j.g., Il Sole 24 Ore 23/1/2014, 23 gennaio 2014
DIETRO I NUMERI DI BRUXELLES
L’unica cosa certa è l’annuncio politico. Taglio delle emissioni di anidride carbonica del 40% e fonti rinnovabili d’energia al 27%. Numeri.
Invece è vago e incerto l’aspetto in realtà più importante: "come" conseguire questi obiettivi. È l’aspetto più importante perché c’è un solo modo realizzabile per ridurre le emissioni scalda-clima e per evitare che l’economia subisca dagli obiettivi ambientali numerici un tracollo definitivo: il solo modo per salvare il clima è fare in modo che l’industria europea diventi il modello, lo standard, cui tutto il mondo deve adeguarsi. Su questo fronte, Bruxelles pare insensibile. Bruxelles si occupa con attenzione di gas di scisto estratto con il fracking ma non della geotermia (su cui l’Italia ha tecnologie che potrebbero imporsi nel mondo). Bruxelles riduce dal 10 al 6% la quantità di biocarburanti da mescere in benzina e gasolio senza promuovere quelli di nuova generazione (su cui l’Italia ha tecnologie che potrebbero imporsi nel mondo). Bruxelles fissa quote di rinnovabili ma è disattenza per il solare termodinamico (su cui l’Italia ha tecnologie che potrebbero imporsi nel mondo). Ricorda l’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che «servono politiche di sostegno e regole armonizzate che la Ue non ha mai voluto prendere in considerazione».
Gli industriali hanno ragione a lamentarsi. E pure hanno ragione gli ambientalisti. Bruxelles non ha impostato una politica che salverà il clima; ha solamente dato i numeri. (j.g.)