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 2014  gennaio 18 Sabato calendario

RODMAN, IL DITTATORE E I VIAGGI OLTRE LA REALTÀ


Per un po’ è stato divertente veder fiorire l’amicizia fra Dennis Rodman e il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. E sentirgli dire, al rientro da ognuno dei tre viaggi a Pyongyang del 2013, che è «un tipo molto simpatico». Oppure definirlo «un amico per sempre». O ascoltarlo raccontare dei giorni spesi sulla sua isola privata («come andare alle Hawaii, ma è l’unico che ci abita»). O descrivere l’affetto popolare che lo circonda, «anzi, di più: lo amano. E sai cosa? Lo amo anch’io, è un tipo straordinario». O costruire la teoria della “diplomazia del basket”. In fondo, parliamo di uno che è matto, pericoloso e vive fuori della realtà, cosa che vale anche per Kim Jong-un. Però le cose hanno smesso di essere bizzarre e sono diventate sgradevoli la settimana scorsa, durante il quarto viaggio. E non perché Rodman si è esibito in una grottesca imitazione di Marilyn Monroe, cantando Happy Birthday al “caro Maresciallo”, ma per ciò che è successo prima della partita di esibizione fra ex Nba e una squadra nordcoreana (risultato a metà gara: 39-47; poi i giocatori si sono mischiati), in un’intervista con Chris Cuomo sulla Cnn.
Rodman ha perso il controllo quando gli è stato chiesto se volesse approfittare dell’occasione per chiedere il rilascio di Kenneth Bae, americano arrestato nel 2012 e condannato a 15 anni di lavori forzati per non meglio specificati “atti ostili”. Ha farfugliato qualcosa, lasciando intendere che Bae abbia effettivamente commesso qualche reato. Le sue risposte hanno lasciato perplesso anche Charles Smith, uno della comitiva ed ex Knicks, che in diretta ha cercato di riportarlo in sé e poi ha detto che «Dennis si fa prendere dall’emozione e finisce per dire cose di cui è costretto a chiedere scusa».
Rodman si è scusato, ma troppo tardi e «con il sogno della diplomazia del basket in pezzi», come ha lui stesso riconosciuto. Non è mai stato chiaro perché abbia iniziato a frequentare Kim Jong-un, che rappresenta la terza generazione di una dittatura ereditaria e che ha minacciato di usare l’atomica contro Corea del Sud e Usa; è stato accusato di testare le armi chimiche sui prigionieri; dirige un sistema di gulag che, secondo Shin Dong-hyuk (il solo che sia riuscito a scappare in Corea del Sud), «punisce, e sfinisce fino alla morte quelli che il regime considera una minaccia»; ignora i diritti umani; ha fatto fucilare lo zio per “tradimento” e ha messo al muro 12 componenti di un gruppo pop (fra cui un’ex fidanzata) per “essersi filmati mentre facevano sesso”.
«Avevo bevuto», ha detto. Forse il mistero è tutto lì. Se sei al verde e hai problemi di alcolismo, se sei in arretrato di 800 mila dollari per il mantenimento di tuo figlio e se la tua ultima avventura commerciale (una squadra di basket di ragazze in topless) è finita in un fiasco, allora diventi anche il trombettiere di uno dei più brutali dittatori in circolazione. Sempre che tu sia Rodman, naturalmente.