Danilo Taino, Corriere della Sera 19/1/2014, 19 gennaio 2014
EUROPEI MENO RICCHI DEGLI AMERICANI
Se non interverrà una mezza rivoluzione nelle economie, tra dieci anni la ricchezza media degli europei — misurata in termini di Prodotto lordo pro capite — sarà scesa al 60% di quella degli Stati Uniti. È un livello inferiore a quello che il Vecchio Continente aveva raggiunto a metà anni Sessanta . La previsione è tutt’altro che ispirata da un pessimismo pregiudiziale. Innanzitutto è fatta dalla direzione degli Affari economici e finanziari dell’Unione Europea, che non può essere accusata di partigianeria anti Ue. In secondo luogo, è la proiezione di una tendenza in corso da metà anni Novanta e che si sta accentuando. Stiamo diventando sempre più poveri degli americani soprattutto perché il nostro lavoro è meno produttivo.
Nel 1965 , il Pil pro capite degli abitanti di quella che è oggi l’eurozona era il 63% di quello degli americani: normale, si era usciti da pochi anni dalla Seconda guerra mondiale che aveva distrutto l’Europa; ma il recupero era netto. La tendenza a chiudere la forbice andò avanti, toccò il 73% nel 1978 e rimase sopra al 70% fino al 1995 . A quel punto ha iniziato a decrescere e la caduta ha accelerato dopo il 2005 per arrivare al 67% nel 2013 . Le previsioni contenute nell’ultimo rapporto trimestrale della Ue sull’area euro indicano che nel 2023 il Pil pro capite dei cittadini dell’eurozona sarà il 62% di quello degli americani. Il gap, dunque, si allarga. Nel periodo 1998-2007 , la crescita media annua potenziale dell’economia dell’area euro era del 2% e quella del Pil pro capite dell’1,6% ; quella americana rispettivamente del 2,8 e dell’1,7% . L’Europa aveva già iniziato a perdere terreno, ma poco. Tra il 2007 e il 2013 , anni di crisi sulle due sponde dell’Atlantico, la crescita europea annua era dello 0,7% e quella del Pil pro capite dello 0,4% : sempre inferiori a quelle degli Stati Uniti, pari a 1,5 e 1,7% . Le previsioni Ue indicano ora che tra il 2014 e il 2023 la crescita potenziale dell’economia dell’eurozona sarà in media dell’1,1% l’anno, quella americana del 2,5% ; quelle del Pil pro capite saranno dello 0,9% su questo lato dell’Atlantico e del doppio, l’1,8% , sul lato americano.
Nei prossimi dieci anni , il gap negli standard di vita (le differenze nei Pil pro capite) sarà dovuto per due terzi ai livelli della produttività del lavoro, più bassi in Europa, e per un terzo alle differenze di utilizzo delle forze lavoro (tasso di occupazione e numero di ore lavorate per ogni lavoratore). Ed è la produttività a spiegare anche sul piano storico l’andamento del reddito prodotto da europei e da americani. Nel 1965 , la produttività per ora lavorata era nel Vecchio Continente il 55% della produttività negli Stati Uniti. Negli anni successivi, il recupero europeo fu straordinario, fino al 91% del 1995 . Da allora, però, la forbice è tornata a riaprirsi fino al 77% del 2013 e al 72% previsto nel 2023 . Questa la situazione a politiche invariate, nel «do nothing scenario», come dice la Ue. Se si vuole leggerla in positivo, gli spazi per riforme strutturali — lavoro e liberalizzazioni — capaci di migliorare gli standard di vita degli europei sono enormi.
@danilotaino