Varie, 21 gennaio 2014
Oscar per Sette - La Grande bellezza di Paolo Sorrentino, dopo aver vinto il Golden Globe, è nella cinquina dei candidati all’Oscar per il miglior film straniero
Oscar per Sette - La Grande bellezza di Paolo Sorrentino, dopo aver vinto il Golden Globe, è nella cinquina dei candidati all’Oscar per il miglior film straniero. Il 2 marzo a Los Angeles la consegna delle statuette. L’ultimo vincitore italiano è stato Benigni nel 1999. L’Academy Award, comunemente chiamato Oscar, è il più importante premio cinematografico del mondo. Viene conferito dalla Academy of Motion Picture Arts and Sciences, organizzazione professionale onoraria costituita da personalità del mondo del cinema (attori, registi, produttori, sceneggiatori) e che conta oltre seimila membri votanti. Margaret Herrick, impiegata all’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, vedendo la statuetta su un tavolo, esclamò: «Assomiglia proprio a mio zio Oscar!». Le statuette degli Oscar sono prodotte a mano nei capannoni della R. S. Owens, una fabbrica di Chicago: il titolare della Owens vinse l’appalto più di 20 anni fa, e da allora ne fabbrica 60 esemplari all’anno. Per produrle occorrono tre o quattro settimane: sono fuse, limate e dorate a mano una per una. Composte da un insieme di leghe metalliche, argento e oro 24 carati, alte 33 centimetri, sono state ideate da Cedric Gibbons, capo degli art director della Metro Goldwin Mayer. Il primo Oscar fu realizzato dallo scultore George Stanley. Valore commerciale di una statuetta: 295 dollari. I premi Oscar sono stati consegnati per la prima volta nella Blossom Room dell’Hollywood Roosevelt Hotel di Los Angeles il 16 maggio 1929, ma i nomi dei vincitori erano già stati annunciati tre mesi prima. Dal 1934 possono partecipare tutti i film usciti nell’anno solare precedente. Il biglietto per partecipare alla prima premiazione costò dieci dollari. Oggi si può partecipare solo se invitati. I 6.500 membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che votano nomination e premi finali sono eletti per essere stati a loro volta nominati o proposti, per meriti artistici o produttivi, da almeno altri due membri. L’Academy è divisa in quindici dipartimenti, che rispecchiano le rispettive qualifiche professonali dei singoli partecipanti. Tutti i 6.500 votano per il “miglior film”, mentre ognuno vota per la categoria di cui fa parte. La votazione si svolge così: i membri indicano su una scheda, ricevuta e rinviata per posta, i preferiti per le nomination. Vengono così costituite le cinquine dei finalisti. A questo punto si rivota su una nuova scheda. Chiuse le urne, cinque giorni prima della premiazione, quattro gruppi di scrutinio si mettono all’opera in una stanza senza finestre, voltandosi le spalle e protetti da un esercito di guardie. Spetta a due funzionari della società Pricewaterhouse, che da 67 anni collabora con l’Academy, verificare e compilare la lista dei premiati in due copie che, la notte degli Oscar, saranno scortate allo Shrine Auditorium di Los Angeles seguendo due percorsi distinti. Fino al 1940 i nomi dei vincitori dei premi Oscar venivano annunciati in modo riservato ai giornali, con un leggero anticipo sulla premiazione, in tempo per consentire loro di riportare la notizia nell’ultima edizione. Quell’anno, però, accadde che il Los Angeles Times pubblicò i risultati con troppo anticipo, togliendo suspence la cerimonia. Dall’anno seguente fu introdotto il sistema delle buste sigillate, usato ancora oggi. Secondo alcuni calcoli, la vittoria di un Oscar può addirittura raddoppiare gli incassi di un film. Per esempio nel 1999 Shakespeare in love prima di ottenere la nomination aveva ottenuto al botteghino 36 milioni di dollari, dopo è arrivato a 100. Chicago dopo il premio è balzato a 106 milioni contro i 60 