Stefano Zurlo, il Giornale 21/1/2014, 21 gennaio 2014
GLI AFFARI D’ORO DELLA SPIA AMATA DAI GRILLINI
Proprio come nelle trame degli 007. Sembra di essere in un romanzo di Gerard de Villiers, il prolifico autore di tantissime spy- story. Dunque, si scopre ora che Hervé Falciani, l’informatico che nel 2008 mise in crisi gli evasori di mezzo mondo e scardinò i segreti di quella cassaforte chiamata Svizzera, non era un disinteressato benefattore. Né un cavaliere bianco. O un Robin Hood che toglie lo scudo del segreto bancario ai ricchi e li consegna all’implacabile spremitura del fisco. Non che ci avessimo creduto più di tanto, anche se ora la famosa supertalpa globale trova a sorpresa generosa ospitalità e rilancia la propria voce sul sito di Beppe Grillo. Un abile makeup, mentre la controinvestigazione di un giornale elvetico, Agefi , approda a una conclusione clamorosa: i 127mila nomi della lista Falciani (o meglio una sua parte) furono pagati a peso d’oro. Qualcosa come mille dollari l’uno. Mille dollari per rivelare i titolari dei conti cifrati della filiale ginevrina della Hsbc, colosso britannico del credito. Falciani si era impadronito di quell’elenco e lo rivendette a un prezzo stratosferico. Il totale farebbe 127 milioni di dollari. Una cifra colossale. Altro che operazione di moralità internazionale al servizio della trasparenza e di altri nobilissimi valori. Panzane. Agefi avrebbe fra le mani anche i nomi dei mediatori con cui trattò. «Sicuramente- nota il foglio economico dopo aver visionato un voluminoso rapporto della polizia federale svizzera - riuscì ad agganciare i servizi segreti della Germania ». E dai tedeschi dovrebbe aver ricevuto un compenso di quattro milioni di dollari. Falciani, dunque, come l’informatico di Vaduz, capitale del Liechtenstein, che offre a caro prezzo alla Cia e al principe delle spie Malko Linge, protagonista di tante storie di de Villiers, gli impenetrabili segreti a nove cifre di un oligarca russo invischiato in un pericolosissimo traffico di missili con l’Iran degli ayatollah.
La notizia è ancora più affilata perché nelle stesse ore in cui il quotidiano svizzero svela le conclusioni cui sono giunti gli investigatori, Falciani prende carta e penna scrivendo, nientemeno, al blog di Beppe Grillo: «Un saluto agli amici del blog di Beppe Grillo...» E lì si smacchia, anzi si accredita nuovamente come una sorta di alfiere nella lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio su scala planetaria. «Ho lavorato per diversi anni - fa sapere Falciani - per una delle più grandi banche del mondo, a Montecarlo, in Svizzera e in altri posti, li dovreste conoscere... sono i paradisi fiscali». E ancora: «Da cinque anni collaboro con la giustizia nel mondo intero... ho potuto recuperare prove a sufficienza perché agissero... Già permettere la condivisione di un’informazione significa lottare contro l’impunità e far retrocedere l’ombra. Per una volta non saremo noi cittadini ad essere sorvegliati, ma le banche». Un tema, come si vede, allettante per il Movimento 5 stelle e, più in generale, di grande presa sull’opinione pubblica.
Insomma, Falciani parla di sé come di un crociato in guerra contro gli gnomi senza scrupoli della finanza, ma a pensare male si rischia di centrare meglio il punto: quanto ha incassato il quarantunenne tecnico franco-italiano per aprire una falla nel fortino rossocrociato e portarsi via quell’elenco interminabile di 400mila evasori? «Non ho mai voluto trarre alcun profitto», è stata la sua candida risposta alle domande della stampa francese. Forse non è andata così e gli svizzeri, col dente avvelenato, avrebbero scoperto che il traffico di notizie fu profumatamente remunerato.
Per la cronaca la parte italiana del dossier, arrivata nel nostro Paese fra squilli di tromba e grandi aspettative, si è rivelata un clamoroso flop. «Noi spiega al Giornale un alto ufficiale delle Fiamme gialle - abbiamo ricevuto settemila nominativi di probabili correntisti dell’istituto di credito ginevrino e abbiamo cominciato a sentirli. Ma quelli in generale negavano e a quel punto la lista è diventata un esercizio di stile». Senza futuro. L’unica via d’uscita sarebbe rappresentata dall’invio di rogatorie a Berna. «Le autorità svizzere, piccolo dettaglio, ritengono però che quell’elenco sia stato trafugato illegalmente e dunque non ci trasmetteranno mai alcuna informazione».
La crociata di Falciani in ogni caso va avanti e cerca una sponda nei movimenti antisistema della politica europea. E se gli svizzeri, in cerca di vendetta per i «buchi» nei loro caveau, vorrebbero arrestarlo, i francesi gli hanno dato un contratto di consulenza con il fisco. Così Falciani resta un personaggio double face. Come tanti 007.
Stefano Zurlo