Bruno Perini, Il Fatto Quotidiano 22/1/2014, 22 gennaio 2014
IL CASSIERE DELLE DUE REPUBBLICHE
Giuseppe Guzzetti? Un eminenza molto grigia. Ma che sa usare gli artigli del potere. Un dinosauro democristiano. È lui il vero dominus del gruppo Intesa, che è riuscito a fermare la lunga mano di Tremonti e di Berlusconi sulle fondazioni bancarie, è lui che decide la strategia delle immortali fondazioni attraverso la presidenza dell’Acri. È lui che ha insistito perché venisse ricapitalizzato il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Ed è sempre lui l’ispiratore della banca di sistema. Grazie alla fondazione Cariplo controlla una parte importante dei 42 miliardi delle fondazioni bancarie italiane. Non è un caso che Alessandro Profumo abbia bussato alla porta di Giuseppe Guzzetti per una possibile ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena”.
COSÌ UN banchiere, che lo conosce bene, descrive Giuseppe Guzzetti. Avvocato, nato nel 1934 a Turate, vicino Como, anima lombarda della sinistra Dc, ben accreditato presso l’Opus Dei e presso la Curia, presidente della Fondazione Cariplo dal lontano 1996, Guzzetti non è mai stato scalfito dai cambiamenti. Sveglia alle 5, messa alle 6 di mattina e dalle 7 in Fondazione. Dodici ore di lavoro e poi a casa dalla famiglia. Il suo forte, raccontano da Intesa Sanpaolo, è la gestione minuziosa del potere, la capacità di mettere suoi uomini nei gangli vitali del sistema intorno alle fondazioni. Come si legge nei rapporti dell’Acri, la potente lobby presieduta da Guzzetti, “il patrimonio contabile delle Fondazioni, in base ai bilanci chiusi al 31 dicembre 2012, ammonta a 42,2 miliardi” e nel periodo “2000-2012, le Fondazioni “hanno erogato risorse per complessivi 16,6 miliardi di euro e accantonato ulteriori risorse per l’attività erogativa futura per circa 1,9 miliardi di euro, per un totale di 18,5 miliardi”.
Alla fine dello scorso millennio, nessuno avrebbe immaginato che Giuseppe Guzzetti sarebbe sopravvissuto al cataclisma politico che mutò il corso della storia italiana con l’avvento di Silvio Berlusconi.
QUANDO nel 2000 scade il mandato di Guzzetti alla Fondazione Cariplo, Lega Nord e Forza Italia guardano alla cassaforte della Ca’ de Sass con grande interesse, perché sanno che è da lì che si può entrare nel gotha della finanza milanese.
Il Cavaliere di Arcore, convinto di vincere le elezioni del 2001, è certo che al posto del grigio ex democristiano ci debba andare un suo uomo: Bruno Ermolli, un consulente d’impresa che si aggira spesso dalle parti di Arcore. Non appena circola la voce di questa insidia Guzzetti chiama a raccolta gli amici di sempre e per difendere la continuità della sua gestione stringe alleanze con un avversario interno alla vecchia Dc, Roberto Formigoni, e al tempo stesso chiama a raccolta la società civile che per statuto ha un peso importante negli equilibri di potere delle Fondazioni. L’assalto alla diligenza di Berlusconi e Bossi fallisce sul nascere e in quello stesso anno Guzzetti viene riconfermato presidente della più importante fondazione italiana. Ma per Berlusconi l’onta della sconfitta non si cancella facilmente e così nel 2002 il governo presieduto dal cavaliere torna all’assalto delle fondazioni bancarie.
È GIULIO Tremonti nel 2002 a lanciare la sfida più insidiosa con una clausola inserita nella legge finanziaria. Il ministro delle Finanze del governo Berlusconi tenta di mettere le mani sulle fondazioni bancarie proponendo la modifica dello statuto a favore del potere pubblico. Tutti sono convinti che questa volta il centro destra riesca a spuntarla. D’altronde siamo nel momento di massimo potere dell’esecutivo Berlusconi e si pensa che questa volta il banchiere comasco non ce la possa fare. Ma anche in questo caso Guzzetti, più coriaceo che mai, utilizza tutta la sua abilità politica per tessere alleanze e per mobilitare i poteri forti a difesa della fondazione. Nel 2003 la Corte costituzionale dà ragione a Giuseppe Guzzetti e così anche questa volta Berlusconi e Tremonti devono rinunciare ai loro disegni egemonici.
Da quel momento nessuno ha più osato imbastire operazioni ostili verso la Fondazione Cariplo. Anzi, la Lega e Forza Italia hanno accettato di entrare nel consiglio di sorveglianza della fondazione con loro uomini ben sapendo che quel potere resta e resterà nelle mani di Giuseppe Guzzetti.
CHI HA LAVORATO
con lui ai vertici del gruppo in questi ultimi anni aggiunge una postilla: “Una cosa soltanto si può rimproverare a Giuseppe Guzzetti: di non aver utilizzato tutto il suo potere per fermare in tempo utile la disastrosa operazione Zaleski, voluta da Giovanni Bazoli in persona per ragioni assai discutibili. Ma in quel caso Guzzetti avrebbe dovuto rompere con il presidente di Banca Intesa. E questo sarebbe stato troppo anche per lui”.