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 2014  gennaio 23 Giovedì calendario

SPERANZA: ORA BISOGNA CAMBIARE LA SQUADRA


ROMA — Roberto Speranza, capogruppo del Pd alla Camera, è sicuro del fatto che sull’impianto generale delle riforme («diciamo: il macro») maggioranza e Forza Italia siano già d’accordo. Anche se, sul tipo di legge elettorale frutto dell’intesa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, ci sono tanti punti di scontro: liste bloccate, risultato necessario per riscuotere il premio di maggioranza, entità dello sbarramento. E ora la Lega rivendica una clausola di salvaguardia che ripropone una ripartizione territoriale (nordica) dei seggi.
«È stata lanciata una sfida sul tema delle riforme e il Partito democratico ha fatto bene a imprimere un’accelerazione. Ora spetta al lavoro parlamentare affrontare il merito, migliorarlo e arrivare a una definitiva composizione tra i firmatari del patto. Certamente si vedrà quali sono i margini possibili per avvicinare ancora di più l’elettore all’eletto».
Sembra che ci sia un rallentamento: la legge elettorale sarà in Aula il 29 invece che il 27, come annunciato…
«Sel ha chiesto di sospendere i lavori in Commissione durante il loro congresso nazionale: si tratta di due giorni, si è sempre fatto».
…e Renzi tira il freno sulle proposte per il nuovo patto di coalizione sollecitate con urgenza da Enrico Letta.
«Penso che anche su questo fronte si debba accelerare. Dopo gli enormi cambiamenti della fine del 2013 — nuovo segretario del Pd, Berlusconi all’opposizione e divisione di Scelta civica — è oramai ineludibile una ripartenza. Toccherà a Enrico Letta apportare le modifiche necessarie per adeguare la sua squadra di governo alla nuova fase».
Dunque, rimpasto.
«Questo è un termine che abbiamo deciso di abolire dal nostro dizionario politico».
Crede che ci potrebbe essere un nuovo presidente del Consiglio? Magari Renzi?
«Penso che abbiamo un premier all’altezza del proprio compito. E nei prossimi mesi dobbiamo aiutarlo a fare ancora meglio».
Il Pd appare sempre più diviso: il caso Fassina, il caso Cuperlo, la lotta Renzi-Letta…
«Ritengo che ci sia una coincidenza fra tenuta del Pd e tenuta del Paese. In Italia, se il centrosinistra non regge, si rischia di trovarsi Grillo con tutto ciò che comporta: le liste di proscrizione di giornalisti e parlamentari, gli insulti al capo dello Stato… È nostro dovere trovare l’unità».
Essere uniti può voler dire adeguarsi al capo anche se si dissente?
«Bisogna riconoscere fino in fondo l’esito del congresso, ma anche la grande pluralità che è il nostro partito. Qualche battuta del segretario non ha aiutato la discussione. Ma siamo tutti chiamati, già dalle prossime Europee, ad affrontare la vera sfida: quella tra politica e antipolitica, tra europeisti e antieuropeisti. Il consenso di Renzi può aiutare molto il campo della politica, l’innalzamento dell’argine democratico. Ma questa forza va liberata dentro un senso alto di una comunità plurale come è la nostra. Nel Pd tutti devono sentirsi rappresentati».
Il Pd deve entrare nel Pse?
«Per me, assolutamente sì. È evidente che il nostro campo è quello delle forze progressiste e democratiche europee e mondiali. Per esempio, per rimettere al centro politico il Mediterraneo, a chi ci saremmo dovuti rivolgere se non ai leader socialisti e democratici? E infatti venerdì riceveremo alla Camera 12 capigruppo progressisti europei e nordafricani per iniziare a lavorare».