Roberto Giardina, ItaliaOggi 23/1/2014, 23 gennaio 2014
GERMANIA, LAUREATI A SPASSO
Il titolo di Doktor è sempre ambìto in Germania, e continuano a ripetersi i casi di politici sorpresi ad aver copiato la tesi, anche se i loro nomi non sono molto noti in Italia, come quello di Karl-Theodor zu Guttenberg, costretto a dimettersi da ministro della difesa due anni fa. E nessuno pensa a perdonarlo. Carriera finita, per sempre. Il titolo non serve a un politico, ma se ci tiene, dimostra che il prestigio sociale del Doktor rimane intatto. Eppure non è una garanzia per ottenere un posto di lavoro. In media i diplomati guadagnano di più, ma non tutti.
L’anno scorso il numero di Doktor disoccupati è salito di 21.400 unità portando il totale a 191.100, riferisce la Welt am Sonntag che cita le statistiche della Bundesagentu für Arbeit, l’ufficio del lavoro. Un aumento del 13%. La causa principale è il numero più alto di laureati. Nel 2000 il 37% dei liceali entrava all’università, oggi siamo al 50%. E aumentano coloro che scelgono facoltà umanistiche. Il numero dei dottori a spasso comunque rimane basso, intorno al 3%, poco più di un terzo della media.
Alcuni si sono specializzati in settori altamente qualificati, e per loro, in caso di perdita dell’impiego, è più difficile trovare un altro posto allo stesso livello, e il periodo di disoccupazione può protrarsi a lungo. Si tratta di una percentuale comunque molto bassa. La maggioranza, come da noi, ha scelto studi letterari e umanistici che non sempre possono garantire di trovare lavoro. E si corre il rischio di essere sottopagati.
Ancora più alto è il numero di Doktor che si accontentano di una paga oraria al di sotto di quella di un operaio specializzato. La Grosse Koalition ha rotto un tabù introducendo la paga minima oraria a 8,50 euro, ma circa il 10% dei laureati in media si deve accontentare di guadagnare qualche cent in più: la media per questa fascia è di 9,30 euro. Una commessa o una collaboratrice domestica a Berlino non riceve meno di 10 euro.
Le cifre sono fornite dall’Institut für Arbeit und Qualifikation (Iaq) dell’università di Duisburg. I laureati sottopagati erano 688 mila nel 2012, e il numero oscilla da anni tra il 7 e il 12%. E il rischio è più alto per le donne che per gli uomini: le Frau Doktor sottopagate sono l’11,%, mentre i colleghi sono poco più del 6%. Difficile migliorare la situazione dopo il titolo, se si è scelto il corso di studio non adatto. Meglio intervenire da subito, già al liceo, prima dell’iscrizione all’università. Molti corsi sono a numero chiuso, e vi si accede grazie al buon voto ottenuto alla maturità, oppure bisogna adattarsi a un lungo periodo di attesa.
Si finisce per ripiegare su facoltà ritenute più facili, senza un’autentica vocazione. Oppure, al contrario, si compie una scelta dettata solo dalla passione per certi studi senza riflettere sulle reali chance di lavoro. Le università tedesche inseriscono nei corsi sempre materie pratiche accanto a studi puramente teorici, ma non sempre basta. Il giornale cita il caso di Anneli Botz che lavora in una società di comunicazione, a cottimo, arrivando a neanche mille euro al mese. Si è laureata in storia dell’arte e filosofia e voleva diventare curatrice in un museo, ma non ci sono posti disponibili. Si è adattata e gira interviste video con artisti per una piccola ditta, ma senza la speranza di ottenere un posto fisso. Molti laureati, osserva la Welt, non hanno un contratto fisso e finiscono per lavorare più ore del previsto, sia per passione, sia per non perdere il posto. Settimane di 50 o 60 ore sono la normalità.