Gian Micalessin, il Giornale 21/1/2014, 21 gennaio 2014
MINACCE A PUTIN E TURISTI BENVENUTI ALL’OLIMPIADE PIÙ PERICOLOSA DI SEMPRE
Una cosa è certa: saranno Olimpiadi da brividi. E a regalarceli non saranno solo i campioni degli sport invernali, ma anche fuoriclasse un po’ meno raffinati e più truculenti come i maestri del terrore ceceno e islamista. Si stanno allenando da mesi e, a dar retta a loro, sono già pronti ad esibirsi in una sequela di attentati capaci di trasformare le Olimpiadi di Sochi in una prima linea insanguinata. Ma se anche falliranno saranno comunque riusciti a trasmettere a spettatori e sportivi la spiacevole sensazione di assistere alle Olimpiadi più pericolose della storia.
Un’impressione rafforzata in queste ore da un autentico video dell’oltretomba. Un video in cui Suleiman e Abdul Rakman - i due kamikaze responsabili della doppia strage di Volgograd di fine dicembre - illustrano la preparazione del massacro costato la vita a 34 persone e garantiscono, a nome dei compagni rimasti al mondo, una sanguinosa «sorpresa» in grado di violare gli apparati di sicurezza di Sochi. Il tutto su di un sito come vdagestan.com, considerato la palestra mediatica delle fazioni più fanatiche e spietate del terrorismo islamico- caucasico. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare di 50mila fra poliziotti e militari schierati a Sochi e dintorni ed incaricati di prevenire qualsiasi infiltrazione sospetta. Ma quei gendarmi armati sono comunque poca cosa rispetto alle rigide e impenetrabili misure di prevenzione messe in campo per garantire il controllo di un’Olimpiade destinata a celebrare la rinascita della potenza russa e i successi dello «zar» Vladimir Putin.
Già oggi Sochi è una città «chiusa» vietata a tutti i veicoli con targhe di altre province. Una città in cui stranieri e i russi «non residenti» possono accedere solo esibendo una registrazione effettuata con tre giorni d’anticipo. E queste sono solo le premesse. Una volta ammessi nel «sancta sanctorum» atleti, spettatori e giornalisti dovranno rassegnarsi a vivere in una sorta di Truman Show, seguiti dalle decine di migliaia di telecamere sistemate in modo da sorvegliare qualsiasi movimento in città e sui campi di gara. A garantire eventuali infiltrazioni aeree ci penseranno invece le batterie di missili dispiegate sulle colline circostanti in un perimetro di 150 chilometri. Del resto in un clima altamente mediatico come quello di Sochi l’esplosione di un ordigno o l’infiltrazione di un terrorista basterebbero, anche in assenza di vittime o danni, a decretare il fallimento dei Giochi Invernali e di Vladimir Putin.
Per capire l’importanza attribuita alla sicurezza basterà ricordare che il quartier generale scelto per ospitare la sala controllo in cui affluiscono dati e immagini occupa tutta l’ex sede, completamente ristrutturata, del partito sovietico, uno degli edifici più imponenti della vecchia Sochi. «Ogni cosa è stata studiata per far sentire chiunque a casa propria ed al sicuro », assicura in queste ore il direttore del quartier generale per la sicurezza Sergei Cherepov. E a tranquillizzare tutti ci prova lo stesso presidente Putin che da una parte s’impegna a metter in atto misure «non eccessivamente estese od invasive per atleti, ospiti e cronisti» e dall’altra promette di «fare il massimo, per garantirne l’efficacia ».
Il risultato è però tutt’altro che assicurato. Atleti, spettatori e giornalisti potrebbero aver l’impressione di rivivere gli scenari de Le vite degli altri , il famoso film sui controlli imposti ai cittadini nella ex Germania dell’Est. Una suggestione rafforzata dall’inchiesta in cui i giornalisti russisi Andrei Soldatov e Irina Borogan, descrivono il funzionamento di «Sorm», il sistema di intercettazione con cui i servizi segreti russi terranno sotto controllo le comunicazioni telefoniche e le trasmissioni dati in entrata ed uscita dai siti olimpionici e dalle aree circostanti.
Un reportage avvalorato dagli avvertimenti con cui il Dipartimento di Stato americano ricorda a tutti i propri cittadini in partenza per Sochi che le leggi russe permettono il controllo, la confisca e l’analisi di tutti i dati transitati sui mezzi di comunicazione. Come dire andateci pure, ma scordatevi la privacy.