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 2014  gennaio 21 Martedì calendario

PRELATI, POLITICI E 007 «COSÌ LAVORAVO PER I SERVIZI SEGRETI»


ROMA — Faceva affari con alti prelati, con funzionari di Finmeccanica, con politici, con ufficiali della Guardia di Finanza. Ma Paolo Oliverio, 47 anni, il fiscalista finito in carcere per le attività illecite compiute con l’ordine religioso dei Camilliani, faceva affari soprattutto con i servizi segreti. Perché a loro passava informazioni riservate ottenute attraverso la rete dei suoi clienti, comprese quelle su un traffico d’armi che gli fu svelato da una «fonte» interna a Equitalia. Lo racconta lui stesso al pubblico ministero Giuseppe Cascini in un interrogatorio del 20 novembre scorso. Nel computer del suo studio sono stati rintracciati oltre un milione di file . Molti sono contenuti nell’archivio segreto che adesso fa tremare molti potenti. Perché il sospetto è che in quelle schede ci siano soprattutto notizie personali. Proprio su questo si concentrano le verifiche affidate ai finanzieri guidati dal colonnello Cosimo de Gesù. Controlli che riguardano anche i numerosi conti aperti all’estero.
Tra 007
e Finmeccanica
Racconta Oliverio: «Nella mia pen-drive ci sono note riservate dirette all’Aisi. Io ho avuto un rapporto dal 2009 al 2011. In un fascicolo verde ci sono documenti relativi a un traffico d’armi di cui avevo avuto notizia da Alliegro di Equitalia. Tutte le note da me redatte sono state inviate all’Aisi. Il mio rapporto con Lorenzo Borgogni (ex responsabile dei rapporti istituzionali di Finmeccanica) nasce nel 2010 per assisterlo in una pratica di scudo fiscale».
«Borgogni mi disse che aveva una società a Firenze che mi voleva affidare per la parte fiscale. Si chiamava “Vulci”, la trasformammo in “Reb Venture” e divenni amministratore. Io la utilizzavo per le mie esigenze personali, cioè emettevo assegni della società per i miei pagamenti. Nel 2012 Borgogni uscì da Finmeccanica e insieme costituimmo la “System Plus”, società di consulenza che ha stipulato un contratto con la General Construction riferibile ad Alfonso Gallo (uno degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta napoletana sulla P4, ndr ). Borgogni e Gallo nel 2013 hanno costituito la società “Poiel” con sede in Roma che svolge attività in campo cinematografico. Io ero coamministratore di questa società insieme con il fratello di Gallo ma ci furono attriti tra i soci e nell’ottobre scorso la società è stata messa in liquidazione».
Durante il 2012 Borgogni mi presentò Giuseppe Ioppolo, ex colonnello della Finanza con legami con la Cia e capo segreteria del senatore Sergio De Gregorio. Mi era stata data in gestione la vendita di un immobile dei Camilliani in viale Bruno Buozzi a Roma e lui mi presentò Ioppolo. Venne a vedere l’immobile con un calabrese. Ioppolo sapeva che avevo in gestione un bar a piazza San Cosimato a Roma. Nel 2011 ho conosciuto l’onorevole Vincenzo Maruccio (il capogruppo Idv alla Regione arrestato per i rimborsi gonfiati, ndr ) perché avevo un contratto di consulenza con una società della Regione. Mi doveva aiutare per ottenere il rinnovo del contratto. Poi mi chiese assistenza per un mutuo e io lo portai alla Banca delle Marche. Maruccio mi presentò l’avvocato Sergio Scicchitano (il legale di Antonio Di Pietro e dell’Italia dei Valori, ndr ) il quale mi incaricò di seguire un’indagine fiscale a suo carico».
Politici
e faccendieri
«Conobbi Flavio Carboni negli anni ‘90 in quanto avevo ceduto alla moglie due società e delle automobili che avevo in leasing. Lo rincontrai nel gennaio 2010 tramite il figlio Marco. Mi disse che voleva attivare una società per l’energia eolica. Mi chiese di costituire una società, la Itr, per la gestione del brevetto e dell’affitto. Mi parlò delle sue iniziative nell’eolico, ma io non ho mai avuto contatti con nessuno per questa società. Durante le indagini sulla P3 furono intercettati miei contatti con soggetti calabresi che mi avevano detto che in cambio di un milione di euro avrebbero potuto risolvere i problemi giudiziari di Carboni. Dopo l’arresto di Carboni rimasi ancora qualche mese a collaborare per la società, poi la moglie mi consegnò 96 mila euro per pagare un contenzioso tributario che io non pagai e per questo fui denunciato».
I prelati
e i conti esteri
Oliverio parla dei rapporti con i Camilliani e con altri prelati, affari, ma anche favori, compreso quello di evitare i controlli negli aeroporti. «Ho conosciuto padre Renato Salvatore (il superiore generale dell’ordine religioso, ndr ) tramite padre Vincenzo Carucci, ex titolare della parrocchia di piazza Capranica a Roma, che frequentavo. Lo conobbi in occasione di una cena organizzata da padre Carucci dai Camilliani. Nell’agosto fui contattato da padre Renato per una problema relativo a una parrocchiana oggetto di stalking. A padre Carucci avevo detto che ero un ex colonnello della Guardia di Finanza e lavoravo per i servizi segreti. Nell’ottobre 2012 fui nominato procuratore generale della Provincia siculo-napoletana dei Camilliani».
Poi parla di un ufficiale dell’Aise «conosciuto nel 2009 e rincontrato con Ioppolo nel settembre 2012. Nel luglio 2013 ci siamo sentiti in quanto avevo chiesto a Ioppolo di avere assistenza aeroportuale a Roma e a Bari perché dovevo accompagnare il cardinale Amato a una celebrazione a Francavilla. Ci consentì il passaggio al varco di servizio».
Le indagini hanno accertato trasferimenti di denaro dei Camilliani all’estero. Dichiara il fiscalista: «Ho un conto a San Marino presso la Banca Agricola Commerciale intestato a me e uno alla “P.O. srl”. Li ho aperti tra il 2006 e il 2007 per poter scontare assegni postdatati. Ho avuto conti in Svizzera fino al 2004 e uno in Liechtenstein nel 1997 oggetto di indagine sulla vicenda Sme». Anche su questo i finanzieri hanno già avviato nuovi controlli.