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 2014  gennaio 23 Giovedì calendario

A TEATRO E (FORSE) IN TV. "FARÒ OGNI SERA UNO SHOW DIVERSO"


Metti che un giorno, un po’ prima dell’alba, ti presenti senza invito all’Edicola Fiore. Così d’improvviso. Roma. Un bar d’angolo. Oltre ai caffè, si servono risate. Improvvisate. Scatenate. Fiorello è Fiorello anche alle sei e mezzo di mattina e quando imita Pupo sembrerebbe Pupo anche alla mamma di Pupo. Ed Edicola Fiore è un format a geometria variabile perché può contenere tutto, affrontare ogni argomento, sdoppiarsi tra web (culla natale) e Rairadiodue, dove va in onda a spizzichi. Quanti lo seguono? Chissà. Al massimo si può far la conta dei clic sul canale YouTube e su www.rosariofiorello.it, ma la diffusione virale attraverso Facebook e i retweet di Twitter è incalcolabile. Lui, che è scatenato, si aggira con il suo smartphone («ormai con un cellulare fai la radio»), parlotta con gli autori, scherza con (e su) Marco Baldini e mette in scena se stesso perché lui non è semplicemente un artista, è un format: identico anche quando si spengono i riflettori. Perciò l’Edicola Fiore è il polmone della sua creatività, nasce (anche) qui ma non riesce a fermarsi solo qui.
«Il mio prossimo tour nascerà come l’Edicola, improvvisando» dice lui, confermando che a marzo rifarà un giro d’Italia nei teatri. Prima piccoli, con partenza forse da Novara. Poi più grandi, Roma e Milano e altri palasport. Insomma la rampa di lancio per un altro one man show in tv. Raiuno, ovvio. Autunno 2014, forse. Lui glissa, traccheggia, non conferma. E si mette a imitare Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia, voce roboante, fisico quantomeno imperioso. «Ce l’ho la soluzione per il sovraffollamento delle carceri: l’indultino primavera». Boom.
Davanti a lui, un signore imperioso almeno come la Cancellieri, e decisamente calvo, trema dalle risate perché si trattiene e non può ridere forte quanto vorrebbe. E i musicisti, i cantanti, i rapper, i clienti in attesa del caffè, insomma l’imprevedibile compagnia di giro intorno all’uomo format fa di questo bar forse il più allegro d’Italia. «Io vado a braccio, improvviso» dice Fiorello, che manco lo diresti quasi cinquantaquattrenne e va assai orgoglioso dei propri addominali. Qualche tempo fa un comico famoso ai tempi del Drive In gli ha confinato il talento alla bravura di qualche autore. «In realtà anche il nuovo spettacolo teatrale non avrà copione. Anzi lo avrà dopo. Andrò in scena con tre idee di salvataggio, perché l’imprevisto o il vuoto di memoria sono sempre dietro l’angolo per chiunque faccia spettacolo. Ma sul palco andrò a braccio». In questo, piaccia o no, è un maestro riconosciuto da tutti. In poche parole: «Lo spettacolo lo scriviamo sempre dopo che è andato in scena». Quindi non lo scrivono mai.
In sostanza: «Alla sera, dopo la fine dello show, mi riunirò con gli autori per ragionare sulle cose che ho detto in scena e tirar fuori altre idee di “salvataggio” per la sera dopo». Un work in progress. Ogni sera diverso. Forse per questo lo show si intitolerà Fuori programma. D’altronde difficile incasellare Fiorello sui binari di un programma. Le cose gli vengono così sin da quando aveva 18 anni, lavorava nei villaggi turistici dal mattino a notte fonda, prima in cucina (lo chiamavano «Crocchetta») poi davanti ai turisti. Esibisce le sue conoscenze di software e trucchetti digitali e lì per lì se ne esce con un «so’ talmente avanti che il futuro mi bussa alle spalle per chiedermi ’ndo vai?» da far di nuovo rischiare il collasso al signore stile Cancellieri. Intanto Fiorello sta già postando i filmati di oggi su YouTube. Non sono neanche le otto e il web comincia a mitragliare retweet più veloci delle cartelle di Equitalia. Quando partirà in tour, l’Edicola Fiore andrà in vacanza e rimarrà solo l’Anteprima, ovviamente itinerante, città dopo città. Sarà soprattutto «Fuori programma»: poche scene, mini orchestra, un uomo solo al comando. Tanto ci pensa lui che ormai è diventato uno scatenato multitasking. Digita sul touch mentre dice battute a raffica, srotola idee, filma gli amici che aspettano l’ultima tazzina finché anche lui prende di mira la moto, affonda il ciuffo in un enorme casco nero e dice senza troppi giri di parole: «A domani ragazzi, vado a portare mia figlia a scuola». Vrooommm.