Marco Travaglio, L’Espresso 24/1/2014, 24 gennaio 2014
SVUOTACARCERI SALVAMAFIOSI
A volte viene davvero da augurarsi che la trattativa Stato-mafia non solo sia esistita (lo dicono varie sentenze definitive) ma che continui tuttoggi. Così almeno certe leggi pro mafia troverebbero una spiegazione plausibile. Come rivela "La Stampa", la Cassazione ha appena dovuto scarcerare sei fra boss e killer mafiosi condannati all’ergastolo. Che potrebbero essere presto seguiti da un altro centinaio di ergastolani. Il solito vizio di forma? No, una legge varata dal centrosinistra alla fine del 1999: il pacchetto Carotti che accompagnava la riforma del giudice unico.
PIÙ CHE UN PACCHETTO , un pacco che di fatto aboliva l’ergastolo, consentendo agli imputati per tutti i reati, comprese le stragi, di accedere al rito abbreviato con i relativi sconti di pena. Così i candidati al carcere a vita, inclusi gli stragisti del 1992-93 a Capaci, via d’Amelio, Firenze, Milano e Roma, rischiavano al massimo 30 anni (che poi di fatto, con la liberazione anticipata di tre mesi all’anno, scendevano a poco più di 20 effettivi). Le proteste dei magistrati e dei parenti delle vittime costrinsero il Parlamento alla retromarcia alla fine del 2000, con un decreto retroattivo che ripristinava di fatto l’ergastolo. Il decreto, in odore di incostituzionalità fu impugnato da alcuni detenuti alla Corte europea di Strasburgo, che condannò l’Italia per violazione dei diritti umani, innescando una serie di sentenze della Consulta e della Cassazione. Così ora i condannati all’ergastolo in processi interrotti dalla sua provvisoria abolizione tra il 1999 e il 2000 devono scendere a una pena di 30 anni, cioè di fatto di 20 o poco più. E, se li hanno già scontati, tornare liberi. Proprio come chiedeva il papello che, secondo vari collaboratori di giustizia e i giudici di Palermo, Totò Riina consegna a uomini dello Stato nella trattativa dell’estate del 1992. Ma non è finita.
Il 23 dicembre 2013 la ministra della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha varato il decreto svuotacarceri. Che si spera vivamente il Parlamento non converta in legge, a meno che non voglia fare un altro regalo alle mafie. Il decreto infatti - con la solita scusa dell’urgenza per evitare le condanne europee che incombono sull’Italia a partire da maggio per il sovraffollamento delle celle - porta da 3 a 4 anni le pene (intere o residue) che i detenuti possono scontare ai servizi sociali, cioè in libertà. E soprattutto innalza da 3 a 5 mesi lo sconto annuale della liberazione anticipataper qualunque detenuto (mafiosi inclusi) partecipi all’opera di rieducazione. Che poi, tradotta in italiano, non è null’altro che un insieme di colloqui con i familiari, attività ricreative, teatrali e sportive. Ciò vale per tutti i condannati, salvo quelli che delinquono anche in cella. E non è questo il caso dei più pericolosi, cioè dei mafiosi, che risultano anzi detenuti modello.
COME HA SPIEGATO il procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, che ha lavorato per anni al Dap, la liberazione anticipata extralarge non serve a nulla per sfoltire i detenuti che più affollano le celle, cioè gli extracomunitari e i piccoli spacciatori-tossici, insomma i pesci piccoli: dovendo essi scontare pene più basse, detrarne 3 o 5 mesi all’anno cambia poco. Serve invece ad accorciare la detenzione dei grandi criminali condannati a pene più alte: lo svuotacarceri abbuona 2 anni e mezzo a chi ne deve scontare 6 e 5 a chi ne deve scontare 12. Così i bonus ai microcriminali sono talmente irrisori da farne uscire pochissimi in tempo utile per scongiurare le condanne europee; in compenso i boss si vedono quasi dimezzare le pene, che finiranno di scontare perlopiù fra diversi anni. E in ogni caso non possono fare causa allo Stato, perché non soffrono alcun sovraffollamento (stanno in celle singole).
Risultato: l’Europa ci condannerà lo stesso, le carceri resteranno strapiene e i mafiosi saranno felici e contenti. A questo punto, delle due l’una: o il governo Letta è una gabbia di matti, o la trattativa Stato-mafia continua. E non si sa se sia peggio la prima o la seconda.