Sil.Bar., Il Messaggero 22/1/2014, 22 gennaio 2014
ALLARME DEL MINISTRO: I RITARDI GIUDIZIARI CI COSTANO 387 MILIONI
LA RELAZIONE
ROMA Il malato è sempre grave, con i suoi quasi nove milioni di procedimenti civili e penali pendenti e, soprattutto, con un debito da 387 milioni di euro per risarcimenti da ingiusto processo. Il sistema giustizia «continua ad essere in sofferenza», ammette il Guardasigilli Annamaria Cancellieri nel suo intervento alle Camere che anticipa di qualche giorno la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario, venerdì prossimo, in Cassazione. Certo, nella palude in cui da decenni è invischiata la giustizia italiana qualcosa si è smosso. Specialmente nel settore civile che al 30 giugno 2013, pur segnando il non invidiabile primato di 5.257.693 processi pendenti, ha registrato un -4% rispetto al 2012. Mentre, nel penale, i 3.462.907 processi che attendono di essere smaltiti sono su per giù gli stessi di due anni fa.
LA CURA
I mali sono noti, le azioni da intraprendere pure. Cancellieri le riassume così: rafforzamento dei riti alternativi, interventi sul meccanismo delle impugnazioni nel penale, mediazione nel civile, attuazione della riforma della geografia giudiziaria. Interventi, questi ultimi, che hanno incontrato non poche resistenze da parte dell’avvocatura. Alcune misure sono state attuate, come ad esempio il reclutamento di 400 giudici ausiliari nel civile, il recupero di efficienza e di personale con la cancellazione dei ”tribunalini”, il ripristino della mediazione obbligatoria per diverse tipologie di cause, i pagamenti telematici in 21 dei 26 distretti di Corte di Appello. Ma la giustizia arranca. E non certo per colpa dei magistrati italiani che - tiene a sottolineare Cancellieri citando l’ultimo rapporto della Commissione Ue - sono ai primi posti in termini di produttività. Semmai «aumentano i carichi di lavoro e lo spazio di azione dei magistrati: da qui le insoddisfazioni per le lentezze dei giudizi e i timori che la sovraesposizione della Magistratura possa alterare il delicato equilibrio tra i poteri».
LE CARCERI
Finita nel mirino di Strasburgo, l’Italia ha poco tempo per dimostrare di aver invertito la rotta dell’intollerabile sovraffollamento delle carceri. L’ultimo decreto legge, ora in conversione alla Camera, ha offerto «primi risultati incoraggianti»: i detenuti erano 64.056 il 4 dicembre scorso e sono scesi a 62.326 il 9 gennaio. Indulto e amnistia sono infine una strada che consente di «rispondere in tempi certi e celeri alle sollecitazioni del Consiglio d’Europa», ma la responsabilità di tale scelta spetta al Parlamento.