Jolanda Bufalini, l’Unità 19/1/2014, 19 gennaio 2014
RIFIUTI, ZINGARETTI STOPPA CALTAGIRONE
È guerra aperta fra il presidente della Regione Lazio e Il Messaggero. Nicola Zingaretti ha annunciato, ieri, di avere dato mandato ai suoi legali per una seconda querela, nel giro di 24 ore, nei confronti del quotidiano romano di proprietà dell’ingegnere Francesco Gaetano Caltagirone. Due giorni fa Zingaretti si è inalberato per il titolo, «Leggi ad hoc per Cerroni. Il ruolo del Pd, Regione e Provincia per favorire il ras». Il direttore del quotidiano Virman Cusenza attribuisce un intento intimidatorio all’iniziativa di Zingaretti e «inaudite illazioni» quelle nei confronti del suo editore. Zingaretti insiste: «Nella Regione Lazio si difendono gli interessi pubblici e dei cittadini, non quelli delle lobby», così come, nel giorno precedente, aveva fatto riferimento a «dinamiche imprenditoriali» e avvertito: «Attenzione a non sostituire un monopolio con un altro». E la guerra sembra solo alle prime schermaglie (ieri sera Caltagirone ha convocato il direttore del Messaggero a casa), per uno scontro che vede una posta in gioco molto alta.
Un monopolio che, nel caso di Caltagirone, potrebbe aggiungere il business dei rifiuti a quello dell’energia (Acea), all’edilizia e al controllo del giornale più importante nella capitale. Un maledetto intreccio che coinvolge le due grandi aziende capitoline, Acea, di cui Caltagirone è un azionista forte (intorno al 18% e mentre il comune è l’azionista di maggioranza con il 51) e Ama, l’azienda dei rifiuti al cento per cento pubblica, di cui nelle prossime ore si decidono le nomine. Acea ha già impianti, come quello di San Vittore nel viterbese, di smaltimento. O quello autorizzato di Albano, in società con Ama e Cerroni, che è al centro dell’inchiesta della magistratura romana.
La partita è complicata ancor più dal fatto che in palio c’è, per una ragione oggettivamente anagrafica, l’eredità imprenditoriale di Manlio Cerroni. Il vecchio leone combatte con grande energia, come dimostrano le intercettazioni ma anche l’interrogatorio di un paio di giorni fa («su questa materia io sono l’oracolo»), però non è lontano dalla soglia dei 90. Sempre dalle carte dell’inchiesta e’ emersa una conversazione fra Cerroni e Caltagirone, in cui l’ingegnere non compra. Ma questo non significa che la Holding non sia già nel business, piuttosto, legittimamente, un imprenditore può attendere tempi più convenienti.
Il gruppo Caltagirone è entrato nel settore dei rifiuti almeno dal 2009, quando attraverso la Cementir (Francesco Caltagirone jr) e la controllata turca Cimentes Izmir acquisisce in Turchia il 70 per cento della Sureko (rifiuti industriali, gas). Nel 2010 c’è un salto di qualità con 60 milioni di investimenti, sempre in Turchia. Nel 2012 un ulteriore balzo, con l’acquisizione della britannica Nwmh, che opera nella zona di Manchester e Liverpool. Il gruppo che fa capo a Caltagirone guarda all’Italia e al nord Europa, soprattutto mirando ai «rifiuti municipalizzati».
Di fronte a questa mole di interessi, il governatore del Lazio ed ex presidente della Provincia, non ci sta. Ricorda che è uscito «del tutto estraneo» da anni di accurate indagini della magistratura. Ribadisce: «Al monopolio di Cerroni non si sostituirà un altro monopolio», nonostante «le campagne di stampa basate sul nulla».
È l’ex segretario romano Marco Miccoli a ricordare «la campagna contro Zingaretti sul nuovo palazzo della Provincia» fatta dal Messaggero che, «quando la corte dei conti ha archiviato, dimenticò di darne notizia ai suoi lettori». Nel merito, all’accusa del giornale di «avere favorito il ras», Zingaretti e l’assessore Michele Civita ricordano le scelte compiute quando entrambi erano alla Provincia: l’aumento della differenziata al 2000 per cento nella provincia di Roma, la contrarietà espressa sulla collocazione della discarica di servizio (dopo la chiusura di Malagrotta) a Monti dell’Ortaccio e a Riano, siti riconducibili a Cerroni. La stessa indicazione di Falcognana espressa dall’attuale governo regionale, smentisce la subalternità di Zingaretti al monopolista Cerroni. Spiega l’assessore Michele Civita, che ha, anche lui, querelato il Messaggero: «Cerroni ha acquisito un ruolo nel settore dagli anni 60, non era possibile prescindere da questo ruolo». Questo non significa «trattamenti di favore» e «vedremo davanti ai giudici se abbiamo ragione noi o loro, visto che per noi parlano gli atti».
Al presidente della Regione è arrivata la solidarietà del sindaco di Roma, Ignazio Marino, insieme a quella del capogruppo Pd alla Regione Marco Vincenzi e quella di Lorenza Bonaccorsi, deputata renziana di Roma, Marino concorda: «No alla sostituzione di un monopolio con un altro». Il Pd si prepara ad uno scontro che non ha precedenti con l’editore del Messaggero, nemmeno nei conflitti anche aspri che ebbero Rutelli e Veltroni. La prossima mossa dovrebbe essere la convocazione di una assemblea pubblica e una campagna di manifesti.