Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/1/2014, 23 gennaio 2014
PERISCOPIO
Gli scienziati del Cern hanno creato un fascio di antimateria, praticamente la minoranza del Pd. Jena. La Stampa.
Un fantasma si aggira per il mondo: il mutamento climatico. E la polemica divampa o surgela. Lo scienziato dice che farà più caldo, gli tirano le pietre. Dice che farà più freddo, gli tirano le pietre. Alla fine, il poveretto sarà obbligato a dare ragione a chi gli offre di più. Anche qui da noi la memoria è corta e nessuno si ricorda più dell’era glaciale, salvo alcuni anziani di Belluno. Massimo Bucchi. ilvenerdì.
Cuperlo non si sforza di sembrare risolto rispetto al passato nella Fgci e di contraddire l’accusa di tutelare lo status quo buttando nel calderone culturale Bono Vox, Amedeo Nazzari, Rino Tacchino. Gli piace «Amadeus», il film: «A una certa età capisci se sei la reincarnazione di Salieri o di Mozat. Il dramma è quando non sei Mozart e non te ne fai una ragione». E chi vuole intendere, intenda. Daniela Ranieri. Il Fatto.
Se l’Europa fosse una civiltà e non solo una contabilità, non se la sbrigherebbe dicendo che ci ha dato i soldi per fronteggiare i flussi migratori. All’esodo non risponde con la polizza. Pattuglierebbe il mar Mediterraneo e intercetterebbe le barche clandestine. Porterebbe in salvo i migranti e poi li riporterebbe a casa, e affonderebbe gli scafi coi loro criminali scafisti. Basterebbe farlo alcune volte e l’orrendo traffico di vite umane si fermerebbe. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Non esiste davvero una ragione al mondo per cui il Quirinale debba avere il triplo dei dipendenti dell’Eliseo o di Buckingham Palace o perché gli stipendi dei parlamentari italiani siano i più alti d’Europa e così pure i vitalizi, senza contare lo spreco delle province, l’incredibile montagna di soldi buttati in consulenze agli amici e agli amici degli amici, eccetera. Detto questo, in un Paese con il terzo debito pubblico del Pianeta, la più alta pressione fiscale delle nazioni Ocse, la disoccupazione giovanile al 40 per cento e un terzo del territorio in mano alle mafie, discutere ogni giorno da anni di queste idiozie, senza peraltro cambiare una virgola all’andazzo, è francamente da dementi. Curzio Maltese. ilvenerdì.
Appena i marchettari che stanno al governo vengono presi col sorcio in bocca dai M5S, fanno la faccina contrita e prorompono in un «ops, scusate», e simulano sviste per nascondere le cambiali da pagare ai potentati che tengono in piedi un premier che vanta una popolarità del 29% e conserva la maggioranza solo grazie al premio incostituzionale del Porcellum e ai voti di noti frequentatori di se stessi (gli Alfanidi) che, senza B., non avrebbero un voto nemmeno dalle rispettive famiglie. Marco Travaglio. Il Fatto.
Come nel 1814 e nel 1914, anche nell’evoluto 2014, quando due amanti vengono scoperti (vedi caso Hollande) il maschio viene fatto passare per uno stupido farfallone e la femmina per una mantide perversa. E alla fine è quasi sempre intorno alla mantide che si scavano i deserti. Fuori di metafora: lui si pente e lei perde il posto. Massimo Gramellini. La Stampa.
Papini, ex nazionalista de la Voce, ex futurista, ex pragmatista e ora fascista e devoto cattolico, delirava in «Italia Mia»: «Tutti gli altri paesi sono, più o meno, in difetto: All’Inghilterra manca la scultura e la musica; alla Francia il dono dell’invenzione meccanica; alla Russia, la filosofia; alla Spagna il genio politico e via dicendo. All’Italia nulla, assolutamente nulla di quel che forma la grandezza e la forza dello spirito umano». E insisteva nel farnetico: «... Chiunque non pensa che l’Italia combatte per una causa giusta e per la stessa esistenza, chiunque non sente che l’Italia deve a ogni patto vincere e che a ogni costo vincerà, non è degno di essere chiamato italiano, bensì sprezzator della madre, traditore dei fratelli, alleato dei nemici della Patria». Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.
Purtroppo lo stato di pace comporta una desolante frustrazione per tutti coloro che madre natura ha dotato di aggressività in eccesso. Ci esprimiamo al maschile solo per ragioni grammaticali, ma il discorso si riferisce, in egual misura, sia agli uomini che alle donne. Esperienze drammatiche quali quelle delle Brigate Rosse hanno dimostrato come le terroriste non siano meno scatenate dei loro compagni di sesso maschile. Armando Plebe, Tornerà il comunismo? 1973. Piemme.
Il direttore editoriale della casa editrice mi ha chiesto (anche lui!) perché non cerco di guadagnarmi il pane come fanno tutti: nei giornali. Per esempio, scrivendo recensioni. Mi ha incoraggiato: «Che ci vuole? Tanto le recensioni dei libri le leggono solo gli autori dei libri recensiti e quella è gente che si accontenta di poco, una manciata di aggettivi e via. Non occorre nemmeno che li leggi i loro stupidi libri! Lòdali a caso, come viene viene, in termini smisurati e incongrui. Così guadagni di che vivere e ti fai anche degli amici che poi, quando viene il tuo turno di pubblicare, pensano a scrivere sui giornali che la tua opera è immortale e rappresenta un svolta nella cultura... Ma sì, lo sai anche tu, Sebastiano, come va il mondo! Assecondalo. Non c’è poeta sconosciuto o romanziere fallito che non rappresenti svolte storiche per almeno dieci recensori. Le opere? Chi se ne frega delle opere. Ci sono cose più serie sotto il sole!». Sebastiano Vassalli, L’oro del mondo. Einaudi, 1987.
Vivi a Milano? Allora consideri la Scala come il centro assoluto della civiltà occidentale. Seguono a ruota il Piccolo Teatro, la Fiera e lo stadio Meazza. Per te, Giorgio Armani non se la batte con Dior e Chanel, ma con Picasso e Monet. E via Montenapoleone non è solo una strada, praticamente è il Louvre. Se vivi a Milano, adori il sushi, giri in bici, parli al cellulare con la Cicci. Il Tronchetti è il tuo Bill Gates e/o il tuo Richard Gere. Se stai in un monolocale lo chiami loft. Lavori tutto l’anno come una bestia per poi andare sei giorni a Sharm ad abbronzarti. Però quelli neri li chiami «baluba». Enrico Vanzina, Commedia all’Italiana. Newton Compton editori.
Il matrimonio viene giudicato dall’antipasto. Invece, per valutarlo, bisogna aspettare anche il dolce e l’amaro. Ecco perché non si dovrebbe mai divorziare. A meno che tu abbia sposato un pazzo o un assassino. Pupi Avati. il Fatto.
«Sii sempre te stesso» mi esortò un saggio indiano. Ci sono riuscito e mi sono pentito. Roberto Gervaso. Il Messaggero.