precedenti. I due film che hanno vinto il maggior numero di statuette: Ben Hur (1959), 11 Oscar; Titanic (1997), 11 Oscar. L’attrice: Katherine Hepburn (quattro statuette), Walter Brennan e Jack Nicholson (tre statuette). Walt Disney, il più premiato in tutta la storia degli Academy Awards: 26 Oscar, fino all’ultimo riconoscimento postumo del 1969. «È come inseguire una bella donna per 80 anni, e quando lei finalmente cede, doverle dire: mi spiace, sono stanco» (Paul Newman commentando l’Oscar ricevuto nel 1987 per Il colore dei soldi, arrivato dopo 7 nomination. L’attore, per scaramanzia, non si presentò alla cerimonia). Quando qualcuno si rifiuta di ritirare la statuetta, questa è rispedita alla fabbrica, dove viene fusa per evitare che finisca sul mercato clandestino. Sophia Loren, Oscar come migliore attrice per La ciociara nel 1962: «Non ero andata a Hollywood perché ero certa che avrei perso e non sapevo come avrei reagito all’emozione, alla delusione. Eravamo Carlo ed io nel nostro appartamento all’Ara Coeli, e c’erano anche mia madre e mia sorella. Aspettavamo notizie ma verso le 4 del mattino decidemmo di andare a dormire, tanto non avevo alcuna speranza. Poi verso le 6 squillò il telefono, Carlo rispose ed era Cary Grant che gridava: “Sophia ha vinto, ha vinto!”. Mia madre si mise a cantare “Abbiamo vinto, abbiamo vinto!”. Era la prima volta che un attore italiano vinceva quel premio per un film italiano parlato in italiano». Nel 1938 Biancaneve e i sette nani di Walt Disney ricevette otto Oscar: uno di dimensioni normali e sette in miniatura per i «deliziosi nani» del lungometraggio. Secondo una ricerca pubblicata negli Stati Uniti, gli attori che hanno vinto un premio Oscar vivono in media quasi quattro anni di più (per l’esattezza 3,9) rispetto ai colleghi che non sono riusciti a ottenerlo. Gabriele Salvatores, Oscar 1991 per Mediterraneo, tiene la statuetta in bagno («è la stanza più grande della casa»), come Emma Thompson. Susan Sarandon sotto il cuscino. Gene Hackman, vincitore di due Oscar, non ricorda nemmeno dove li ha messi: «Saranno in chissà quale scatolone, in qualche cantina. A casa mia non c’è nulla che ricordi lo show business. Mi correggo: attaccato alla parete del mio studio c’è un poster di Errol Flynn, per cui ho sempre avuto un debole». Sophia Loren tiene l’Oscar nella biblioteca di casa sua e lo lucida tutte le mattine. La sera della consegna degli Oscar, Bette Davis si presentò a ritirare il premio vestita da casalinga, Roberto Benigni attraversò la sala camminando sugli schienali delle poltrone, Jenny McCarthy mise il dietro del vestito davanti, ma non se ne accorse nessuno, tranne il sarto Valentino, che, vedendola, si mise a gridare. Agli Oscar 2001, nel tentativo di far durare di meno la cerimonia di assegnazione degli Oscar, gli organizzatori promisero in dono un televisore a chi avesse tenuto il discorso di ringraziamento più breve. L’attrice americana Julia Roberts , premiata come migliore attrice protagonista in Erin Brockovich, esordì dicendo: «Io un televisore ce l’ho già». Meryl Streep, alla notte degli Oscar del ’79, rischiò di perdere la statuetta, dimenticata nella toilette del teatro. Leggenda vuole che chi vince l’Oscar come migliore attrice perda l’amore. È capitato a Sandra Bullock, Kate Winslet, Gwyneth Paltrow, Halle Berry, Hillary Swank, Julia Roberts, Charlize Theron, Reese Witherspoon, Helen Hunt «Non vi ringrazierò. Me lo merito» (Shirley MacLaine nel ritirare l’Oscar). Quando la Magnani vinse l’Oscar per La rosa tatuata (1955), Masolino D’Amico e un suo compagno di liceo le spedirono un telegramma la cui frase conclusiva era «Abbasso le bone». L’attrice rispose prontamente: «Ma alla vostra età ci vogliono anche le bone». «Un Oscar ogni tanto fa bene» (Sofia Loren alla consegna dell’Oscar alla carriera nel 1991).