f.m.r., La Gazzetta dello Sport 22/1/2014, 22 gennaio 2014
GIOCATORI, PROPRIETA’, FONDI D’INVESTIMENTO
«Non possiamo accettare che i giocatori siano di proprietà dei fondi d’investimento». La frase è di Michel Platini e risale a poco più di un mese fa. La Uefa e la Fifa stanno cercando di arginare quello che è diventato un modus operandi sempre più diffuso: fondi d’investimento creati e gestiti da procuratori o persone già legate al mondo del calcio che controllano un buon numero di cartellini di giocatori e li spostano mantenendone la proprietà. Il più famoso è il Quality Sports Investment dove convivono tra gli altri il super agente portoghese Jorge Mendes, Peter Kenyon (ex dirigente Chelsea) e Peter Lim (possibile acquirente del Valencia). La pratica non è nuova, potremmo definirla l’evoluzione di qualcosa già diffuso da almeno vent’anni, soprattutto in Sudamerica: il procuratore uruguayano Paco Casal ha costruito un impero portando (soprattutto in Italia) giocatori dei quali in patria aveva acquisito il cartellino.
Il problema di questa versione 2.0 dell’antico «patriarcato» dei procuratori è che i fondi d’investimento hanno a disposizione patrimoni economici notevoli e la loro ingerenza nella gestione di giocatori e a volte pezzi importanti di rose di squadre in difficoltà può generare problemi etici e conflitti d’interesse. In Spagna si è parlato tanto della posizione di Jorge Mendes che negli anni scorsi, rappresentando mezzo Madrid (Mourinho, Ronaldo, Coentrao, Pepe, Marcelo, Di Maria…), riempiva di giocatori squadre come Saragozza o Deportivo, avversarie del Real.
In Inghilterra la concessione del cartellino di un giocatore a una terza parte è proibita dal 2008, misura generata dal complicatissimo e lunghissimo caso Tevez: arrivato al West Ham dal Corinthians quando la sua licenza era in mano alla società di rappresentanza Msi dell’iraniano Kia Joorabchian, l’argentino di fatto non avrebbe potuto giocare in Premier League. Il West Ham fu multato pesantemente (5,5 milioni di sterline) e poi quando si salvò grazie ai gol di Tevez fu denunciato dallo Sheffield Wednesday che si assicurò un risarcimento di 20 milioni di sterline. Anche il passaggio al Manchester United fu complicato dalla presenza della Msi, e solo quando è approdato al City Tevez ha rimesso le cose a posto. Ma la pratica continua a essere diffusa: per restare a persone già citate, Joorabchian aveva una bella fetta del cartellino di Ramires, oggi al Chelsea, Paco Casal si era tenuto il 30% della proprietà di Diego Godin quando questi passò al Villarreal e poi all’Atletico Madrid, il colombiano Falcao è di fatto gestito da un fondo d’investimento. Per Fifa, Uefa e le varie federazioni, la battaglia è complessa.