Francesco Alberti, Corriere della Sera 23/1/2014, 23 gennaio 2014
ARRESTATO PER MOLESTIE EX CAPO DI STATO DI SAN MARINO
Si è fregiato del titolo di Eccellenza, ha presieduto il Consiglio Grande e Generale in qualità di Capitano Reggente che nella Serenissima Repubblica di San Marino equivale alla carica di capo dello Stato. Ora Pietro Berti, 46 anni, sposato, due figlie, esponente di rilievo del Partito democratico cristiano sammarinese, che qui governa, è rinchiuso nel carcere dei Cappuccini con un’accusa molto pesante: atti di libidine (nel codice penale del Titano rientra tra i reati contro la libertà sessuale) compiuti, lui che di professione è medico di base, a danno di alcune pazienti in cura nel suo ambulatorio a Serravalle. Ad ordinare l’arresto di Berti, che rivestì la carica di capo dello Stato dall’ottobre del 1998 all’aprile del 1999 (6 mesi di rito come prevede la millenaria tradizione sammarinese), è stato il commissario della legge Laura Di Bona. Gli avvocati difensori, Tania Ercolani, Andrea Belluzzi e Alessandra Greco si dicono sicuri che «le indagini saranno utili all’accertamento della verità» e invitano a non divulgare notizie «in violazione della riservatezza».
Un’indagine che fa rumore ai piani alti della piccola Repubblica del Titano. Oltre alla carica di Capitano Reggente, Berti fa parte del Consiglio centrale della Dc sammarinese (una sorta di parlamentino). In politica anche la moglie, parlamentare nello stesso partito. L’indagine, secretata dai magistrati, non è finita e potrebbe riservare sorprese. Da tempo circolavano voci attorno a Berti e al suo ambulatorio. Le prime denunce risalgono a due anni fa. Una decina i casi, a cominciare, come riporta l’Ansa, dall’esposto di due sorelle, una delle quali, in visita da Berti a Catania (dove il medico svolgeva consulenza) per problemi al sistema immunitario, sostenne di essere stata sottoposta ad una visita ginecologica approfondita e ingiustificata: episodio per il quale la magistratura siciliana inviò una rogatoria al Tribunale di San Marino. Gli altri casi sarebbero avvenuti nell’ambulatorio del Titano e, stando alle denunce, imputano al professionista comportamenti del tutto inadeguati al suo ruolo: inviti alle pazienti a spogliarsi senza che vi fosse alcuna esigenza di carattere medico, apprezzamenti sulla biancheria intima, carezze con finalità sessuali. I primi a muoversi sono stati i vertici dell’Istituto Sicurezza Sociale, di cui Berti è dipendente, che hanno aperto nel settembre scorso un procedimento disciplinare, segnalando il caso all’autorità giudiziaria. A spingere i magistrati all’arresto è stato il timore che il medico, pur a conoscenza delle denunce contro di lui, potesse ripetere comportamenti illeciti. Si sospetta anche l’esistenza di foto scattate alle pazienti durante le visite: perquisiti l’ambulatorio e il suo appartamento.