Alessandro Gonzato, Libero 19/1/2014, 19 gennaio 2014
STRANIERI IN FILA PER L’ORO DI VICENZA
[Matteo Marzotto]
«Abbiamo degli interlocutori che fanno un po’ fatica a capire gli italiani, specialmente quando hanno a che fare con le istituzioni. Ecco perché prima, in conferenza stampa, ho detto come battuta che siamo riusciti ad allestire una manifestazione di questo livello nonostante il Paese in cui lavoriamo. Come ha detto Sorrentino ai Golden Globes, l’Italia è un Paese pazzo ma bello. E noi siamo fiduciosi delle potenzialità del sistema Italia». Matteo Marzotto, 48 anni, da un mese è il nuovo presidente della Fiera di Vicenza. Ha ereditato il ruolo che nel 1948, quando venne fondato l’ente col nome di Fiera Campionaria Nazionale, fu di nonno Gaetano. Il nipote ha ereditato una società che, in un periodo di profonda crisi, cerca di confermarsi a livello internazionale. Debutta con VicenzaOro Winter, la rassegna leader dedicata all’oreficeria e alla gioielleria, di scena dal 18 al 23 gennaio, assieme a TGold, la più importante vetrina al mondo dei macchinari e delle tecnologie applicate alla lavorazione dei metalli preziosi.
La fiera dell’oro, oggi, assomiglia più a una fiera dei sogni.
«Non sono d’accordo. Questo è un comparto economico che nel solo distretto vicentino supera il miliardo di euro di vendite e dà lavoro a quasi 4 mila persone. La kermesse non stride col periodo, altrimenti in Italia dovrebbe stridere tutto ciò che è bello. Questa è la città del Palladio. Noi vendiamo il nostro prodotto perché siamo una bandiera dell’Italia. Più cresciamo e maggiori diventano le possibilità di esportare la nostra capacità straordinaria di artigianato. Una manifestazione di questo tipo porta ammirazione e turismo. Il nostro lavoro è quello di produrre, vendere e ospitare al meglio. Noi siamo gli attori dell’ “italian lifestyle”».
A lei non piace la definizione “made in Italy”.
«Credo che sia meglio il “well done in Italy”, dà l’idea di un prodotto migliore».
Quali sono le aspettative per questa rassegna?
«Innanzitutto registriamo una crescita delle presenze straniere e il ritorno di brand di primissimo livello. C’è stata poi la conferma degli espositori delle scorse edizioni. Ora dobbiamo consolidare le relazioni internazionali, aiutando anche le aziende italiane a confrontarsi nel mercato globale».
State cercando di allestire una fiera dell’oro e della gioielleria anche negli Emirati Arabi, a Dubai, nel 2015. A che punto è la trattativa?
«Ci stiamo lavorando. Crediamo di avere le carte in regola, grazie alle nostre idee e agli investimenti».
Su Dubai, intanto, avete beffato la concorrenza cinese, il colosso Ubm Asia. A quando l’ufficialità dell’accordo?
«Non parlerei di beffa. Lavoriamo in un clima amichevole e rilassato con un partner d’eccellenza, ma la trattativa è molto intensa, quindi abbiamo fiducia. Poi, una volta definito l’accordo, valuteremo in che mese dell’anno sarà più opportuno inserire la manifestazione, tenendo presente che ci sono altri due poli fieristici molto importanti come Hong Kong e Las Vegas ».
E Vicenza come riesce a combattere con questi colossi?
«Abbiamo un ruolo particolare, perché quantitativamente siamo più piccoli, ma qualitativamente siamo al vertice. Dobbiamo mantenere il nostro ruolo rispettando le necessità dei clienti, offrendo loro il meglio, e poi allargare con intelligenza i nostri orizzonti. Possiamo e dobbiamo raccogliere le maggiori sfide internazionali».
In Veneto, invece, per “fare squadra” si parla da tempo della possibilità di un unico polo fieristico.
«È un progetto che va studiato. Siamo una regione di eccellenze. Se ne può parlare, nel rispetto di tutti. Vedremo quando e se i tempi saranno maturi».