Michele De Feudis, Il Tempo 19/1/2014, 19 gennaio 2014
IL SENATORE TEDESCO LASCIA LA SINISTRA E APPOGGIA FORZA ITALIA
«La città ha bisogno di voltare pagina, di una discontinuità rispetto agli ultimi dieci anni caratterizzati più da parole che da fatti»: Alberto Tedesco, senatore eletto nelle liste del Pd nelle penultime politiche, recordman delle preferenze alle regionali pugliesi grazie a un consolidato elettorato socialista, boccia l’amministrazione di Bari del Pd Michele Emiliano e annuncia che alle prossime comunali, in programma a fine maggio, sosterrà il candidato Mimmo Di Paola, proposto da una lista civica e appoggiato da Forza Italia. «È un imprenditore che ha dato dimostrazione di capacità nel pubblico (amministratore di Aeroporti di Puglia per due mandati ndr) e nel privato, di autonomia nella gestione pubblica e di non farsi ingabbiare in logiche di parte. Ha un profilo civico ideale per rompere la vigente egemonia fatta di mancanza di misura e assoluta autoreferenzialità». Attualmente è ancora sotto processo per l’inchiesta sulla Sanitopoli pugliese riguardante presunte illegalità nelle nomine di direttori delle Asl e primari. Per Tedesco «il governo di Michele Emiliano non può essere etichettato come progressista. Tutto è fermo al punto di partenza, a dieci anni fa. Bari è priva di progettualità, non ha assecondato la vocazione di sviluppo che la faceva definire "Capitale del mezzogiorno". È rimasta un grande paesone indistinto, con l’aggravante che l’anima mercantile appare ferita». Il ritratto del decennio di Bari con il centrosinistra è a tinte fosche: «La Fiera del Levante è un po’ esempio paradigmatico del declino: sono state tarpate le ali alla parte più dinamica del mondo imprenditoriale barese». «Poi c’è una emergenza sicurezza nonostante un sindaco che si è spesso definito sceriffo. La microcriminalità si muove senza freni». Adesso Emiliano, dopo due mandati da primo cittadino, ha scelto come proprio successore e candidato alle primarie di coalizione a fine febbraio il deputato Pd Antonio Decaro, cresciuto nella scuderia di Tedesco, prima di aderire ad altre correnti. Dell’ex pupillo il leader socialista traccia un ritratto caustico: «Decaro era ed è un professionista che poteva essere prestato alla politica e svolgere un ruolo tecnico nelle materie congeniali. Ha scelto di essere un politico navigato mostrando una grande inclinazione verso i vizi piuttosto che verso le virtù. Mi riferisco al vizio peggiore, cioè il trasformismo». E dell’aspirante sindaco di Bari Decaro, ricostruisce così il cursus honorum: «Ha esordito da socialista e si è presto allineato al qualunquismo di stampo "Emiliano". Ha appoggiato Bersani contro Renzi, è diventato parlamentare grazie a D’Alema, ha votato contro Prodi e Marini nella sua breve parentesi civatiana, per poi saltare sul carro trionfale del sindaco di Firenze. Per un giovane di belle speranze è un bel futuro dietro le spalle». L’esperienza del Pd la racconta invece secondo il canone dell’incompiutezza: «Le contaminazione che rendevano allettante il progetto sono subito finite. Tutto è diventato una guerra tra fazioni. prima c’era l’egemonia dei democratici di sinistra, ora il renzismo». Brucia la delusione : «Mi sarebbe bastato ricevere durante le giornate della Sanitopoli, la metà della comprensione che i democratici hanno avuto per il ministro Degirolamo. Ma non sono né il marito né l’amante di Francesco Boccia...".
Michele De Feudis