Massimo De Angelis, Libero 22/1/2014, 22 gennaio 2014
PELI PUBICI IN VETRINA: LA CAMPAGNA OSÈ CHE DIVIDE NEW YORK
La Grande Mela è ancora divisa in due dopo la provocazione anni Settanta studiata a tavolino dalla griffe «American Apparel» in un negozio di New York. Sulla trafficata East Houston Street sono stati esposti tre manichini femminili con biancheria intima trasparente e folto pelo pubico in bella vista, creando un effetto decisamente shock. Il noto marchio di abbigliamento californiano non è nuovo a scoop commerciali per attirare la clientela verso i suoi prodotti, ma un’iniziativa così pruriginosa ancora mancava. Inutile dire che gli statuari figurini abbiano colpito numerosi passanti, molti dei quali non hanno resistito a entrare nella lussureggiante boutique. Un tripudio di curiosi si sono fermati di fronte alla vetrina per fare video, scattare foto, e subito postarle sul web, magari con un invito emulativo a mogli o compagne tendenti al glabro.
Uno spinto marketing che sta già pagando in termini di riscontro mediatico, e conciliaboli di variopinta umanità discutono sulla convenienza di un’esposizione tanto cruda. I più giovani, sotto le trenta primavere, sono schierati all’uni - sono per la donna depilata, mentre gli over quaranta, nostalgici per eccellenza, non disdegnano il vaporoso pelo, ricordando con piacere le scappatelle del passato.
Ma la diatriba tra sostenitori e contrari si inserisce in una querelle che negli Stati Uniti va avanti da mesi: nell’avanguardista universo del porno sta nascendo un consistente filone revival con attrici grandi forme e tanto pelo. La tendenza sta ora propagandosi anche nella Los Angeles hollywoodiana, dove alcune celebri artiste lanciano chiari messaggi contro la depilazione totale. Il movimento è capitanato da Cameron Diaz, le cui recenti affermazioni hanno creato scompiglio: «I peli sono sexy, riescono a garantire che il privato resti tale e soprattutto invogliano il tuo amante ad avvicinarsi e dare una sbirciata a ciò che potresti offrirgli». Come darle torto?
In tale bailamme i centralini dell’azienda «American Apparel» risultano roventi, anche se bisogna ricordare che oltreoceano la società è un vero colosso, con un fatturato annuo superiore ai cinquecento milioni di dollari. Ma è anche un brand che crede nelle campagne pubblicitarie forti, da scuotere gli animi e le coscienze. Un dirigente, intervistato da Tv e giornali, ha dichiarato candidamente : «Condivido in pieno le scelte manageriali. Adoriamo celebrare la bellezza senza interventi estetici, e l’installazione newyorchese incarna questa filosofia. L’abbiamo pensata per invitare i cittadini a esplorare l’idea di ciò che è sexy, proponendo la forma anatomica femminile al naturale. Allo stesso modo evitiamo il Photoshop, così utilizzato nel settore moda, e finora sono giunte tante risposte positive».
Infatti l’immagine vintage ha ringalluzzito diversi estimatori, memori del motto «tira più un manichino che un carro di buoi…».