Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 21 Martedì calendario

CAROLINA, WANDA E MISS ANTONINI ENTRARE IN SCIVOLATA CON UN TWEET


È un attimo che tutti conosciamo, per esperienza. Scriviamo sul cellulare qualcosa che sgorga dalla pancia o dintorni: invitiamo a Parigi una persona appena incontrata, diciamo al nostro superiore quel che pensiamo di lui, al mondo l’opinione sul nuovo leader del partito per cui non voteremo mai più. Esitiamo con il cellulare in mano, gli occhi chiusi sull’atlante, l’indice come un pulsante. Tutto può ancora essere ritirato, le parole possono tornare a casa, mettersi le pantofole e ridiventare innocui pensieri. E’ il duello fatale: fegato e cuore alleati contro il cervello, l’esuberanza contro la consapevolezza, il masochismo contro il desiderio di essere se stessi e…E: “In culo a tutti”, twitta Carolina Marcialis coniugata Cassano. Non c’è partita. Vince sempre l’intestino crasso. Specialmente quando decide una donna, la donna di un calciatore: Miss Cassano, pochi giorni prima Miss Antonimi, da settimane Wanda Nara ex Lopez ora Icardi con la sua lingua lunga, tempo fa la senora Lavezzi, scatenata contro Napoli come e più di una curva becera.
Di Carolina Marcialis sapevamo che era un angelo caduto in volo in una piscina ligure dove giocava a pallanuoto con la Diavolina e il Cassano sampdoriano l’aveva adocchiata. Era, all’epoca dei fatti, minorenne. Arrossiva facilmente. Fu conquistata dall’imprevedibile gentilezza del campione che in una biografia autorizzata si attribuiva sei-settecento donne, dozzina più dozzinale meno. Lo ha sposato e portato in luna di miele alle Fiji. Gli ha dato due figli (Christofer e Lionel). Ha condiviso con lui la clausura nel resino.
dence di Genova quando il presidente Garrone lo esiliò. Ha imparato dalla suocera Giovanna che “per pulirle bene le lampadine si svitano” e “l’aria condizionata si spegne prima di andare a dormire”. Nonché: la difesa accanita di Santantonio e l’uso di espressioni colorite nei confronti di chiunque lo metta in discussione: allenatore, tifosi, tutti. Che possono accomodarsi nel posto di cui sopra.
La signora Antonini se l’è presa con l’ex allenatore Allegri che non comprese le doti di suo marito, la signora Lavezzi con una città intera che le impediva di ostentare Rolex e gioielli agli incroci, Wanda Nara con l’universo incapace di riconoscere che tra lei e il giovane Icardi sia amore vero, quindici volte al giorno. Quando l’Inter impedì a Wesley Snejider di twittare fu la sua ragguardevole moglie Yolanthe a cinguettare che non era affatto infortunato, ma pronto per giocare, lì o altrove. Questi casi, nell’insieme, svelano una doppia realtà: la prima nasconde la seconda. All’apparenza, infatti, la donna del calciatore è la voce di una protagonista inedita. Per anni l’abbiamo vista in tribuna con le altre consorti. Sorridevano. O facevano shopping in cittadine lacustri aspettando che i mariti uscissero dal ritiro prepartita. Cullavano figli dai nomi improbabili, a volte in attesa di essere riconosciuti. Scrutavano il cielo in attesa di un segno divino che indicasse un destino straordinario all’eroico coniuge (accadde, sostenne lei, alla signora Materazzi nella tribuna dello stadio di Berlino nel 2006). Dedicavano un cenno riverente del capo al presidente, un ciao con la manina alle telecamere e, attraverso quelle, ai tifosi. Che cosa pensassero si sapeva raramente poiché ai giornalisti nel dopo-partita veniva in mente di intervistare chiunque, tranne le mogli dei calciatori. I social network hanno colmato la lacuna, ora possono farci sapere quel che pensano e una stampa impigrita fa da megafono a opinioni che non deve sforzarsi di sollecitare. Ma lo sappiamo, anche qui per esperienza, l’sms, il tweet, il post su Facebook sono il mezzo per comunicare cose che non ci riesce di dire a voce, si tratti di un invito al mare o di uno a andarsene a ramengo. Davanti a quella microtastiera scompare il senso del pudore, qualche volta anche l’educazione. In un attimo si perde il controllo e si entra in scivolata. Le signore, col tacco 12. Prova ne è stata Madame Bonucci: “Caro poveretto tifoso viola che vieni a dire ‘stavolta l’avete presa nel culo’ alle vetrine del negozio, sappi una cosa: la presa di Bonucci di oggi non sarà mai grossa quanto quella che ti sei preso te dalla vita che stati a rosicare. Ammazzati”.
Sorge il sospetto che esista una secondo strato di realtà: che attraverso questa libertà di espressione le signore dicano (a presidenti, tifosi, tutti) quello che i mariti non possono dire senza conseguenze. E ci resta il dubbio che sempre aleggia di fronte al chiasso telematico: sarà questa l’agorà 2.0 o un bel tacer non fu mai scritto?