Fulmini 22/1/2014, 22 gennaio 2014
VARCO «Guardate che non cerco rivincite, non devo misurarmi con nessuno. So che ora che le cose vanno bene chi parla male di me sta zitto, ma so anche che mi aspetta al varco…» (Roberto Donadoni)
VARCO «Guardate che non cerco rivincite, non devo misurarmi con nessuno. So che ora che le cose vanno bene chi parla male di me sta zitto, ma so anche che mi aspetta al varco…» (Roberto Donadoni). TANTO «Posso immaginare la sofferenza di Casillas: questo è il portiere che con la sua parata su Robben, e ancora non so come ha fatto, ci ha dato il Mondiale. Uno che ha vinto la Champions quando aveva vent’anni o giù di li. Uno che è stato titolare per non so quanti anni. Per Ancelotti dev’essere una decisione complicata lasciarlo fuori, ma è per questo che gli allenatori vengono pagati tanto!» (Cesc Fàbregas). ROSSA «È vero, per me se una cosa è rossa è rossa. Io non avevo mai allenato una donna e Flavia era una giocatrice di 30 anni che si era già costruita una grande carriera, è stato fondamentale mettersi reciprocamente a disposizione, dialogo e disponibilità» (Salvador Navarro, il coach che ha rilanciato Flavia Pennetta). ANSIA «Guardi, ormai un po’ di esperienza ce l’ho… E so che non bisogna farsi prendere dall’ansia. Guai a pensarci troppo, tanto prima o poi la palla entra. Se poi la squadra non vince e la punta non segna le pressioni aumentano, ma i momenti negativi vanno vissuti con tranquillità» (German Denis). INFANZIA «A volte c’è gente che vuole mostrarmi come uno che non aveva soldi per mangiare, e la cosa m’infastidisce parecchio. La mia infanzia è stata dura e ho dovuto lavorare. Facevo il taxista con mio fratello, che è quattro anni più grande di me. Guidavamo di notte, perché eravamo minorenni e non avevamo la patente. Per fortuna la polizia non ci ha mai preso» (il ciclista colombiano Nairo Quintana). LAMPADINE «Non stavamo mica al buio. Ma se gli altri accendevano la luce spingendo il pulsante, noi giravamo la levetta delle lampadine al cherosene» (Bode Miller, cresciuto con due genitori hippy in una casa nel bosco nel New Hampshire senza elettricità né acqua corrente). PERICOLOSO «Il golf è uno sport pericoloso. Un mesetto fa qualcuno ha rischiato di prendersi una pallina in testa. È successo all’ultima buca del terzo giorno della Qualifying School, a Girona. Non mi ero accorto che quelli davanti a me erano in green, ho tirato e per poco non li colpivo. Per fortuna sono riusciti a scansarsi in tempo» (Marco Crespi, quarto in Sudafrica all’esordio nell’European Tour).