Filippo Facci, Libero 23/1/2014, 23 gennaio 2014
SE IL MINACCIATO E’ BERLUSCONI
Totò Riina, di passaggio, ha pure detto che il Cavaliere andrebbe ucciso, ma di questo non gliene frega niente a nessuno: «Noi su Berlusconi abbiamo un diritto: sapete quando? Quando siamo fuori lo ammazziamo... Non lo ammazziamo, però, perché noi stessi non abbiamo il coraggio di prenderci il diritto». C’è anche questo nelle trascrizioni dei deliri senili di Riina intercettati in carcere: ma per Nino Di Matteo allarme mediatico nazionale, Comitato per la sicurezza pubblica, tre auto, nove uomini, elicottero, voli di Stato, possibilità di bomb jammer e blindato Lince, per Berlusconi invece neanche un sottotitolo. Dov’è l’errore? Si sopravvaluta l’attenzione per Di Matteo o si sottovaluta quella per Berlusconi? L’abbiamo già scritto: quelle di Riina sono cazzate in qualunque caso, è un generale senza più un esercito. Con l’aggravante che: 1) il bofonchiare senile di Riina viene strumentalizzato per sputtanare il Colle e per rianimare «la trattativa», cioè la più clamorosa patacca processuale della Seconda Repubblica; 2) il Capitano Ultimo, alias Sergio De Caprio, cioè l’uomo che arrestò Totò Riina, intanto è rimasto senza scorta; 3) il pm Di Matteo, per contro, meriterebbe una bella inchiesta per capirne le responsabilità rispetto agli inutili processi per la strage di via D’Amelio, celebrati - con la condanna di innocenti - in virtà di un «depistaggio » avallato e difeso proprio da lui, Nino Di Matteo.