Giuseppe Cassini, l’Unità 21/1/2014, 21 gennaio 2014
NSA, LA RIVINCITA DELLA POSTA CONSEGNATA A MANO
PERCORRENDO LA PARKWAY TRA BALTIMORA E WASHINGTON CI DOMANDAVAMO spesso cosa combinassero le migliaia di impiegati asserragliati in quel gigantesco compound di 20 kmq. Era conosciuto come Fort Meade, ma era meno noto di Langley, la sede della Cia aldilà del Potomac. Certo, si sapeva che ospitava la National Security Agency; si sapeva pure che i suoi capi si riferivano ai colleghi della Cia con l’acronimo Tbar (Those Bastards Across River) e che «Quei Bastardi Aldilà del Fiume» ricambiavano comunicando con la Nsa solo tramite terzi. Nulla di sorprendente, la prima mission di ogni agenzia di sicurezza era di nascondere alle altre le informazioni in suo possesso: questa la battuta corrente a Washington.
Dopo la figuraccia dell’11 settembre 2001 le agenzie smisero di beccarsi fra loro, senza smettere però di concorrere verso sempre nuovi traguardi d’efficienza. La gara è stata vinta dalla Nsa, cresciuta negli anni come un Big Brother che neppure Orwell avrebbe saputo immaginare così invasivo.
Ora il presidente Obama ci ha messo una pezza con alcune regole che si sforzano di bilanciare libertà costituzionali ed esigenze di sicurezza nazionale. Poteva fare di meglio? Forse, ma sarebbe stato inutile. Per due motivi:
1) Da quando Obama s’insediò alla Casa Bianca decidendo di non procedere contro le gravissime violazioni perpetrate dall’intelligence agli ordini della Banda Bush, le agenzie hanno capito di poter contare su un largo ventaglio d’impunità. Tanto è vero che la Nsa ha continuato ad abusarne allegramente senza che nessuno dei propri dipendenti sia finito nei pasticci... eccetto Snowden.
2) All’intelligence si attaglia il principio che vale per ogni potere, ossia che i vuoti di potere vengono naturalmente riempiti. Nello specifico, più si affinano le tecniche d’intercettazione, più le «barbe finte» sfrutteranno ogni spiraglio esistente nei bastioni difensivi del controspionaggio. Origliarsi a vicenda – spesso in modo bulimico e paranoico come fu il caso di Hoover – è insito nella loro natura: fino ad origliare se stessi, se necessario. Le «barbe finte» agiscono come lo scorpione che prega la rana di fargli guadare il fiume aggrappato al suo dorso; la rana rifiuta temendo di essere punta; lo scorpione obietta che sarebbe insensato pungerla perché lui stesso annegherebbe; allora la rana, convinta, lo carica sul dorso e inizia a nuotare, ma a metà del guado viene punta dallo scorpione. Prima di morire avvelenata chiede «Perché l’hai fatto?» e lo scorpione annegando «Perché è la mia natura». Se proprio si vuol garantire la segretezza di un documento – e grazie a Dio sono pochi i documenti veramente degni di segretezza – sarebbe meglio scrivere a mano su normali fogli di carta da recapitare personalmente al destinatario. Consiglio da ex-diplomatico.
Giuseppe Cassini*
*ex ambasciatore