Bruno Tinti, Il Fatto Quotidiano 22/1/2014, 22 gennaio 2014
IL “DIRITTO” DI EVADERE A PREZZO DI FAVORE
Nell’infinito dibattito su crisi, disoccupazione, “crescita” e soluzioni più o meno infallibili, manca sempre un capitolo sulle risorse necessarie per adottarne una pur che sia; quasi che esse siano a costo zero. Sembra che nessuno si renda conto che la “crescita” richiede investimenti; e che i soldi necessari non ci sono. B., grillini e avventuristi vari strepitano contro l’Europa e la Merkel, autori di una colossale rapina ai danni dell’Italia. E i partiti di governo si affannano in mini manovre e maxi rassicurazioni senza profferir verbo sui fondamentali: come mettere le mani sui soldi necessari per investire nella “crescita”.
In realtà abbiamo visto nei capitoli precedenti che soldi ce ne sarebbero: tra i 150 e i 200 miliardi rubati ogni anno al Paese dall’evasione fiscale. Possibile che non si riesca a far niente per impedirlo? Possibile, sì. Perché la lotta all’evasione fiscale, buona e giusta che sia, produce ineluttabilmente un danno collaterale: la morte politica di quelli che la propongono e la attuano. E naturalmente nessuno vuole suicidarsi.
IL FATTO È CHE, in Italia, l’evasione fiscale è considerata un diritto acquisito. Decenni di impunità hanno condotto al paralogismo attuale: quando potevo evadere impunemente prosperavo; adesso lo Stato fa la faccia feroce e pretende che io paghi le tasse ma, se le pago, fallisco; dunque il mio fallimento è colpa dello Stato. Che, in realtà, il profitto consistesse, almeno per una gran parte, nell’evasione, pare non venga in mente a nessuno. Da qui una perversa solidarietà, diretta non a chi si trova in difficoltà dopo aver adempiuto ai propri obblighi sociali ma a chi è sanzionato per non averli adempiuti. E, sempre da qui, la perdita di consenso politico in chi si proponesse di perseguire questa casta di impuniti
Questa solidarietà malata è una delle cause dell’evasione fiscale (l’altra è un sistema studiato apposta per lasciarla impunita). Ne ho incontrato molti esempi.
Conducevo un’indagine nei confronti di un medico: il dottor Bisturi, uno importante, molto noto, ottima clientela. Dai primi sommari accertamenti contabili e bancari sembrava che rubasse al Fisco 300.000 euro all’anno: un “nero” da 600.000 euro, niente male. Cominciai la solita routine: estratti conto bancari, sequestro contabilità, fatture, ricevute... E poi tutto ai due marescialli della Gdf che lavoravano in ufficio con me: studiate, incrociate i dati, trovate altri conti bancari se ce ne sono, cercate cassette di sicurezza, insomma guadagnatevi lo stipendio. Il medico aveva nominato un avvocato molto bravo che gli aveva subito spiegato l’abc dell’evasore sottoposto a indagine: stai tranquillo, non fare niente, penso a tutto io. “Quello che dobbiamo fare – gli aveva detto - è ridurre al massimo l’ammontare dell’evasione. Qualcosa resterà, è inevitabile; ti costringeranno a pagarla e dovrai anche pagare le sanzioni ma qui c’è poco da fare. Sul piano penale, niente di che: la tariffa per questo genere di cose varia tra 8 mesi e 5 mesi e 10 giorni; con la condizionale, niente prigione. Quindi stai sereno e lavora molto perché dovrai pagarmi una sontuosa parcella e questa sì che sarà una pena concreta”. L’avvocato aveva, naturalmente, ragione. Questi processi sono come una messa: un rito che gli iniziati conoscono benissimo e che non cambia mai; indagini, processo, condanna a pena modestissima e condizionale. Ma il dottor Bisturi non gli credette.
COSÌ UN BEL giorno i miei due giannizzeri, i marescialli che stavano studiando le carte, arrivarono nel mio ufficio: “Ma lo sai che Bisturi ha tentato di corromperci?” “Ma che dici?” “Sì, sì; è arrivato il capitano Paghetta (era quello addetto all’ufficio stipendi, ovviamente amico di tutti i finanzieri) e ci ha detto che, se davamo una mano al dottor Bisturi, questi ce ne sarebbe stato eternamente grato, pensa un po’”. “Ma siete sicuri?” “Certo, come no”. Richiesta al Gip di custodia cautelare per tentata corruzione e capitano Paghetta arrestato. Luogo di detenzione: una stanza sita tra l’ufficio del Colonnello comandante il Nucleo di Polizia Tributaria e quello del suo aiutante; di fronte, nel corridoio, il bagno: una pensioncina a una stella. Dopo un rapido tira e molla, il capitano confessa: “Un mio amico, il signor Ortofrutta, mi ha chiesto un favore…”. Stessa procedura con Ortofrutta: “Va bene, è vero. Il dottor Bisturi è un mio carissimo amico. Lo vedevo così abbattuto, poverino. Gli ho detto che conoscevo il capitano Paghetta, forse potevo aiutarlo. Mi faceva pena, è tanto una brava persona…”. Così anche il dottor Bisturi finisce nella pensioncina a una stella. E lì confessa anche lui. Il suo avvocato è furibondo: “Ti avevo detto di stare tranquillo. Che ti è venuto in mente!”. E anche a me è venuta questa curiosità. Perché tutto questo casino per 5 mesi e 10 giorni con la condizionale? E gliel’ho chiesto. La risposta è stata istruttiva. “Vede – mi disse il dottor Bisturi – io lo sapevo che rischiavo poco o nulla: un po’ di soldi e una piccola pena. Ma ero angosciato, non capivo più niente. Il fatto è che ho lavorato per 15 anni negli Stati Uniti. E lì l’evasione fiscale è una cosa seria. Intanto ti sbattono in galera per 5, anche 10 anni. Ma l’avvocato me lo aveva detto che questo non sarebbe successo. Però lì c’è la perdita di status sociale. Se ti succede una cosa del genere, per prima cosa ti cacciano dal country club; e poi non vengono più a casa tua per i barbecue di fine settimana. Tua moglie non è più invitata alle gare di torta alla frutta tra le mamme del complesso residenziale dove abiti. E, dopo un po’, anche la clientela ti abbandona. Ecco, io ero terrorizzato per tutto questo”.
CAPITO PERCHÉ in Italia la lotta all’evasione fiscale è impossibile? Negli Stati Uniti i cittadini e lo Stato sono uniti contro gli evasori: la società li emargina e lo Stato li sanziona. Nel nostro Paese, i cittadini e i delinquenti sono uniti contro lo Stato: si proteggono l’un l’altro e contrastano la repressione e la sanzione. E i rappresentanti dello Stato che li aiutano si guadagnano consenso.