Massimo Sideri, Corriere della Sera 21/1/2014, 21 gennaio 2014
TANGO BOND, L’ARGENTINA CI RIPROVA (A PARIGI)
Never ending Tango bond story. L’Argentina ieri ha presentato un’offerta al Club di Parigi, un’istituzione che riunisce i 19 Paesi più ricchi del mondo tra cui l’Italia, per chiudere la partita dei debiti che si trascina dal crac del dicembre 2001. L’Argentina aveva già dichiarato diverse volte di volere saldare i 9,5 miliardi di dollari di debiti con i governi senza mai concludere l’intesa. Ma ora il clima è cambiato: dopo qualche anno di forte crescita interna seguita al mancato pagamento degli oltre 100 miliardi di debito estero in mano ai risparmiatori, l’Argentina ora versa in una situazione drammatica. L’iperinflazione galoppa e secondo gli analisti nel 2014 toccherà il 30%. Un livello che rischia di rendere ancora più instabile socialmente un Paese dove proprio il crac del 2001 spazzò via il ceto medio. Da qui la necessità di tornare sul mercato dei bond e chiedere nuovamente soldi al mondo. Con i risparmiatori Buenos Aires aveva spuntato qualche anno fa un taglio del 60% con un’offerta della serie «prendere o lasciare». Il negoziato sarà lungo e per ora sono emersi solo elementi qualitativi dai quali si evince che anche in questo caso l’Argentina punta ad avere uno «sconto»: il capo di Gabinetto del ministro delle Finanze Axel Kicillof ha detto che «la negoziazione dovrà rispettare gli interessi nazionali e la capacità di pagamento». Ma il Club di Parigi, che vuole il rientro integrale, è un osso duro e ha dalla propria parte la storia delle proprie origini: il Club - che oggi si occupa della rinegoziazione del debito pubblico bilaterale dei Paesi del Sud del mondo - è nato nel 1956 proprio fra l’Argentina e i suoi creditori. È un po’ come se il braccio di ferro durasse da 58 anni. Ma ora il governo di Buenos Aires sa che se vuole tornare sul mercato dei bond deve trattare con il Club. E l’opzione «prendere o lasciare» in questo caso non funzionerà.