La Repubblica 21/1/2014, 21 gennaio 2014
PREMIO A CHI ARRIVA AL 35 PER CENTO BALLOTTAGGIO SE NESSUNO VINCE SUBITO E MINI LISTE PER CONOSCERE I CANDIDATI
E QUELLO che Matteo Renzi ha illustrato alla Direzione del Pd sarà il nuovo sistema elettorale italiano, alle prossime elezioni gli italiani si troveranno a fare i conti con un meccanismo inedito, e potrebbero persino sperimentare per la prima volta il ballottaggio nazionale tra le due coalizioni più forti. Ma vediamo di capire punto per punto cosa cambierà per i partiti, per i candidati e soprattutto per i cittadini elettori.
Cosa cambia sostanzialmente rispetto al Porcellum? La prima e più evidente novità sarà le dimensione delle circoscrizioni, che dal 2008 in poi hanno assunto confini amplissimi: oggi il territorio nazionale è diviso in 26 circoscrizioni per la Camera dei deputati, che eleggono ciascuna una media di 24 parlamentari. La proposta Renzi-Berlusconi-Alfano prevede invece 120-140 piccole circoscrizioni (ciascuna con una popolazione intorno al mezzo milione di abitanti) che dovrebbero eleggere quattro o cinque deputati l’una.
Scompariranno le liste bloccate dei partiti? No, le liste bloccate non scompariranno. La Corte costituzionale non ha infatti dichiarato illegittime tutte le liste bloccate, ma solo quelle che essendo molto ampie impediscono all’elettore di valutare i candidati ai quali sta dando il suo voto. In pratica, sono ammesse liste bloccate "corte" - per esempio di quattro o cinque candidati - che potranno essere riportare sulle schede elettorali.
Perché non è stata reintrodotta la preferenza? E’ stato Berlusconi a porre il veto, nonostante la pressante richiesta di Alfano. Indubbiamente il voto di preferenza avrebbe aumentato il potere di scelta degli elettori, ma va ricordato che in passato è stato proprio il meccanismo delle preferenze - con la caccia ai voti da parte di ciascun candidato - a provocare la degenerazione della competizione politica (ed è anche questo il motivo per cui solo pochissimi Paesi al mondo usano le preferenze).
Verranno favoriti i partiti maggiori e penalizzati i più piccoli? Sì, per i partiti minori diventerà molto più difficile approdare in Parlamento. Mentre con il Porcellum bastava far parte di una coalizione e superare il 2 per cento per superare lo sbarramento (ma passava anche il migliore tra quelli che non raggiungevano questa mini-soglia) il nuovo sistema alza l’asticella al 5 per cento per i partiti coalizzati e addirittura all’8 per cento per quelli non coalizzati.
E oggi, secondo l’ultimo sondaggio Ipsos, superano questa soglia solo quattro partiti: Pd, Forza Italia, M5S e Nuovo Centrodestra.
Come verranno assegnati i seggi? Sarà un sistema proporzionale o maggioritario? L’impianto sarà proporzionale, come il sistema attuale. I seggi saranno assegnati sommando i voti ottenuti nel territorio nazionale (e non circoscrizione per circoscrizione come invece avviene in Spagna), in modo da non penalizzare i partiti minori (o meglio: quelli che superano lo sbarramento). Per garantire al vincitore una maggioranza a Montecitorio, verrà assegnato un premio di maggioranza al partito o alla coalizione più votata.
Come funzionerà il premio di maggioranza? Al vincitore verranno assegnati il 15-18 per cento dei seggi, oltre a quelli conquistati nelle circoscrizioni, a patto che abbia superato il 35 per cento dei voti, in modo che ottenga una maggioranza del 53 per cento. Il premio sarà elastico (con il 35 per cento sarà del 18, con il 40 per cento scenderà al 15) e non potrà comunque permettere a chi vince di superare il 55 per cento dei seggi (a meno che abbia ottenuto nelle circoscrizioni una percentuale superiore al 55 per cento). E se nessuno raccoglierà più del 35 per cento dei voti? In questo caso,e solo in questo caso, si andrà al ballottaggio tra le due coalizioni più votate, in un secondo turno di votazioni che si svolgerà due settimane dopo il primo. Il vincitore otterrà un super-premio in seggi che gli consentirà di raggiungere il 53 per cento dell’assemblea di Montecitorio. In questo modo dalle urne uscirà comunque un vincitore, e non saranno più necessari governi di «larghe intese».
Ma il premio di maggioranza non era stato dichiarato incostituzionale? No, la Corte ha dichiarato «irragionevole» un premio che non preveda una soglia minima, e infatti il nuovo sistema lo prevede.
Il super-premio del secondo turno, invece, avrebbe una legittimazione democratica perché il vincitore dovrebbe ottenere al ballottaggio il consenso della maggioranza dei votanti.
Questo sistema comporta l’elezione diretta del presidente del Consiglio? No: ogni partito o coalizione deve indicare al momento del deposito delle liste il suo leader, che poi sarà automaticamente il suo candidato alla presidenza del Consiglio, ma come vuole la Costituzione sarà sempre il capo dello Stato a nominarlo.
Il nuovo sistema è più vicino al modello "ispanico" o al Porcellum? Del modello spagnolo, che pure è lo schema dal quale Renzi e Berlusconi erano partiti, non è rimasto quasi nulla, salvo le dimensioni delle circoscrizioni. Il meccanismo e gli effetti sono profondamente diversi. In Spagna la correzione maggioritaria avviene sul campo, nella battaglia dei collegi (nel 1979 l’Ucd di Adolfo Suarez con il 35 per cento dei voti conquistò il 48 per cento dei seggi), mentre in Italia sarà il premio di maggioranza a consegnare a chi vince i numeri per governare. Come avveniva con il Porcellum: ma ora spariscono le lunghe liste di nominati e compare la possibilità di uno "spareggio" per consacrare il vincitore, due modifiche che ne cambiano significativamente il volto.
E’ un sistema escogitato per mettere fuori gioco Grillo? E’ un meccanismo messo a punto da Renzi e da Berlusconi, e ciascuno dei due spera di essere lui a raccoglierne i frutti. Ma il Movimento 5 Stelle non sarà affatto penalizzato, rispetto a oggi.
Se dovesse perdere, a parità di voti avrebbe più o meno gli stessi seggi che ha attualmente a Montecitorio. Ma c’è di più. Nell’eventualità in cui riuscisse a piazzarsi al secondo posto, e il vincitore non superasse la soglia del 35 per cento, il partito di Grillo andrebbe al ballottaggio, e i precedenti di Parma e di Ragusa dicono che avrebbe persino buone speranze di vincere: un risultato che difficilmente potrebbe ottenere, per il momento, con qualunque altro sistema elettorale.