Giovanni Bucchi, ItaliaOggi 22/1/2014, 22 gennaio 2014
DE MAGISTRIS RISCHIA DI FALLIRE
La rivoluzione arancione di Luigi de Magistris rischia di naufragare definitivamente tra i debiti del Comune di Napoli.
Dopo dieci assessori persi in meno di tre anni di governo, due inchieste della Procura, gli scandali delle fidanzate assunte e dei colloqui privati registrati, adesso il sindaco ex pm si trova a dover fronteggiare la possibilità concreta di un default, con lo spauracchio commissariamento dietro l’angolo.
La sezione regionale di controllo della Corte dei Conti ha infatti bocciato lunedì il piano decennale di riequilibrio finanziario di Palazzo San Giacomo, valutandone la «non congruenza» con lo scopo prefissato.
È stato così mandato in soffitta il provvedimento licenziato da giunta e consiglio comunale per il rientro, entro il 2022, dal debito di 1,4 miliardi di euro.
Toccherà ora attendere venti giorni per la pubblicazione delle motivazioni, dopodiché il Comune presenterà ricorso alle sezioni riunite della Corte dei Conti a Roma, ma nel caso venisse rigettato a quel punto si aprirebbero al commissario, anche se resta da capire sotto quale forma.
Nel mirino dei giudici contabili c’è finito il piano di dismissioni del patrimonio comunale, che dovrebbe fruttare 750 milioni di euro in dieci anni secondo quanto predisposto dalla Romeo Gestioni ma che non avrebbe un cronoprogramma abbastanza credibile, quindi il conteggio dei residui attivi (aspetto su cui è saltata a suo tempo la poltrona dell’assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo) fino alle società partecipate, mai seriamente snellite, che ammontano a una quindicina e dove proliferano i bilanci in passivo e gli impiegati rappresentano circa una metà dei 18.500 dipendenti comunali (così riferiva due giorni fa il Mattino).
Inutile dire che dalle opposizioni, in particolare dall’ex sfidante Gianni Lettieri, si alzi la richiesta di dimissioni, mentre il segretario provinciale del Pd, il renziano Venanzio Carpentieri, dice: «Non possiamo correre il rischio che Napoli dichiari il dissesto».
Dal canto suo, il sindaco martedì ha diffuso una nota in cui parla di «amarezza e sconcerto», riconfermando la validità del piano, mentre ieri ha convocato la stampa per annunciare la richiesta di aiuto ai palazzi romani. «Un anno e mezzo fa», ha detto, «a Montecitorio chiedemmo con grande forza a Governo e Parlamento di fare un provvedimento con cui si gestiva in modo separato il debito pregresso e si consentisse alla città di vivere, visto che si trattava di responsabilità e colpe storiche che non ci appartenevano».
Oggi, ha aggiunto, « c’è un po’ di rabbia perché ciò che non hanno concesso a noi, è stato consentito alla città di Roma.
Faccio un appello forte affinché Governo e Parlamento consentano a questa città di andare avanti. Tutto si potrebbe risolvere nel giro di poche settimane se c’è la volontà politica».
De Magistris ha poi spiegato che si muoverà anche con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale potrebbe richiedere un incontro. «Napoli», ha aggiunto, «è la terza città d’Italia, una città per cui vedo troppa disattenzione».