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 2014  gennaio 23 Giovedì calendario

“È IL FIGLIO DI MODUGNO, LO PROVA IL DNA”


ROMA — L’attore Fabio Camilli è il quarto figlio di Domenico Modugno. E proprio come Marco, Marcello e Massimo nati dal matrimonio di Mister Volare con Franca Gandolfi, ha il diritto di portare il cognome e dunque di accedere al patrimonio di Modugno. La clamorosa decisione è stata presa due giorni fa dal Tribunale di Roma che ha messo così fine alla battaglia legale per il riconoscimento della paternità dell’attore romano 51enne (ha recitato tra l’altro ne I cento passi e nella serie tv di Romanzo criminale) iniziata nel 2002. Pochi giorni fa, il 14 gennaio, la Corte di Cassazione aveva confermato che il padre naturale di Camilli non era colui che l’ha cresciuto, ovvero Romano Camilli, una decisione che ha aperto la strada alla sentenza del Tribunale di Roma, basata anche sul test del Dna condotto sulla salma del cantante pugliese, esame che ha dato esito positivo.
Nato nell’agosto del 1962, Fabio Camilli è figlio della coreografa Maurizia Calì, all’epoca ballerina nel corpo di ballo del Sistina, dove la donna aveva conosciuto Domenico Modugno. Galeotta fu la commedia musicale “Rinaldo in campo” che, dopo il debutto del 12 settembre ’61 al teatro Alfieri di Torino per il centenario dell’Unità d’Italia, fece tappa nel famoso teatro di Roma. La battaglia legale di Fabio Camilli è durata 12 anni, con l’opposizione della vedova Modugno e dei tre figli Marco, Marcello e Massimo, ma la consapevolezza di essere «il figlio segreto di Modugno» c’era già da qualche anno. Aveva 25 anni quando venne a sapere la verità che gli avrebbe sconvolto la vita e provocato «una grave crisi di identità».
Come ha raccontato in un’intervista a Chi, Camilli frequentava la famiglia del cantante pugliese: «Ero molto amico dei figli di Modugno, specialmente di Marcello: siamo cresciuti insieme e abbiamo anche scelto di lavorare nel mondo dello spettacolo». Camilli viene a sapere la verità che sconvolge la sua vita dalla fidanzata del suo amico Marcello, che si rivelerà poi suo fratello: «Mi chiamò e mi disse che la famiglia sapeva che io ero figlio di Domenico, perché lui stesso glielo aveva confessato ». Da parte di Domenico Modugno, però, non ci sarà mai, nemmeno in punto di morte, avvenuta nel ’94, la volontà di incontrare il figlio illegittimo.
Da parte sua Fabio Camilli non avrebbe avuto il coraggio di confessarlo «a quello che, fino a quel giorno, avevo creduto mio padre, perché stava molto male e ho voluto evitargli un dolore», ha spiegato nella stessa intervista. E continuando in un racconto che appartiene ai nostri giorni ma sembra letteralmente preso da un romanzo d’appendice dell’Ottocento, ricorda che con la madre parlò subito della cosa, ma preferiva che la questione rimanesse privata, «e quando ho deciso di agire legalmente, lei non ha accettato la mia scelta».
Quella del Tribunale di Roma, dice l’avvocato di Fabio Camilli, Gianfranco Dosi, «è una sentenza giusta, ben scritta e ben motivata che mette in evidenza anche tutte le resistenze che hanno fatto i figli di Modugno in questi anni».
L’avvocato Dosi sottolinea poi come nella vicenda ci sono anche aspetti patrimoniali, a cominciare dai diritti d’autore di Domenico Modugno, che andranno ora affrontati. Del resto se Mister Volare è uno dei cantanti italiani più famosi al mondo, “Nel blu dipinto di blu” è ancora la canzone che fa guadagnare di più.