleghi, tutti dirigenti di Petrochina,
una consociata della Cnpc quotata a Hong Kong: cinque dirigenti licenziati, compreso l’ex vicepresidente Li Hualin, segretario privato di Zhou. Altri due, invece, arrestati. L’indagine è agli inizi e ha fatto emergere quanto siano sporchi gli affari petroliferi cinesi. Con una galassia di offshore che ruotano intorno ad alcuni fornitori della stessa Cnpc. Come la Wison Engineering, un titolo della Borsa di Hong Kong. Il suo presidente
e fondatore, Hua Bangsong, che dal 2003 possiede tre offshore alle Isole Vergini Britanniche, sta collaborando con le autorità. Nel settembre 2013 la sua società
era stata sospesa dalle contrattazioni di Borsa e i suoi conti bancari congelati. Tutte queste notizie sono frutto dell’inchiesta di "The International Consortium
of Investigative Journalists" (Icij), che di offshore legate alle imprese petrolifere cinesi ne ha trovate altre, sempre alle British Virgin Islands, distribuite tra Tortola e la capitale Road Town. Ad esempio, la Adept Act Enterprise Ltd, attiva tra il 2006 e il 2008, ha come "director" e azionista, Zhang Bowen, da dicembre presidente della Kunlun Energy Ltd, una filiale della Cnpc.
Anche ai vertici della China National Offshore Oil Company (Cnooc) le società celate dietro i palmizi dei Caraibi abbondano. Che cosa sa Yang Hua, chief executive proprio alla Cnooc, della Garland International Trading Company Ltd, di cui risulta amministratore e azionista? Nessuna risposta dal colosso petrolifero. Come anche per Fang Zhi, vicepresidente della Cnooc International, titolare di una misteriosa Xin Yue Lianping Company Ltd.
Che la situazione sia esplosiva lo dimostra un rapporto del 2011 della Bank of China.
I banchieri di Pechino, con un j’accuse violento, si sono scagliati proprio contro i paradisi fiscali: tutta colpa delle cospicue mazzette girate all’interno di importanti settori dell’economia cinese, primo fra tutti, il petrolio. Circolano anche delle cifre, colossali. Dalla metà degli anni ’90 in avanti più di 120 miliardi di dollari sono spariti, soprattutto nel ventre di Tortola e dintorni, 27 mila abitanti e 150 chilometri quadrati. Chi li ha trafugati? Impiegati di compagnie controllate dallo Stato e altri funzionari pubblici.