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 2014  gennaio 23 Giovedì calendario

“SOPRAVVIVERANNO CINQUE PARTITI LE LISTE BLOCCATE NON SONO IL MALE”


ROMA — Professor D’Alimonte, lei è il politologo che è stato accanto a Matteo Renzi nella complicata trattativa con Berlusconi. E’ soddisfatto del risultato, lei che è uno dei maggiori studiosi italiani di sistemi elettorali?
«So che non si poteva ottenere di più. E considero un risultato insperato, merito dell’abilità di Renzi, aver ottenuto il secondo turno di ballottaggio nel caso in cui nessuno superi il 35 per cento dei voti ».
Il suo antico maestro, Giovanni Sartori, sostiene che la vostra proposta è peggio della legge truffa del 1953. Dice che è un «pastrocchium».
«Bontà sua. Il fatto è che Sartori è un idealista, anzi un irrealista, mentre io sono un realista. Anch’io, come lui, avrei preferito un sistema basato sui collegi uninominali e sul doppio turno. Ma ci siamo trovati di fronte alla netta ostilità di Berlusconi».
Ostilità al doppio turno o ai collegi uninominali?
«A tutti e due. Lui è convinto che al secondo turno molti dei suoi elettori non vadano a votare, per pigrizia. Io ho detto a Verdini che questo forse è vero nei Comuni, ma se si tratterà di andare a votare per Marina Berlusconi gli elettori del centrodestra ci andranno, al ballottaggio, eccome. Non so se questa è stata poi la ragione per cui alla fine Berlusconi ha accettato la richiesta di Renzi del doppio turno eventuale…».
E perché non vuole i collegi uninominali?
«Perché con la legge Mattarella lui prendeva nei collegi un milione e mezzo di voti in meno rispetto a quelli che otteneva con le liste di partito».
La soglia che avete fissato per il premio, 35 per cento, secondo molti è troppo bassa per giustificare il premio di maggioranza.
«Non siamo riusciti ad alzarla. Evidentemente Berlusconi spera di vincere al primo turno, evitando il ballottaggio al quale continua a guardare con un po’ di diffidenza ».
Ma una soglia così bassa non scatenerà i ricatti dei partitini?
«Penso che Renzi voglia assolutamente evitare un’ammucchiata
come quella di Prodi del 2006. Non so se il centrodestra farà altrettanto ».
Avete bloccato le liste civetta, come «No Equitalia» o «Forza Lazio », fatte apposta per raggranellare manciate di voti?
«Non siamo riusciti a impedirle, ma abbiamo reso complicato presentarle. Dovranno raccogliere le firme ed essere presenti in un certo numero di circoscrizioni».
Altra obiezione: per chi ha il 35 per cento è troppo alto un premio del 18 per cento dei seggi. Come risponde?
«Rispondo che l’unico modo per rendere governabile l’Italia è un sistema maggioritario. Anzi, disproporzionale. Lo dico così perché so che in Italia ci sono ancora tanti sostenitori della proporzionale, e risulta più chiaro che io sono di parere opposto. Il premio è troppo alto? Ma Tony Blair al suo terzo mandato ottenne il 55 per cento dei seggi, con il 35 per cento dei voti. E il Ps di Francois Hollande, al primo turno delle legislative, aveva il 29 per cento dei voti: poi ebbe il 52 per cento dei seggi».
Quanti partiti avremo, con lo sbarramento al 5 per cento, nel prossimo Parlamento?
«Cinque, direi: Pd, Fi, Ncd, M5S e Lega. Poi è probabile che Storace, La Russa e qualche altro presentino i loro simboli ma si procurino dei posti sicuri nelle liste di Berlusconi».
Arriviamo al punto dolente delle liste bloccate. Torniamo al Parlamento dei nominati?
«Le liste bloccate non sono il male assoluto. Possono essere usate molto bene, per esempio per equilibrare la presenza di genere».
Che non sarà garantita dalla legge?
«La legge prevederà la parità di genere a livello circoscrizionale, ma non siamo riusciti a far passare l’alternanza uomo-donna nelle liste».
Le preferenze sono fuori discussione?
«Ai sostenitori delle preferenze vorrei ricordare che in Lombardia solo il 14 per cento degli elettori le ha usate, alle ultime regionali, contro il 90 per cento degli elettori calabresi. Allora mi domando: le preferenze favoriscono il voto di opinione o sono uno strumento di chi fa politica con metodi clientelari, se non addirittura criminali? E poi: le preferenze alzano a dismisura i costi delle campagne elettorali, portano corruzione e indeboliscono i partiti che diventano comitati elettorali».
Infatti le preferenze le abbiamo già sperimentate, in Italia, e le abbiamo pure bocciate con uno storico referendum. Ma perché non uscire da questo vicolo cieco adottando i collegi uninominali proporzionali del vecchio Senato, che sarebbero perfettamente compatibili con il meccanismo adottato?
«Berlusconi non vuol saperne. Perché vuole controllare lui chi verrà eletto, mentre con i collegi proporzionali non potrebbe farlo, perché i risultati sarebbero difficilmente prevedibili».
Saranno ammesse le candidature multiple, per esempio quelle dei leader?
«No. E Forza Italia è nettamente contraria. Senza le candidature multiple, per i leader dei piccoli partiti sarebbe una roulette russa: Alfano, Casini, Mauro potrebbero non essere eletti. E questo mi fa pensare che forse rispunteranno».
Come lo chiameremo, questo sistema? Le piace «Italicum»?
«No: mi ricorda l’Italicus. Diciamo che non porta bene. Troviamogli un altro nome».